La città di Felicizia

Pubblicato il 19-11-2022

di Marco Grossetti

Dentro il vecchio Arsenale militare, in mezzo a un quartiere multietnico nel cuore di una delle città più grandi d’Italia, hanno trovato un posto dove possono giocare alla pace anche tanti bambini di tutti i colori: appartengono a civiltà diverse, parlano lingue e professano religioni differenti, le stesse delle loro famiglie d’appartenenza.
L’Arsenale è diventato la loro seconda casa, uno spazio di contatto, convivenza, incontro. Aperto tutti i giorni, dove persone profondamente diverse tra loro scelgono di stare insieme per formare una nuova comunità multietnica, rispettando le stesse regole e parlando la stessa lingua, quella del Paese dove tutti si trovano a costruire una nuova vita. La ricchezza di queste esperienze è alla base di un amore e accoglienza proprio del cristianesimo con un linguaggio e una modalità che fosse inclusiva rispetto alle diverse confessioni a cui appartengono le famiglie che frequentano l’Arsenale della Pace, i bambini hanno inventato Felicizia, una città immaginaria costruita sopra una nuvola, dove l’amicizia è la strada per la felicità e ci sono valori che per la loro universalità possono essere di tutti.

Il 26 novembre del 2018, in una commovente cerimonia all’Arsenale della Pace, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è diventato cittadino onorario di Felicizia.
Alla base della città di Felicizia, c’è l’intuizione del fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, che in linea con i recenti contributi dei più importanti pedagogisti, ha sempre sottolineato quanto fosse importante mettersi in ascolto dei bambini, del loro stupore e della loro meraviglia, per dare vita a processi in cui non fosse loro richiesto solo un ascolto passivo, ma in cui venissero stimolati e attivati, diventando creatori e scopritori di nuovi contenuti.

A Felicizia non si parla di Pace, ma si cerca di mettere in atto dei comportamenti di Pace. I bambini, anche per provenienze culturali molto diverse dalla nostra, faticano a concettualizzare e ad astrarre; capiscono però molto bene cos’è vuole dire subire un’azione ingiusta o sperimentare una privazione.
Da quell’esperienza è possibile ragionare in maniera molto concreta con loro e trovare risposte alternative a quelle dell’odio e della violenza.
Partendo dalla convinzione che la luce annulla il buio, le attività formative di Felicizia hanno come obiettivo quello, non tanto di fare risaltare contraddizioni e ingiustizie della società in cui viviamo, ma di sottolineare le potenzialità di bene e di cambiamento che ci sono in ciascuna persona. In questo senso, una delle prime proposte è stata quella di accompagnare i bambini nella costruzione di una città utopica, lasciando loro piena libertà di scegliere il nome e le leggi che sentivano maggiormente vicine al proprio vissuto.

Una città in cui tutti si sentano pienamente cittadini, qualsiasi sia la loro origine e provenienza: la prima missione degli abitanti di Felicizia è infatti quella di restituire il sorriso a chi l’ha perduto, aiutando tutti a diventare consapevoli che le nostre azioni e i nostri comportamenti determinano lo stato d’animo di chi ci sta vicino. Anche solo un semplice gesto, o una singola parola nei confronti di un altro bambino, hanno il potere di fare stare bene o male chi è al nostro fianco, facendo aumentare oppure diminuire il livello di pace dell’ambiente in cui ci troviamo.
Così il secondo obiettivo, estremamente legato al primo, è avvicinare i bimbi a una dimensione di empatia e attenzione ai bisogni dell’altro, di cura e amicizia, cercando di aiutarli a vivere, prima di tutto tra di loro, dinamiche relazionali e affettive che permettano di non escludere, mettere da parte, lasciare indietro nessuno, attraverso il reciproco riconoscimento e la valorizzazione del contributo che ognuno può portare. La dimensione ludica può diventare in questo modo un importante veicolo per il passaggio e l’interiorizzazione di contenuti: il gioco è l’habitat naturale di ogni bambino, il linguaggio con cui è più facile e immediato raggiungere la sua dimensione interiore.

Viviamo in una società dove sembra che nulla ci riguardi direttamente, che non ci sia nessuna possibilità di determinare un cambiamento e portare un contributo positivo nel mondo: Felicizia è diventata per il Sermig un’occasione unica per stare con i bambini, non solo del quartiere, per motivarli rispetto alla possibilità di essere e diventare il cambiamento che vorrebbero, attraverso scelte, azioni e comportamenti che possono intraprendere nella vita di tutti i giorni, a partire dal metro quadrato in cui vivono, da un utilizzo consapevole e sostenibile delle risorse che hanno a disposizione, dalla qualità delle relazioni che vivono con le persone che incontrano ogni giorno, in famiglia, a scuola e negli altri contesti che frequentano. Ora la sfida è portare Felicizia nelle scuole, a cominciare dalla primaria, perché sempre più bambini possano scoprire che la pace è veramente a portata di mano. Un proverbio indiano ricorda quanto sia importante mettersi nei panni dell’altro: «prima di giudicare qualcuno, cammina per tre lune nei suoi mocassini» . Felicizia desidera far vivere questa esperienza, almeno per il tempo di una lezione.


Marco Grossetti
Focus - La Pace si impara
NP agosto / settembre

 

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