LA STRADA DI LEVI

Pubblicato il 31-08-2009

di Davide Bracco


Il 19 gennaio uscirà nelle sale un documentario diretto da Davide Ferrario e sceneggiato insieme a Marco Belpolito. Da non perdere.

di Davide Bracco

In Italia, via Germania

Passammo il Brennero: i compagni meno provati in allegro tumulto. Io, in un silenzio gremito di memoria. Di seicentocinquanta, quanti eravamo partiti, ritornavamo in tre. E quanto avevamo perduto, in quei mesi? Che cosa avremmo ritrovato a casa?

Da: La tregua, P. Levi

Il 27 gennaio 1945 Primo Levi, autore dell’universalmente noto Se questo è un uomo, venne liberato dal campo di concentramento di Auschwitz. Gli furono necessari dieci mesi, dozzine di giri tortuosi, molti ritardi e migliaia di chilometri per tornare a casa, a Torino. Nel corso del lungo viaggio, Levi attraversò la Polonia, l’Ucraina, la Bielorussia, la Moldavia, la Romania, l’Ungheria, la Slovacchia, l’Austria, la Germania per giungere, finalmente, in Italia. Raccontò la storia delle sue avventure, degli incontri e le sue riflessioni in un altro famosissimo libro, La Tregua.
Sessant’anni più tardi, il regista Davide Ferrario e lo scrittore Marco Belpoliti seguono lo stesso itinerario attraverso l’Europa post-comunista di oggi. È un viaggio sorprendente e commovente attraverso la storia e la geo-politica. Il film ricostruisce l’avventura di Levi ma ritrae, al contempo, le condizioni dei moderni europei, visitando i resti dell’impero sovietico, Chernobyl, raduni neo-nazisti, villaggi di poveri emigranti…
La strada di Levi è un road movie senza attori. Hanno dichiarato Davide Ferrario e Marco Belpoliti: “Noi, come Primo Levi allora, viviamo oggi al termine di una tregua... Per Levi si trattava della tregua tra la fine della seconda guerra mondiale e l’inizio della guerra fredda; per noi è quella tra la caduta del muro di Berlino e l’11 settembre 2001. Nel nostro film non abbiamo trovato la risposta a cosa ci aspetta. Ci siamo solo messi in viaggio, per incontrare persone, senza preconcetti, per comprendere i paradossi in cui noi europei stiamo vivendo”. “È stato Marco Belpoliti a propormi l’idea di La strada di Levi - continua Ferrario -. Ci conoscevamo da qualche tempo e Marco aveva apprezzato i miei documentari on the road, che si aprono al non-previsto, agli incontri, agli avvenimenti inattesi. Belpoliti pensava che potessi essere il regista adatto per qualcosa che aveva in mente fin da quando aveva iniziato il lavoro di curatore delle opere di Primo Levi per Einaudi: un viaggio lungo il percorso compiuto da Levi com’è raccontato ne La tregua”. “L’idea di viaggiare un’altra volta lungo la tortuosa strada di Levi, - aggiunge Marco Belpoliti - di vedere un’altra volta i luoghi dove passò, diventa non solo un modo di rendere omaggio ad uno dei più importanti scrittori del dopoguerra, ma anche di scoprire il nuovo aspetto dell’Europa odierna, dopo la caduta del Muro di Berlino e il processo di integrazione tra le sue diverse Nazioni. Sulle tracce di Levi, seguendo il suo percorso, per comprendere com’è questo continente e come è diventato sessant’anni dopo la fine della guerra”.

A Mario e Nuto
Ho due fratelli con molta vita alle spalle
nati all’ombra delle montagne.
Hanno imparato l’indignazione nella neve di un paese lontano, ed hanno scritto libri non inutili.
Come me, hanno tollerato la vista di Medusa, che non li ha impietriti.
Non si sono lasciati impietrire dalla lenta nevicata dei giorni.

Primo Levi

La poesia, letta nel film da M. R. Stern, è dedicata a lui e a Nuto Revelli.


Mario Rigoni Stern con il regista Davide Ferrario

Vedi anche:
GIORNATA DELLA MEMORIA 2006 / 2: Stalag XA, Storia di una recluta.




Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok