Il volto nuovo della Mobilità

Pubblicato il 05-09-2012

di Carlo Degiacomi

di Carlo Degiacomi - Le abitudini di molti automobilisti cambiano. Si va verso una maggiore sobrietà negli acquisti e nei consumi.

CONSUMI E ABITUDINI
Ognuno di noi è più o meno anche automobilista, tranne poche eccezioni. Ognuno di noi è più o meno anche frequentatore dei mezzi pubblici, della bicicletta e dei propri piedi per la mobilità in città. In questo caso purtroppo meno che più. Dovremmo prendere tutti molto più in considerazione quanto e come usiamo l’auto, ridurne inesorabilmente l’uso, modificare abitudini che oggi non prendiamo in considerazione e cercare alternative all’uso dei carburanti tradizionali, benzina e diesel; ricorrere ad altre forme di spostamento scendendo di più dall’auto e infine chiedere a chi decide su questi temi ai vari livelli di prospettarci soluzioni alternative e comode.
Ci sono piccole cose a cui non stiamo attenti che, se fossero applicate, ridurrebbero il consumo del carburante. Ad esempio, ormai tutte le case costruttrici consigliano modalità di guida più rilassate: evitare di pigiare il piede sull’acceleratore, cambiare di corsia, frenare e accelerare bruscamente, inserire sempre la marcia più alta possibile, gonfiare le gomme in modo corretto. La resistenza al rotolamento fa consumare fino al 15% in più di carburante e l’olio a bassa viscosità fa consumare anche il 5% in meno del carburante rispetto agli oli tradizionali, anche se costa un po’ di più. Ci sono poi dei software forniti dai costruttori che osservano come ci comportiamo nella guida e a fine giornata o percorso, ci segnalano i correttivi più appropriati. Modificare i consumi di carburante non è solo un problema ambientale legato alla qualità dell’aria, alle emissioni e alla riduzione della disponibilità di combustibili fossili, è una costrizione economica, di lungo periodo e irreversibile. Tanto vale pensarci e reagire in fretta andando oltre la disperazione tipica dell’automobilista ferito dal caro carburanti che si lamenta e spera che sia un fenomeno passeggero. Spiace dirlo, ma non sarà così. Anche su questo tema vale quanto abbiamo già detto su tanti altri aspetti ambientali.

CARO BENZINA
Il mondo si trasforma velocemente e noi dobbiamo essere in grado di conoscere nel merito un fenomeno come quello dell’aumento vertiginoso del costo dei carburanti. Mente scrivo il litro di benzina potrebbe arrivare a due euro. In qualche distributore delle Marche, dove il fisco regionale ha contribuito ad alzare il costo finale della benzina, i due euro sono già stati raggiunti.
Esaminiamo qualche dato. Negli ultimi 12 anni l’incremento dei costi è stato dell’80%. Secondo l’ISTAT a febbraio 2012 il prezzo della benzina è salito del 18,6% su base annua, quello del gasolio del 25,5%. Il prezzo dei carburanti infatti è sensibilissimo alle difficoltà della catena produttiva e distributiva che riguardano anzitutto il greggio. Oggi il prezzo del petrolio ha subito una nuova accelerazione – dovuta a vari motivi congiunti fra cui la situazione politica del Golfo Persico e la forte richiesta di scorte strategiche da parte della Cina – arrivando anche a 125 dollari e viaggia verso i 130 dollari, previsti da molti per la seconda metà del 2012.
L’aumento è immediato ma poi, quando il mercato si stabilizza, il prezzo non scende più e il consumatore finale si dispera e paga. Il 19 aprile 2012 nei siti ufficiali in rete il Brent (petrolio greggio) costava 118 euro, la benzina 1.904 euro circa, il diesel 1.782 euro circa, il GPL 0,882 euro circa. Ma al distributore vicino casa mia la benzina è a 1.924 euro. Si potrà risparmiare allora cercando il distributore che fa qualche sconto, anche se tutti i marchi praticano prezzi molto simili; intanto si può evitare il servito per servirsi da soli risparmiando anche 10 cent al litro.
In Italia il prezzo dei carburanti è libero dal 1994 e ci sono 23.500 distributori. Ma davvero la liberalizzazione incide sui prezzi in modo sostanzioso? Parrebbe di no. Il petrolio rappresenta il 36,2% del prezzo finale della benzina e il 40,2% del diesel. Il margine lordo delle compagnie viene valutato in media al 7,8% per la benzina e al 12,5% per il gasolio. La componente maggiore quindi è rappresentata dalle accise, dal fisco che incide per il 59,18% sulla benzina e per il 52,55% sul diesel. La tassa complessiva è oggi di 0,5183 euro al litro per la benzina, di 0,3860 al litro per il gasolio.

