La Mecca (del cinema)

Pubblicato il 03-04-2023

di Davide Bracco

Esiste un periodo nella storia del cinema che è misconosciuto, quasi volutamente dimenticato. Si tratta della nascita del sistema cinematografico in USA, in quel terreno vicino Los Angeles chiamato Hollywood. Dai primi del ‘900, Hollywood è stata capace di attirare da tutti gli Stati (anche europei) una genia di artisti (produttori, registi, attori, costumisti), capaci di creare, dalla nascente tecnologia di riproduzione delle immagini in movimento, una serie di film che si configurarono come un sistema di miti che affascinano ancora oggi gli spettatori.

Nel 1987 i fratelli Taviani raccontarono in Good morning Babilonia un caso minore della Storia con la vita di due fratelli che dalla Toscana arrivavano in California nel 1916 e finivano con il collaborare con il regista David Griffith alla creazione di Intolerance, uno dei primi capolavori del cinema USA. Un film che i Taviani focalizzavano sui rapporti tra fratelli e lo sviluppo delle loro vite, preferendo lasciare sullo sfondo il milieu che li circondava.
È solo con il finire degli anni ’70 che, anche grazie ad un libro di Kenneth Anger, Hollywood Babilonia, si è iniziato ad analizzare in profondità come gli scandali, i pettegolezzi, i suicidi, gli amori, le morti sospette, le perversità, i trionfi, i delitti e gli imbrogli erano il collante dell’industria e del sistema di star (da Chaplin a Valentino) che illuminava gli schermi di mezzo mondo.

A questo si è avvicinato Damien Chazelle che, dopo il suo pluripremiato musical La La Land, torna ad una storia losangelina che fin dal titolo richiama gli esempi sopracitati, Babylon appunto.
Tanto il musical mostrava una città romantica, colorata, dolce e caotica quanto questa volta Los Angeles appare scura e ambigua come una sorta di versione in negativo. Un racconto per immagini della decadenza e dell’eccesso di Hollywood degli anni ‘20 con protagonisti Margot Robbie e Brad Pitt. Per il regista: «Un’ode al selvaggio West», per la critica pareri discordanti.

Chazelle è davanti ad un bivio: dopo il folgorante esordio del 2014 nemmeno trentenne con Whiplash e il pregevole La La Land del 2016 (più giovane vincitore di un Oscar alla regia) è sembrato fermarsi con lo scontato First Man del 2018 (biografia dell’astronauta Neil Armstrong). Hollywood non è più quella degli anni ’20, ma sicuramente è più propensa a perdonare gli eccessi rispetto agli insuccessi.


Davide Bracco
NP gennaio 2023

 

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