PURA E LIBERA È MEGLIO / 1

Pubblicato il 31-08-2009

di Carlo Degiacomi


Gli italiani sono i più grandi consumatori al mondo di acqua in bottiglia, anche se quella che sgorga dai rubinetti è quasi ovunque di ottima qualità. L’esempio di Torino con la sua area metropolitana.

di Carlo Degiacomi


Perché bere l’acqua del rubinetto?
Ogni anno un italiano medio consuma (dati 2007) 191 litri di acqua in bottiglia, con una spesa che si aggira (sempre pro capite) tra i 200 e i 400 euro. Uno dei principali luoghi comuni che circola nelle nostre case sarebbe la maggior sicurezza dell’acqua minerale: ma l’acqua degli acquedotti è la più controllata!
Grandi città del mondo – San Francisco, Parigi, New York – valorizzano la loro acqua del rubinetto ad esempio attraverso la diffusione dell’uso dell’acqua potabile del rubinetto in boccioni negli enti pubblici, attraverso la diffusione di caraffe d’acqua siglate dall’azienda di produzione dell’acquedotto distribuite nei ristoranti, nelle scuole.
rubinetto.jpg Lo slogan del sindaco di New York: Prova l’acqua del rubinetto; a Parigi: Bere l’acqua del rubinetto è un atto ecologico. A Milano e Firenze nelle scuole le brocche di vetro con acqua di rubinetto hanno preso il posto delle bottiglie di acqua minerale. La società Tasm di Milano Sud costruisce nei
comuni case dell’acqua (casadellacqua.com), che distribuiscono cioè l’acqua del rubinetto, fresca e gassata (con aggiunta di anidride carbonica) in concorrenza con le bollicine delle acque minerali (è questo uno dei motivi dichiarati dagli acquirenti di acqua in bottiglia).
Sull’esempio delle campagne realizzate all’estero per promuovere l’acqua del rubinetto, il Museo A come Ambiente propone un percorso dal titolo Bere l’acqua di Torino. Ve lo proponiamo.

Bere è una necessità vitale
Dobbiamo ricordarci di bere circa due litri di acqua al giorno. 2.200.000 abitanti di Torino ed area metropolitana ricevono dai loro rubinetti acqua potabile, ma ognuno di noi ha il diritto di sapere da dove provenga.
Sorgenti, falde sotterranee o fiumi? L’acqua è diversa a seconda delle zone, dei quartieri, delle circoscrizioni? Possiamo essere sicuri della sua qualità? L’acqua del rubinetto è di qualità e la sua composizione è paragonabile ad alcune acque imbottigliate. Bere acqua del rubinetto è sicuro, ecologico, economico.

Qual è l’origine dell’acqua di rubinetto di Torino e dell’area metropolitana?
La Smat (Società Metropolitana Acque Torino) distribuisce quotidianamente, attraverso una rete di circa 7.000 km, oltre 700.000 mc di acqua potabile controllata. Il 9% proviene dalle sorgenti del Pian della Mussa e di Sangano; il 71% dagli oltre 600 impianti da pozzo che attingono da una o più falde acquifere sotterranee, ad una profondità da 40 ad oltre 100 metri; il 20% dall’acqua, di origine superficiale, dal fiume Po.
In particolare, sorgente è un termine che indica sia l’emergere naturale dell’acqua, sia la captazione di origine sotterranea. L’impianto a gallerie filtranti di Sangano risale al 1859, quello del Pian della Mussa al 1922. L’acqua delle falde sotterranee invece è acqua che proviene dalle piogge o dalle acque di superficie che si infiltrano nel terreno. Poi il passaggio attraverso successivi e diversi strati geologici (argilla, sabbia, ecc.) che la filtrano, la rende naturalmente potabile.
Infine viene raccolta in pozzi scavati.

L’acqua sotterranea è naturalmente pura?
Le acque sotterranee possono essere inquinate da pesticidi o da metalli penetrati nel suolo. L’acqua è resa potabile dalla Smat con impianti di trattamento che rispondono alle esigenti leggi di potabilizzazione oggi in vigore.
Gli interventi degli impianti, se necessari, sono di demanganizzazione, deferrizzazione, abbattimenti di organo-alogenati e batteri patogeni. L’acqua sotterranea è clorata all’inizio della distribuzione per garantire la sua qualità durante il trasporto, fino al rubinetto.
La protezione delle sorgenti e dei pozzi si assicura attraverso perimetri di protezione intorno ai luoghi di captazione dell’acqua potabile, per preservare l’acqua sotterranea da ogni possibile rischio di inquinamento.

