La seduzione della Pixar

Pubblicato il 14-09-2011

di Davide Bracco


Scorrendo le pagine del giornale mi pare che ultimamente i film pensati per il mondo dei teenagers siano ai primi posti. Mi sono chiesto il perché.

di Davide Bracco

 

Questa mattina, prima di scrivere il mio pezzo, ho aperto il giornale alla ricerca dei film attualmente in
programmazione. Pur in un periodo assai ricco di opere “d’autore” appena uscite durante la Mostra del Cinema di Venezia (i nuovi lavori di Comencini, Faenza, Clooney) balza agli occhi come ci siano almeno cinque film esclusivamente pensati per il mondo dei teenager: “I fantastici 4, Herbie il supermaggiolino, The skeleton key, Hazzard e Madagascar”.

Questo dato numerico è una conferma di quanto il cinema, come ormai il mondo dell’intrattenimento tout court, sia esclusivamente orientato verso un pubblico compreso nella fascia d’età scolare. Il motivo è facilmente comprensibile in quanto questa tipologia di pubblico è quella maggiormente orientata al consumo di prodotti legati ai film quali i gadget collegati (t-shirt, felpe e cappellini) e i DVD dei film stessi in vendita pochi mesi dopo la loro uscita in sala. Ha fatto scalpore la notizia, pubblicata pochi mesi orsono, che per la prima volta nella storia il fatturato della vendita di DVD e VHS negli Stati Uniti ha superato quello dello sbigliettamento presso le casse del cinema. Un cambiamento davvero epocale che segna il tramonto del predominio della tradizionale visione dei film in sala e certifica la vittoria dell’home video.
Il cinema non è più un evento pubblico ma un fatto privato. O per meglio dire, anche in questo caso pubblico e privato si intersecano ma a beneficio di una logica tutta commerciale. Esemplare a questo proposito è il caso dei film di animazione per bambini che negli ultimi anni sono massicciamente presenti sugli schermi.

Vent’anni orsono era la sola casa Disney a realizzare film animati a cadenze ben precise (Natale e Pasqua) mentre da alcuni anni nuove case di produzione come la Pixar e la Dreamworks sfornano a cadenza mensile film realizzati con le nuove tecniche digitali come, tra gli altri, Toy Story 1 e 2, Shreck 1 e 2, Nemo, Gli incredibili, L’era glaciale, Monsters & co e buon ultimo il Madagascar attualmente nelle sale.
Quello che colpisce è però come questo fiume di film animati obbedisca ad una logica commerciale capace di modificare gli stessi codici artistici dei film. Nel 1960 o giù di lì doveva essere certamente un sacrificio per ogni papà e mamma accompagnare il pargoletto a vedere film come Mary Poppins, Winnie the Pooh e Il libro della giungla (ottimi film ma le cui tematiche e personaggi erano costruiti esclusivamente per un pubblico giovane), mentre da alcuni anni a questa parte i film Pixar sono prodotti a tavolino pensando di coinvolgere non solo il bambino-spettatore ma anche il genitore-acquirente. Da papà-spettatore mi capita sempre più di frequente, di ridere e sorridere di fronte ai nuovi film grazie a battute e situazioni incomprensibili per mio figlio mentre d’altro canto lui stesso prova divertimento per altri momenti del film che a me possono apparire troppo elementari.

Tuttavia questa tecnica di narrazione obbedisce ad una logica che è sicuramente commerciale. Ogni genitore è ovviamente il tesoriere della famiglia ed è quindi innanzitutto lui che si deve sedurre per far sì che i desideri del bambino (mi porti a vedere questo film?) diventino realtà. Se il genitore si appassiona il gioco è fatto: sarà per lui inevitabile comprare il DVD del film per rivederlo a casa così come acquistare insieme ad un hamburger il pupazzo protagonista da impilare nella cesta dei giocattoli.
Non vorrei apparire eccessivamente catastrofista o aggiungermi alla lista delle cassandre della globalizzazione commerciale ma indubbiamente questo è un lato dell’industria cinematografica che merita un’indagine consapevole.
Analizzare le strategie di marketing dell’industria dell’intrattenimento può essere anche un modo per esaminare da un punto di vista differente dal solito la grande realtà produttiva-commerciale che ci circonda. Come mai il numero delle sale cinematografiche è in costante crescita quando il pubblico invece diminuisce? Perché nel mondo si proiettano quasi ovunque gli stessi titoli? Può un proprietario di una sala cinematografica scegliere liberamente quali film proiettare? Alle prossime puntate.

 

 

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