Ladri di bambini

Pubblicato il 06-09-2023

di Edoardo Greppi

Il 17 marzo 2023 la Camera preliminare della Corte penale internazionale (un membro della quale è il giudice italiano Rosario Salvatore Aitala) ha emesso mandati di arresto per due persone «nel contesto della situazione in Ucraina». Si tratta di Vladimir Vladimirovich Putin, presidente della Federazione Russa, e di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini nell’ufficio del presidente della Federazione Russa.

I mandati di arresto sono stati spiccati sulla base di una richiesta del procuratore della stessa Corte penale internazionale, e la Camera preliminare ha ritenuto che ci fossero ragionevoli motivi per ritenere che ciascuno dei due “sospettati” avesse responsabilità per i crimini di guerra di «deportazione illegale di popolazione (bambini)» e di «illegale trasferimento di popolazione (bambini) da aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa, a danno dei bambini ucraini».
Secondo questi atti della Corte, i crimini sarebbero stati commessi nel territorio occupato dalle truppe russe «almeno dal 24 febbraio 2022». In particolare, ci sarebbero ragionevoli motivi di credere che Putin sia responsabile per avere commesso direttamente questi crimini, con altri e/o attraverso altri, e per avere mancato di esercitare adeguato controllo sui suoi subordinati, civili e militari, che hanno perpetrato questi atti criminali, o ne hanno permesso la commissione, e che erano sotto la sua autorità effettiva e il suo controllo, secondo il principio della “responsabilità del superiore”.

Per quanto riguarda la signora Lvova-Belova, l’imputazione è per la sua responsabilità penale per avere commesso quei crimini direttamente, insieme ad altri e/o attraverso altri.
Queste formulazioni dei mandati di arresto rispecchiano il dettato di precise norme dello statuto di Roma della Corte penale internazionale, adottato il 17 luglio 2023, ed entrato in vigore il 1° luglio 2002. Né la Russia (lo Stato aggressore) né l’Ucraina (quello aggredito) hanno ratificato lo statuto di Roma della Corte penale internazionale. L’Ucraina, tuttavia, ha fin dal 2014-2015 dichiarato di accettare la giurisdizione della Corte per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Nella terribile guerra scatenata dal presidente Putin il 24 febbraio 2022 sono stati commessi (e continuano a essere commessi) molti, troppi crimini. Diverse commissioni internazionali indipendenti e organi di enti internazionali hanno prodotto rapporti che sono il frutto di indagini serie e accurate. Questi rapporti hanno evidenziato la commissione di diverse categorie di crimini, quali gli attacchi indiscriminati che hanno prodotto numerosissime vittime tra la popolazione civile, la distruzione di ospedali, scuole e abitazioni, di beni culturali e religiosi, gli stupri e le violenze sessuali. Già dalle prime settimane di guerra il procuratore della Corte penale internazionale, il britannico Karim Khan, ha avviato un’intensa attività di indagine, con la raccolta di prove, la ricerca di testimoni. Questo impegno è finalizzato a porre le premesse per una futura celebrazione di processi a carico dei responsabili della commissione di questi crimini.

Nel mare magnum delle migliaia di crimini che sembrano essere stati perpetrati colpisce la portata circoscritta di quelli oggetto dei due mandati di arresto. Verrebbe, infatti, istintivo pensare che le terribili distruzioni, le inaccettabili uccisioni di civili, gli stupri avrebbero potuto essere in testa alla lunga lista di classificazione dei crimini e della ricerca dei responsabili. Invece, la Corte comincia con una fattispecie meno appariscente. Perché? I due mandati di arresto non sono accompagnati da atti che ne spieghino in dettaglio le motivazioni, per tutelare i soggetti coinvolti, in primis vittime, famigliari e testimoni. Possiamo, però, immaginare che il procuratore abbia trovato prove sufficientemente solide per fare risalire la catena delle responsabilità dagli esecutori di questi crimini di guerra fino al vertice politico, al Cremlino. Secondo quanto è stato riportato, esisterebbero atti normativi e amministrativi che hanno condotto alla organizzazione e all’esecuzione dei crimini, e questi atti promanerebbero direttamente dalla presidenza della Federazione Russa. Centinaia di bambini ucraini sarebbero stati prelevati da orfanotrofi o da “case-famiglia” e deportati in Russia, con l’intenzione di rimuoverli in forma permanente dal loro Paese, in violazione grave della IV convenzione di Ginevra sulla protezione della popolazione civile nei conflitti armati.

Questi atti sono dunque crimini di guerra, e comportano la responsabilità penale internazionale di chi li commette e di chi ordina che siano commessi. La responsabilità è tanto più grave quando conduce ai vertici del potere dello Stato. La Corte penale internazionale non ha competenza per quanto riguarda la responsabilità degli Stati, ma ha giurisdizione sugli individui, sulle persone fisiche che hanno commesso direttamente crimini o che li abbiano ordinati. La Corte non può giudicare imputati in contumacia, ed è alquanto improbabile che Putin e la sua complice vengano arrestati e portati all’Aja.

I mandati d’arresto, tuttavia, sono un significativo passo nell’ormai consolidata affermazione del diritto internazionale penale, che porta con sé un segnale forte: i crimini di guerra e contro l’umanità non devono restare impuniti, e i vertici politici non sono coperti dalla generale regola dell’immunità.


Edoardo Greppi
NP giugno / luglio 2023

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