L'impresa dei detenuti

Pubblicato il 17-02-2021

di Chiara Genisio

Detenuti in isolamento per Covid, agenti positivi. Anche tra la popolazione carceraria si contano i malati e i morti. Sono già 1.700 i casi tra i detenuti e il personale. Un dato in continua crescita, numeri che hanno indotto i Garanti a chiedere di allargare le maglie del Decreto Ristori del Guardasigilli Bonafede (75 giorni di sconto di pena anziché 45 ogni sei mesi). Un quadro a tinte fosche.

Per questo la notizia che arriva da Cagliari ha il sapore della speranza e di futuro. Gli stessi promotori ammettono che non credevano fosse possibile far partire il loro progetto in piena pandemia. Ma sta accadendo. Nell’istituto di pena E. Scalas di Cagliari-Uta c’è un grande stanzone, accanto alla porta è appesa una targa con inciso Lav(or)ando, dentro è ospitata una grande lavanderia industriale. Una opportunità di lavoro concreta che guarda al reinserimento sociale dei detenuti. «Abbiamo aderito – riferisce il direttore del carcere, Marco Porcu, ad una radio locale – come partner ad un progetto presentato dalla cooperativa sociale Elan, che già gestisce il servizio di lavanderia all’istituto minorile di Quartucciu». Una società al femminile che è riuscita ad aggiudicarsi il bando della Fondazione per il Sud. Il progetto di durata quadriennale si basa sulla formazione di 24 detenuticon la graduale immissione al lavoro di altre persone in base alle future necessità di questa lavanderia industriale dentro le mura del carcere.
«Con grande soddisfazione – racconta la presidente della Cooperativa, Anna Tedde – siamo riusciti a far partire questa attività. Il cui principale scopo è restituire dignità alle persone. Desideriamo ora trovare una rete di società disposte, con il nostro supporto, ad accogliere questi lavoratori che dopo il tirocinio saranno pronti ad affacciarsi anche al mondo del lavoro all’esterno del carcere». Il direttore della prigione ci tiene a precisare che «si tratta non di una semplice attività di pubblica utilità, ma di una vera attività di impresa. Il nostro è un territorio con un tessuto piuttosto disagiato per cui non è facile trovare un imprenditore che sia disponibile ad investire in un istituto di pena, per cui l’impegno della cooperativa Elan è veramente molto importante».

Questo è un progetto di integrazione e reinserimento sociale che nonostante le numerose difficoltà e le regole degli istituti di reclusione, coinvolge detenuti in un lavoro socialmente utile, consentendogli di avere una giusta ed equa retribuzione, di imparare una professione e di potersi sentire ancora parte di una comunità. Una bella storia di imprenditoria femminile e innovazione sociale.


Chiara Genisio
NP dicembre 2020

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