ACCISE E NON SOLO
Sgomberiamo però subito il campo dai molti articoli che scandalizzano l’opinione pubblica sostenendo che le tasse sulla benzina includerebbero imposte introdotte oltre 50 anni fa per guerre e crisi ormai datate: 1,90 lire per il finanziamento della guerra in Etiopia del 1935 e 14 lire per la crisi del canale di Suez nel 1956, il Vajont nel 1963, l’alluvione di Firenze nel 1966, il terremoto del Belice nel 1968. E poi il terremoto del Friuli del 1976, in Irpinia nel 1980, la guerra in Libano nel 1983 e così via. Un lungo elenco il cui valore complessivo, in moneta attuale, corrisponde a 0,25 euro. Nell’ottobre del 1995 il decreto n. 504 fissò la tassa attuale (accisa) di fabbricazione incorporando tutto l’elenco che abbiamo citato. Dal 1995 ad oggi, a parte alcuni anni in cui c’è stata una leggera diminuzione, ci sono stati soprattutto aumenti del fisco dovuti alla missione in Bosnia del 1996, al passaggio dell’iva dal 19% al 20% del 1997, al contratto autoferrotranvieri del 2003, all’acquisto di bus ecologici del 2005 e infine al reperimento fondi per lo spettacolo, per l’emergenza Libia, per l’aumento dell’iva dal 20 al 21%, per l’alluvione in Liguria e per il decreto Salva Italia nel 2011. Gli aumenti del 2011 pesano da soli 0,175 euro per la benzina e 0,624 euro per il gasolio.
La componente fiscale del 2011 è più alta dell’intero costo del sistema distributivo: portare il carburante alle stazioni costa circa 135 centesimi al litro, la raffinazione incide in media 0,030 euro a litro. Occorre poi notare che l’IVA al 21% si applica oggi sull’accisa, quindi è un’imposta sull’imposta! Inoltre tra il 2011 e il 2012, dodici regioni hanno applicato una tassa regionale sulla benzina (la legge non lo prevede sul diesel), una addizionale che varia a seconda della regione da 0,0258 euro a 0,0758 euro. In Italia il costo medio del carburante è di 1,724 euro contro 1,476 dell’Europa. Grazie alle tasse l’Italia è il Paese con la benzina più cara dopo il Regno Unito e l’Olanda che ci superano leggermente. Un automobilista Italiano spende 350 euro in più all’anno rispetto alla media europea. Oggi un pieno costa per una cilindrata media dai 19 ai 20 euro in più rispetto ad un anno fa, con un aumento del 25%.

BUON SENSO FAI DA TE
Nella situazione attuale sono credibili interventi del governo sul fisco che smentiscano gli aumenti citati del 2011 e che assorbano di volta in volta gli aumenti del petrolio per evitare che si scarichino sul consumatore? Forse è un sogno! Per questo è bene, come si diceva all’inizio, pensare ad una situazione strutturale e non contingente e prendere le misure del caso che spesso coincidono con quanto suggerisce il buon senso in campo ambientale.
Infatti l’alto costo dei carburanti produce l’aumento del costo dei trasporti provocando un significativo innesco di inflazione (l’1,9% nel 2012) e alla fine il consumatore finale pagherebbe il 4,5% in più sul carrello degli acquisti.
In questi comparti vi sono sempre degli aspetti speculativi su cui il governo dovrebbe vigilare. I consumi di petrolio sono diminuiti nel 2011 del 20%. Il consumo di benzina sarebbe crollato nei primi mesi del 2012 del 20% rispetto allo stesso periodo del 2011. Nell’ultimo anno la vendita delle auto ha subito una flessione del 6,6% nei 27 Paesi UE, la Fiat del 16,5%. Sarebbe interessante capire quanto tutto questo incide sulla mobilità dei consumatori: nelle grandi città, dato da verificare, il numero dei biglietti e degli abbonamenti per i mezzi pubblici sarebbe cresciuto in un anno del 30%. Tendenza passeggera o di lungo periodo? Abbonamenti mensili e annuali sarebbero in crescita più dei biglietti. Chi guida questa marcia verso i mezzi pubblici? Ovviamente chi non si può permettere la spesa dell’auto: donne e giovani sotto i 30 anni. Sarebbe interessante spostare queste osservazioni nei Paesi in via sviluppo, fuori dall’area occidentale, per capire quali tendenze sviluppare. La crisi propone tendenze che cambieranno davvero i comportamenti di tutti e non solo di qualcuno: dovremmo continuare a riflettere seriamente su tutto questo.


A come Ambiente – Rubrica di Nuovo Progetto

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