Prendi e parti

Pubblicato il 24-02-2024

di Michelangelo Dotta

Guardare la televisione, così come leggere un giornale, sono parte delle abitudini quotidiane dei boomer, gesti quasi automatici che appagano un naturale quanto salutare appetito di informazione che la scuola e l’educazione impartita dai genitori hanno seminato con pazienza e intelligenza sin dalla prima infanzia delle generazioni nate tra il 1946 e il 1964.
Quelli erano i principali mezzi attraverso cui formarsi un’opinione sui fatti, affacciarsi alla storia di un mondo che appariva lontano e spesso irraggiungibile, fantasticare su realtà sconosciute e inaspettate; a loro si accordava una buona dose di fiducia e sempre ai medesimi si faceva riferimento nelle occasioni di dibattito o nelle manifestazioni di opinioni diverse. Al cospetto delle prospettive attuali, quel mondo ci appare quasi semplificato, apparentemente forse più semplice, sicuramente più curioso e affascinante perché un po’ misterioso, non a portata di mano e sicuramente non a portata di click. Se volevi sperimentarne il fascino, la seduzione, i rischi e i pericoli dovevi farlo di persona, non c’erano alternative né scorciatoie, si partiva con zaino e dito alzato all’insù al bordo di una strada e si iniziava il viaggio. Una dichiarazione di autonomia e di autodeterminazione che appagava con un semplice gesto, un vento di libertà che iniziava a soffiare non appena ti chiudevi l’uscio di casa alle spalle. Sembrano e sono, nell’era della globalizzazione, tempi lontani, atmosfere dimenticate e sepolte nella memoria, praticamente sconosciute dalle nuove generazioni, gesti di contestazione e ribellione che oggi appaiono in qualche modo quasi romantici.

Ma non finiva lì. Il prendere e partire, mediamente con pochissimi soldi e zaino in spalla, spesso senza una precisa meta, non era solo un gesto di sfida alle convenzioni e alle buone abitudini, ma era un vero e proprio momento di rottura in primis con la catena delle relazioni e degli affetti, legami famigliari in testa; il tutto supportato da un grande assente nell’era pre-digitale… l’ineluttabile cordone ombelicale del telefonino. Proprio su quella partita si giocano le mode, le abitudini e tante insicurezze di oggi. La TV non si guarda e alla televisione tanto meno si crede, i giornali sono una pratica desueta e entrambi impongono pratiche di fruizione lontane dalle abitudini delle nuove generazioni che invece di seguire e scegliere la catena delle informazioni “ufficiali” vengono inseguiti, scelti e sommersi dal mare infinito dei social. La “storia” è la prima vittima di questo sistema perché in questi luoghi virtuali può essere facilmente manipolata, addomesticata e spesso stravolta, ma il credito di cui godono le piattaforme è in costante crescita anche nelle generazioni più adulte. La lettura selettiva delle news e il comodo rifiuto di ascoltare le argomentazioni del “nemico” (chi non la pensa come me), sono pratiche largamente diffuse in tutte le fasce di fruitori dei nuovi media, salvo poi lamentarsi della polarizzazione della società e del pensiero unico dominante.

Basta accendere la TV una sera, fare un rapido giro dei TG, pubblici e privati, per farsi un’idea di quanto l’informazione sia ormai distante dalla realtà ma molto probabilmente non è nelle infinite letture dei social, pronti, cotti e cucinati per ogni tipo di palato, che questa si rispecchia in modo trasparente così come le immagini la fanno apparire.
 

Michelangelo Dotta
NP gennaio 20224

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