La via della collaborazione

Pubblicato il 14-08-2022

di Chiara Genisio

Ogni volta che la ministra della giustizia, Marta Cartabia, si reca per qualche impegno istituzionale in una città cerca di visitare il carcere di quel luogo. «Un’esperienza – come ha lei stessa confessato – che mi fa bene, anche se a volte può essere molto dura perché mi fa male vedere tante difficoltà». Così quando è stata invitata all’Università del dialogo al Sermig, a metà marzo, ha voluto inserire una tappa alla casa circondariale di Torino “Lorusso Cotugno”.

Una visita durata poco più di un’ora, ma che ha permesso alla ministra di rendersi conto di come questo istituto sia complesso, una realtà in cui vi convivono forti criticità ed eccellenze come il polo universitario. Cartabia ha visto con i suoi occhi il reparto “A”, inguardabile per la “disumanità”, tanto per le condizioni in cui deve operare la polizia penitenziaria quanto per quelle in cui si trovano i detenuti. Ma ha anche visto il volto di un ragazzo che il 30 marzo si è laureato dopo aver svolto un percorso di studio proprio all'interno del carcere. E ha potuto effettuare una breve sosta ai laboratori informatici formativi del Cisco Networking Academy, un’altra eccellenza della prigione.

Accompagnata dalla nuova direttrice Cosima Buccoliero, al termine della visita, la Guardasigilli ha sottolineato che: «Non è tempo, in carcere non lo è mai, di distinzioni né contrapposizioni inutili tra detenuti e agenti. Ma se in questo istituto c'è una forza, una sinergia, una collaborazione, una cooperazione e uno spirito di unità come quello che mi è stato segnalato, facciamolo conoscere a tutti e impegniamoci in modo che diventi il paradigma per il cammino che ci attende, perché vogliamo davvero compiere quel percorso che porta il padiglione “A” a diventare come la sezione di carcerazione attenuata Arcobaleno».

Al termine della sua visita, la ministra, ha voluto porgere gli auguri ai giovani allievi della polizia penitenziaria e ha ascoltato dagli operatori le esigenze più impellenti, ringraziando tutti per il prezioso lavoro svolto. «Più conosco il mondo del carcere – ha voluto condividere – più nutro una sincera ammirazione per gli agenti, una carriera bellissima, so che si tratta di un lavoro usurante, lo è stato in modo particolare in questi due anni di pandemia, ma conoscendovi vedo che avete una particolare vocazione, quella di stare accanto a una umanità complessa che può sorprendere per le rinascite che potete vedere ogni giorno anche frutto del vostro lavoro».


Chiara Genisio
NP aprile 2022

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