Il silenzio parla, ascolta, ama

Pubblicato il 17-07-2021

di Annamaria Gobbato

«Ho pianto per mio padre, ma ho anche pianto per gli altri milioni di persone che sono morte. Il destino ha permesso a me di vivere. Questa grazia implica una grande responsabilità: devo portare speranza alle persone che ancora soffrono e lottano». A parlare così è Marcel Marceau, francese con origini ebraiche. Mimo famoso in tutto il mondo, per lunghi anni tacque sul suo passato: giovanissimo resistente al nazismo, dopo l’arrivo degli Alleati combatté nell’esercito francese contro gli occupanti tedeschi come ufficiale di collegamento con le forze armate USA del generale Patton. «Le persone che sono tornate dai campi di concentramento non sono mai state in grado di parlarne ... Mi chiamo Mangel. Sono ebreo. Forse questo, inconsciamente, ha contribuito alla mia scelta del silenzio». Scelta che riguardava anche il salvataggio di cento bambini ebrei accompagnati in Svizzera in viaggi spericolati, con l’ausilio esclusivo del coraggio e delle sue doti artistiche. Arturo Brachetti lo racconta nel podcast del film “Resistance – La voce del silenzio”. Arte e solidarietà alleate per portare vita anche nelle tragedie più grandi.

 

Annamaria Gobbato

NP marzo 2021

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