L'impegno smarrito nella fiction
Pubblicato il 31-08-2009
La fede è sempre più un fenomeno di costume e sempre meno un fatto di vita.
![]() | Torino, vigilia del mercoledì di Quaresima, portici di via Po, colloquio rubato tra madre e figlia: “È il giorno delle Ceneri, lo sai?”. “Le Ceneri, certo, ma di chi?”. Telequiz di grande audience: “Chi ha portato le tavole della legge dal monte Sinai? Mosè, Abramo, Isacco?” Risposta dopo lunga e vuota attesa: “Forse Isacco”. Così va il mondo. E se va così, certo, per chi ha un barlume sia pure flebile flebile di fede, gira malissimo. La società del Grande Fratello è passata dal bigottismo all’ignoranza. Si può anche non credere, ma non si può avere il diritto di non conoscere i fondamentali di una delle storie più affascinanti dell’umanità. Così va il mondo. E aprile e maggio ci sciorinano, di domenica in domenica, prime comunioni e cresime che richiamano in chiesa tutti i cattolici di primavera, quelli del “dopo ci vediamo al ristorante”, quelli del “speriamo che il prete faccia in fretta”.E via in un profluvio di banalità. è sempre più difficile incontrare qualcuno che sappia spiegare esattamente che cosa ci sta a fare tra i banchi con l’abito da festa e soprattutto che cosa ci stia a fare quel bambino o bambina in attesa della prima comunione. |
E più avanti, nei mesi del sole, spesso è peggio. Nel trionfo dei matrimoni (sempre di meno) che vengono celebrati in chiesa sembra purtroppo spesso l’Ave Maria di Schubert il pezzo più importante della cerimonia dove tutto, ma proprio tutto, è stato studiato nei minimi particolari o affidato a mani esperte (e care): dai fiori alle bomboniere, all’auto, allo spreco vergognoso di riso e pasta all’uscita sui sagrati. E la fede? Certo non sempre, ma molte volte diventa un optional. E a scorrere le richieste di separazione e di divorzio (in costante aumento) e quelle di annullamento presso i Tribunali Ecclesiastici regionali, le Sacre Rote d’Italia, si capisce perché. Ci sono giovani che si sono rivolti ai giudici otto giorni dopo il matrimonio, i più entro i primi tre mesi, gli altri non oltre i due anni. Così va il mondo, ma forse qualcosa si può fare per cambiarlo: recuperando la certezza dei valori fondamentali della vita, proprio quelli purtroppo e troppo spesso lasciati sui banchetti della strumentalizzazione politica di ogni colore; ritrovando la certezza di quelle radici cristiane che Giovanni Paolo II voleva nella Costituzione Europea; ritrovando tra le pagine del Vangelo pulizia morale, impegno, voglia di pagare di persona ed onestà intellettuale, una virtù sempre più rara. |
Di Gian Mario Ricciardi da Nuovo Progetto aprile 2006 |