L’Arsenale della Piazza

Pubblicato il 29-01-2010

di Marco Grossetti

Un Arsenale multietnico per un quartiere multietnico. Ma è soprattutto la voglia di stare insieme che fa superare diffidenza e differenza.

di Marco Grossetti

REGOLA NUMERO UNO: PARLARE IN ITALIANO

Avete presente i bambini e i ragazzi tutti colorati dei poster e dei video della campagna pubblicitaria “United Colors of Benetton”? Noi senza casting e provini siamo riusciti a fare molto meglio. E' bastato aprire la porta dell'Arsenale della Pace e uscire sulla strada con un pallone da calcio, uno da pallavolo, 2 porticine di legno e una rete da saltare. Da più di 2 anni a quella porta ogni giorno c’è qualcuno che bussa. Per giocare, fare i compiti, risolvere un problema: quando va bene è solo la bicicletta da aggiustare, altre volte si rompe qualcosa di un po' più delicato e ascoltiamo la paura, il coraggio e l'orgoglio di chi si trova a crescere troppo in fretta.

L'Arsenale è diventato un punto di riferimento dove c'è sempre qualcuno che ha un po' di tempo e di attenzione per loro. Si sentono oramai talmente a casa, nel bene e nel male, che alle volte entrano senza bussare. Il rispetto delle regole, proposte e scelte insieme a loro, dopo un lungo lavoro di condivisione e confronto, è stato da subito la cosa più difficile ed importante. La regola numero uno, parlare in italiano, è tutta un programma, con bambini che provengono da più di 20 Paesi diversi: Marocco, Cina, Romania, Congo, Colombia, Albania, Egitto, Italia, Costa d'Avorio...

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CAPPELLO SI SCRIVE CON 2 PI E 2 ELLE

L'importanza di parlare una lingua che tutti possono capire va oltre il rispetto per chi non capisce cosa dice chi gli sta vicino: un problema di matematica che inizia con una statua alta 3 metri è molto difficile, qualunque sia l’incognita, per chi non conosce il significato della parola statua. Per questo sono tanti i volontari che si alternano nel dopo-scuola aiutando i bambini nello svolgimento dei compiti: mentre il piccolo Ilias ce la mette tutta per imparare a memoria una filastrocca sull’orco Piero, che al numero Due dorme solo con il bue, e al Tre non saluta neanche il re, Samad scopre che cappello, quello che si mette sopra la testa, si scrive con la doppia pi e la doppia elle. Dalla scuola passano tante possibilità di integrazione e passa soprattutto il loro futuro.

Diventare consapevoli che non è vero che tanto loro non ce la faranno mai, come magari si sono sentiti dire mille volte, gli permette di crescere nella stima di sé e di tornare a credere nelle proprie potenzialità. Per questo c’è anche la musica: con un costo simbolico d’iscrizione, i bambini hanno la possibilità di frequentare per un anno intero i corsi del Laboratorio del Suono, l'Accademia Musicale del Sermig, scegliendo lo strumento che  preferiscono, grazie alla disponibilità dei docenti e degli allievi della scuola, che mettono a servizio di questo progetto un po’ del loro tempo e delle loro competenze, perché non c’è niente di peggio di un talento sprecato per la mancanza di opportunità.


IL BENE FATTO BENE

Quest'anno abbiamo cercato di incontrare individualmente tutti i genitori per capire meglio quali possano essere realmente i bisogni e le esigenze di chi ci affida i propri figli. Il coinvolgimento delle famiglie diventa fondamentale per poter davvero provare a costruire qualcosa, così come la collaborazione con altre realtà che operano sul territorio. Abbiamo organizzato l'Estate Ragazzi con la Parrocchia di San Gioacchino e l'Asai, un’associazione di animazione interculturale, e adesso stiamo portato avanti insieme a loro altri progetti. La Circoscrizione 7 ci ha messo a disposizione gratuitamente un campo di calcetto per il campionato che abbiamo appena iniziato con l'Arsenale Borgodora, squadra di cui fanno parte i ragazzi più grandi. Tutto questo ci permette di provare davvero a fare bene il bene.

Ogni tanto riempiamo un pullman da 50 posti per andare a trovare qualche amico dell’Arsenale che decide di diventare anche loro amico: ad inizio ottobre Paolo Anselmo, responsabile della scuola calcio del Susa Bruzolo, ci ha invitato a sfidare i bambini della sua squadra; pochi giorni dopo siamo stati ospiti della società di atletica Runner Team 99, e proprio in questi giorni i proprietari della pizzeria “Il Grande Giove” hanno aperto la loro cucina alle nostre ragazze, che si sono improvvisate pizzaiole. Sono i piccoli sì di tante persone che permettono al bene di crescere.

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LA TIPICA RAGAZZA
ITALIANA

È bastato aprire una porta, e dalle case attorno all’Arsenale è nato davvero qualcosa di nuovo. Sono ragazzi normalissimi, come tutti i loro coetanei, con la musica sempre nelle orecchie e i vestiti alla moda. Le loro canzoni preferite, “In Italia” di Fabri Fibra, e “La tipica ragazza italiana” di dj Matrix, esprimono proprio la loro voglia di non essere considerati diversi e il loro bisogno di appartenenza a qualcosa. I ragazzi vanno in giro con la BMX, vogliono giocare sempre a calcio, ballano la break-dance e la tektonik, mentre le ragazze non si perdono una puntata de “Il mondo di Patty”, una soap per teenager. Sono impazzite di gioia quando hanno saputo che grazie al sì di Sofia, una giovanissima maestra di ballo poco più grande di loro, faranno un vero e proprio corso di hip hop.

Ci sono un sacco di idee pronte a diventare proposte perché l'Arsenale possa diventare un po' alla volta un posto su misura per questi ragazzi: la proiezione e la discussione di film, la realizzazione di video, i laboratori di sartoria, cucina, falegnameria, il loro coinvolgimento nell’attività di volontariato e tante altre cose ancora.


FARE DIVENTARE I PROBLEMI DELLE OPPORTUNITÀ

Una volta abbiamo chiesto ai ragazzi di aiutarci nei lavori di ristrutturazione di una casa fuori Torino che nei nostri sogni accoglierà dei bambini disabili. Hanno risposto con così tanto entusiasmo che in pochi giorni non c’era più un posto libero sul pullman. In tanti vedendo cosa succede ogni giorno all'Arsenale, ci chiedono se possono aiutare, qualcuno sostiene che quando lavorerà e avrà uno stipendio, un po' di soldi li darà per i poveri che vengono accolti qui.

La cosa bella, dopo due anni, è che tutti quelli che sono stati mandati via per un certo tempo, e sono usciti sbattendo la porta per quel famoso discorso delle regole, sono sempre tornati. Ogni problema diventa un’opportunità per crescere, come quando un ragazzo egiziano ha cancellato la stella di Davide, simbolo della bandiera di Israele, disegnata sulla nostra bandiera della Pace a fianco di quella palestinese. È stata un’occasione per parlare del mondo che sogniamo e facciamo così ogni volta che succede qualcosa che non va. L’importante è avere la forza di non stancarsi mai di ripetere le stesse cose e di pensare che per qualcuno non ci sia proprio nulla da fare. Perché a vincere non è solo chi ha la testa più dura, ma chi ci mette più amore.

 

Marco Grossetti
da NP dicembre 2009

 

 

 

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