L'anima della televisione

Pubblicato il 25-05-2024

di Michelangelo Dotta

Il metodo della costante sovraesposizione televisiva che dalla vittoria alle ultime elezioni perseguono con scrupolo i tre leader della maggioranza che ci governa, è un’arma pericolosa e a doppio taglio che rischia di rivoltarsi contro gli stessi protagonisti che sembrano manovrarla con eccessiva disinvoltura. La presenza mediatica costante applicata come metodo di governo sazia e soddisfa gli appetiti dei sostenitori più sfegatati, amanti dell’uomo che ostenta il potere e persegue un personale culto della persona, ma rischia di innescare un pericoloso clima di reazione in una fetta più tiepida di elettorato e, ancor più, nella grande massa di indecisi e insoddisfatti che non si sono presentati al voto. Fatta eccezione però per la Sardegna, le facce del triumvirato al potere sembrano reggere bene nelle preferenze degli italiani e la sovrapposizione in Abruzzo di presidenti, vice-presidenti e ministri in passerella ha centrato l’obiettivo.

La grancassa televisiva, anche se eccessiva e totalmente votata alla casta, evidentemente non solo non stanca e funziona, ma esercita una sorta di fascino magnetico, un’attrazione indomabile verso il simulacro del potere, ancor meglio se in carne e ossa. È una moda tutta italiana che la televisione in particolare ha generato, quella del culto del personaggio a prescindere dal suo ruolo e dalle sue capacità, un atto d’amore e fede che scatta in automatico, quasi un’attrazione fisica che ci porta a dimenticare o del tutto ignorare i difetti e le mancanze del nostro idolo. Oltre a influencer, attori e cantanti seguiti da milioni di followers, i politici, a pieno titolo ormai onnipresenti anche sui social media, godono di un pubblico inaspettatamente vasto che ne segue le quotidiane gesta, eroi semi-domestici che in televisione vivono il ruolo ufficiale e sulle piattaforme si concedono generosamente in veste più casalinga e amicale. Proprio questa doppia faccia, una che tuona slogan e proclami dallo schermo e l’altra che ammicca e dialoga dal telefonino, quotidianamente mantiene e allarga la sfera di consenso, quasi una complicità nascosta che pare annullare le distanze tra chi detiene il potere, comanda e decide, e chi invece, contento in cuor suo, subisce queste decisioni e neanche prova a metterle in discussione.

Oggi i grandi statisti e i leader politici traggono la loro forza in maniera direttamente proporzionale alla loro capacità di apparire in ogni contesto, pubblico quanto privato, ed è questo, e solo questo, a definirne la grandezza agli occhi del grande pubblico; tutto e subito vale anche per la politica, bastano gli slogan e i proclami, non c’è tempo né voglia di aspettare l’attivazione dei programmi per verificare la credibilità di un leader… “basta la parola” recitava una vecchia pubblicità. Così, la sovraesposizione televisiva, ha finito per procurare assuefazione invece che repulsione nel grande serbatoio di utenti del tubo catodico e il quotidiano ciattare con gli elettori ha generato empatia e famigliarità con i potenti che ci comandano trasformandoli in idoli in carne e ossa, amati, seguiti, ascoltati e soprattutto creduti… ahimè.

Michelangelo Dotta
NP aprile 2024

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