KENYA: la Maratona di Korogocho

Pubblicato il 31-08-2009

di Andrea Gotico

È possibile guardare le stelle in una baraccopoli alla periferia di Nairobi? È possibile, e non lo fa un ricco perdigiorno, ma uno dei tanti bambini che vive con i piedi nel fango.  di Michele La Rosa

 

Carissimi Amici d’Africa,
Questa mattina sveglia alle 5.00 AM, si inizia a correre!!! Oggi c’era la maratona di Korogocho. Korogocho non è la baraccopoli più grande di Nairobi, ci vivono dai 120.000 ai 200.000 abitanti, in condizioni indescrivibili. Un Comboniano mi ha detto addirittura che costa più cara l’acqua qui, che nelle piscine del Westlands, il quartiere snob di Nairobi. È costruita su una discarica, che è una delle fonti di sopravvivenza di molti ragazzi, che scavando cercano qualcosa da rivendere, in cambio di un po’ di cibo, per sopravvivere.

Oggi è un giorno speciale! Oggi correndo ci diciamo che un’altro mondo è possibile, è possibile, è possibile anche a Korogocho. È difficile a volte guardare il mondo con due occhi, quello delle proprie responsabilità verso la comunità a cui si appartiene, della professione, e quello della follia di amare. Amare tutto e tutti, indiscriminatamente, è l’Amore che ci rende tutti uguali.

Arriviamo in baraccopoli e parcheggiamo la macchina! “Hello! How are you? How are you?”... mille bambini cantano così, salutando la nostra anima piena di coraggio e gioia. Aprire bene gli occhi, l’Amore fa! La gente parla, commenta, osserva... poi un bambino si avvicina: “Michele, dammi la tua radio!”... “Non posso, piccolo, vorrei, ma l’ho promessa a Steaphen, gli serve per parlare con le stelle!”...
Prego per lui, gli chiedo scusa, e sorrido, sorrido perché non capisco come sapesse il mio nome, come sapesse che sotto la maglietta avevo un lettore MP3 con radio integrata, e come sapesse che se non l’avessi promessa a Steaphen, l’avrei regalato a lui.

Poi all’improvviso l’immenso stellato, in pieno giorno, dove a Dio piace improvvisarsi pescatore, ed un bambino si siede in preghiera, ascoltando la radio con le cuffie, in mezzo a Korogocho. Mi siedo con lui e mi porge le cuffie: “Ascoltami anche tu, siamo in tanti! Siamo tutti diversi, ma ascoltiamo tutti la stessa musica, di mille canti, di mille danze”... Si apre il giorno e un amico italiano mi chiede che cosa ascolta quel bambino alla radio, ed io mi chiedo perché a volte è così difficile capire che è tutto semplicissimo.

Si avvicina un bambino vestito di rosso e cerca di parlare con me, mi racconta il suo nome e la sua storia. E così inizio ad insegnargli gli incantesimi che ho imparato nei primi viaggi in Africa: “Quando vuoi parlare con le stelle, e chiamare gli angeli fai questo segno... sul terreno”.

Eccoli, arrivano mille bambini, mi circondano e giochiamo. Chi è il Leone... Chi è la Gazzella… Poi la magia continua. “Habari yako! Mimi ni Michele!!!”, mille parole in kiswahili che i bambini mi insegnano, fanno a gara per insegnarmi la loro lingua, ed io la parlo già, senza studiare (che fortuna!)... Kiswahili, Italiano, Inglese, la stessa lingua tra me e loro, perché ci parlavamo con gli occhi, con il cuore, con la gioia di chi vuole dire: “Un’altro mondo è possibile, qui e ORA!”
Un abbraccio fortissimo al cuore!!!!!

Michele
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