IRAN: Lolita a Teheran
Pubblicato il 31-08-2009
Una voce forte interna di dissidenza: quella di una donna contro il regime autoritario e dittatoriale della Repubblica islamica.
![]() | Sempre a proposito di Iran, segnaliamo un libro tradotto in italiano da Adelphi: si tratta di “Leggere Lolita a Teheran” di Azar Nafisi, che ha insegnato in vari atenei della capitale iraniana, prima di essere espulsa dall'Università nel 1997 per essersi rifiutata di portare il velo. Oggi insegna Letteratura inglese alla Johns Hopkins University. Una voce chiara e netta di dissenso |
Il tema della libertà e della possibilità di cercare di realizzare i propri sogni è un tutt’uno con la denuncia delle assurde pratiche dei regimi assoluti. Non a caso il libro si apre con la citazione di un grande e poco conosciuto scrittore polacco, Czeslaw Milosz, che negli anni settanta ha dedicato molti libri ad analizzare i meccanismi perversi della dittatura nei Paesi comunisti. “A chi raccontiamo ciò che è accaduto sulla terra, per chi sistemiamo ovunque specchi enorme, nella speranza che riflettano qualcosa e non svanisca?” Lacune gravi di informazione in Italia Pensate ai giornali quotidiani o alle riviste che avete letto in questi anni: avete trovato letture vere e attente della vita quotidiana del popolo iraniano? Vi ricordate una denuncia forte della dittatura, dei delitti e degli assassini compiuti dal regime iraniano e dai suoi rigidi custodi discepoli di Khomeini? Chi è attento oggi ai fermenti notevoli presenti nelle Università e tra le donne iraniane in modo da aiutarci a capire perché questo Paese prima o poi salterà in aria (e sono così ottimista da pensare che salterà) ribellandosi ad anni di oscurantismo? Quello che non fanno i nostri inviati lo fa questo libro. E lo fa in modo curioso: attraverso il racconto di un seminario casalingo sulla letteratura americana. L’amore per la letteratura è il filo rosso di tutto il libro e anche dell’impossibilità di interdirla da parte di chiunque, anche da parte di un intollerante regime islamico. |
Libri famosi e meno famosi, in tutti un modo di interpretare Tra i libri citati da Azar Nafisi ce ne sono di famosi e conosciuti ma anche di poco noti. | ![]() |
“Invito a una decapitazione” di Nabokov (famoso per il libro Lolita) comincia con l’annuncio che il suo fragile eroe Cincinnatus C. è stato condannato a morte perché colpevole di opacità in un Paese in cui a tutti i cittadini è richiesto di essere trasparenti. “Vivevamo in una cultura che negava qualsiasi valore alle opere letterarie, a meno che non servissero a sostenere qualcosa che sembrava più importante: l’ideologia. Il nostro era un Paese dove tutti i gesti, anche quelle più privati, venivano interpretati in chiave politica. I colori del mio velo o la cravatta di mio padre erano un simbolo della decadenza occidentale e delle tendenze imperialiste. Non portare la barba, stringere la mano a persone dell’altro sesso, applaudire o fischiare gli incontri pubblici erano considerati atteggiamenti occidentali e quindi decadenti, parte del complotto imperialista per distruggere la nostra cultura”. Diritto all’immaginazione Nell’ultima pagina scrive un suo desiderio: che alla Carta dei Diritti dell’Uomo venga aggiunta la voce: diritto all’immaginazione. “Ormai mi sono convinta che la vera democrazia - scrive - non può esistere senza la libertà di immaginazione e il diritto di usufruire liberamente delle opere di fantasia”. E poi ancora: “per vivere una vita vera, completa, bisogna avere la possibilità di dar forma ed espressione ai propri mondi privati, ai propri sogni, pensieri e desideri; bisogna che il tuo mondo privato possa sempre comunicare col mondo di tutti. Altrimenti, come facciano a sapere se siamo esistiti?”. Seguiamo una donna in Iran Osserviamola scendere le scale e arrivare in strada. Forse vi sarete accorti che i suoi gesti, la sua andatura sono già cambiati. Non cammina ben eretta, procede a testa bassa senza guardare nessuno negli occhi. Il suo passo è svelto e deciso. Le strade di Teheran e delle altre città iraniane sono pattugliate da miliziani armati, drappelli di quattro uomini e donne, su fuoristrada Toyota bianchi, a volte seguiti da minibus. Li chiamano il sangue di Dio. Loro compito è di accertarsi che le donne come Sanaz si vestano in maniera consona, non si trucchino, non si mostrino in pubblico in compagnia di uomini che non siano i rispettivi padri, fratelli o mariti. Sanaz passerà sicuramente davanti ai muri ricoperti di scritte con citazioni del “Partito di Dio”: il velo protegge la donna… Se decide di prendere l’autobus, Sanaz non può sedersi dove vuole, deve salire dalla porta posteriore e mettersi nelle ultime file, quelle destinate alle donne. Dopo la rivoluzione l’età minima per sposarsi è stata abbassata dai 18 ai 9 anni ed è stata reintrodotta la lapidazione per le adultere e le prostitute… Glielo abbiamo permesso Buona lettura! |
di Carlo Degiacomi da Nuovo Progetto ottobre 2004 |