Piacere, mi chiamo amore

Pubblicato il 24-11-2020

di Max Laudadio

L’ho conosciuta quando aveva 14 anni, in ospe­dale, nella stanza dove avevano ricoverato mia figlia per una gastrite molto dolorosa. Spesso era costretta a passare le ore da sola, senza un familiare pronto a confortar­la nel momento del bisogno, o con una tutrice dell’istituto dove viveva abitual­mente da più di quattro anni. I servi­zi sociali l’avevano tolta dal suo nido familiare perché il padre ed il fratello la picchiavano, e spesso anche sotto l’effetto di droghe che usavano e spac­ciavano. Luna era un fiore reciso.

Dal giorno in cui io e mia moglie l’abbiamo conosciuta, è nato tra noi qualcosa di molto speciale che però in quel momento non arrivava così scontato. Dopo le dimissioni dall’o­spedale di Bianca, abbiamo iniziato a condividere con Luna molte giornate, che sono servite a conoscerci meglio: un weekend a casa nostra, una piccola vacanza, un pomeriggio in giardino a parlare. Momenti semplici, ma ricchi di quell’amore limpido che non teme giudizi.

Luna è diventata velocemente parte della famiglia, tanto che Bianca ha iniziato a chiamarla sorella maggiore, forse riconoscendole più esperienza di lei. Quando ha compiuto 18 anni l’istituto in cui si trovava ha voluto vederci, e con la superficialità con la quale si può trattare un pacco non fra­gile, ci ha informati che il loro lavoro con Luna era finito e che l’avrebbero sbattuta in mezzo alla strada. Io e mia moglie abbiamo riflettuto molto sul da farsi per cercare di evitare che Luna, una volta fuori, non rischiasse di finire in situazioni poco piacevoli. In effetti i presupposti c’erano tutti perché: si faceva le canne, non aveva soldi, un lavoro, una casa, ed era poco più di una ragazzina privata di tutte quelle regole, abitudini, sentimenti, necessari per far crescere un adulto consapevole e rispettoso. Così, abbiamo deciso che l’avremmo seguita noi, ma senza farla sentire priva della sua libertà e pronti a raccoglierla e ad aiutarla nel momento del bisogno.

Inizialmente è stato difficile, le cica­trici di Luna le condizionavano gli atteggiamenti ma poi, per un lungo periodo, è andato tutto bene: Luna aveva ripreso a studiare, anche con l’aiuto di mia moglie, e nel frattem­po cercava di mantenersi. Il rapporto con la mia famiglia diventava sempre più intimo, sentito, carico di fiducia e lei dimostrava maturità, sentimento e anche impegno. Ma spesso, quando la strada sembra in discesa e corre veloce verso il futuro, qualcosa interrompe la sua corsa.

Un giorno, per non aver rispettato un patto importante fatto con noi, io e Luna abbiamo litigato animatamente e la conseguenza è stata drammatica; lei è sparita dalla nostra vita, senza mai più farsi sentire, nemmeno con Bianca.

Ho pianto, mi sono accusato di aver fallito, ho messo in discussione le scelte prese con mia moglie, perché evidentemente la fuga di Luna eviden­ziava che erano state sbagliate. E anche se mia moglie continuava ad affermare il contrario, e che avrei dovuto avere pazienza, ma non le credevo.

Dopo quasi due anni, quando la mia speranza stava esaurendosi, Luna mi ha chiamato e mi ha chiesto di poterla incontrare. Ci siamo visti in un bar, era una giornata tiepida e gentile. Luna ha voluto solo che l’ascoltassi: «Non sono qui per chiederti qualcosa, ho voluto vederti solo per dirti che in questi due anni sono successe tante cose e questo è una di quelle». Contemporaneamente ha aperto la borsa e ha appoggiato sul tavolo il di­ploma appena conseguito, era fiera di se stessa, e poi ha continuato:

«Avevo due strade: una era continua­re a drogarmi, e probabilmente finire peggio dei miei genitori, e l’altra era di tentare di far fiorire i semini che avete messo nella mia vita in questi anni. Ho scelto la seconda. Oggi vivo in un monolocale a Varese, lavoro in un fast food e mi mantengo da sola ma avevo bisogno di dirvi grazie!».

Ogni santa volta che ricordo e rac­conto questa storia mi commuovo. Anche adesso. Perché il fiore che era stato reciso è riuscito a sbocciare di nuovo, da solo, aggrappandosi ad un sentimento che prima non conosceva. Ed oggi che Luna è uno splendido fio­re colorato, voglio provare ad immagi­nare il dialogo che ha avuto con quel sentimento: «Ciao, io sono Luna». «Piacere. Io mi chiamo Amore, e sono a tua disposizione. Non te lo dimenti­care mai».

 

Max Laudadio
NP ottobre 2020

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