Misericordia

Pubblicato il 29-08-2020

di Domenico Agasso

«Mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua un pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro». È l’avvertimento che lancia papa Francesco nell’omelia della Domenica in albis, la seconda di Pasqua. La celebra nella chiesa di Santo Spirito in Sassia a Roma, «che Giovanni Paolo II volle come Santuario della Divina Misericordia».

C’è un virus peggiore del Covid-19, ammonisce Bergoglio: «L’egoismo indifferente ». Il papa riflette sull’angoscia e il dolore provocati dalla pandemia: «Nella prova che stiamo attraversando ci siamo ritrovati fragili. Abbiamo bisogno del Signore, che vede in noi, al di là delle nostre fragilità, una bellezza insopprimibile. Con lui ci riscopriamo preziosi nelle nostre fragilità». Ora, mentre si ragiona per una ripartenza dopo il lockdown di massa, il rischio è che «ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente.

Si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me». Si parte da qui e si arriva a «selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi». Ciò che sta accadendo «ci scuota dentro – esorta Francesco – è tempo di rimuovere le diseguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità!».

Occorre imparare «dalla comunità cristiana delle origini, descritta nel libro degli Atti degli Apostoli. Aveva ricevuto misericordia e viveva con misericordia: “Tutti i credenti avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno”». Non è ideologia – dice Francesco – «è cristianesimo».

Domenico Agasso Jr.
NP maggio 2020

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