Come diventa potabile l’acqua del fiume Po?
Per poter coprire la domanda di acqua dell’area metropolitana senza interruzioni, la Smat deve ricorrere anche all’acqua del Po. Negli anni ‘80 quindi si sono costruiti gli impianti di potabilizzazione dell’acqua del fiume. Gli impianti si trovano sulla sponda sinistra del Po, in Corso Unità d’Italia, e attingono acqua dal fiume a monte della confluenza del torrente Sangone.
Le fasi della potabilizzazione: se l’acqua del fiume è eccessivamente torbida, viene captata da un bacino di lagunaggio a La Loggia. Eliminati i solidi sospesi, si tolgono gli inquinanti in sospensione e i fanghi nei bacini di decantazione, con il carbone in polvere si rimuovono i microinquinanti organici. Tramite l’ozonizzazione si disinfetta l’acqua da batteri e virus, si eliminano ferro e manganese, pesticidi, fenoli, detergenti.
Con il policloruro di alluminio si fanno precipitare microscopiche particelle per rendere l’acqua limpida, si tolgono ammoniaca e composti azotati derivati. Con i filtri a carbone si elimina ancora la colorazione residua, gusti e odori sgradevoli. La disinfezione finale dell’acqua (ormai potabile e pronta per essere bevuta) avviene con biossido di cloro che ha lo scopo di impedire la formazione di colonie batteriche lungo la rete di distribuzione.

Come viene distribuita l’acqua fino al nostro rubinetto?
Le acque provenienti dalle sorgenti, dai pozzi e dal Po vengono miscelate, inviate dagli impianti della Smat al rubinetto, passando in serbatoi di stoccaggio - anche elevati rispetto al piano della città - che dosano la pressione per fare arrivare l’acqua fino agli ultimi piani dei condomini.
La provenienza dell’acqua è più o meno la stessa in tutti i quartieri di Torino, ma vi possono essere in alcune zone miscele di acque diverse.

Perché l’acqua del rubinetto è sicura?
Perché è costantemente controllata. Ogni anno i laboratori Smat (che vantano un sistema di qualità certificato ISO 9001/2000) eseguono oltre 410.000 analisi sulle acque potabili. Effettuano controlli quotidiani sulla sua qualità, lungo tutti i punti di produzione: sull’acqua in ingresso agli impianti, nelle varie fasi del trattamento, nell’immissione in rete, nei punti significativi della rete di distribuzione.
Nello stesso modo si muovono gli organi sanitari competenti: le strutture pubbliche delle Asl e dell’Arpa Piemonte. Sul sito smatorino.it sono pubblicati i risultati delle analisi delle acque prelevate nei diversi punti di monitoraggio. In tutti i punti di trattamento e di distribuzione, l’acqua non ha nulla da invidiare alle normali acque in bottiglia.
Nel caso l’acqua non fosse conforme ai criteri di qualità stabiliti per legge in uno dei punti di captazione e di controllo, viene esclusa dalla distribuzione. Anche in caso di inquinamento accidentale (ad esempio di un pozzo o delle acque del fiume) la diversificazione delle fonti permette di non interrompere mai l’erogazione dell’acqua potabile.

Che cos’è l’acqua minerale?
La qualifica di acqua minerale naturale è concessa dal Ministero della Salute dopo l’accertamento della sua conformità a criteri definiti per legge (51 parametri in totale). Tre parametri chimici: antimonio, nichel, benzene. Non è fissato un limite per il contenuto di sali minerali (come è invece per le acque potabili).
Dando per scontato che l’imbottigliamento delle acque oligominerali naturali avviene in condizioni ottimali, non possiamo però conoscere e controllare il lungo percorso che le bottiglie compiono per arrivare a casa nostra, quindi le condizioni di conservazione durante il trasporto e nei luoghi di commercializzazione. Infatti le bottiglie devono essere conservate in luogo fresco, al riparo dalla luce e dal calore.
L’ultima legislazione ha introdotto parametri più restrittivi per le acque minerali per avvicinare i loro valori a quelli delle acque potabili. Ha però lasciato nelle acque minerali (calciche, ferruginose, bromoiodiche, sulfuree, carboniche, arsenicali…) dei limiti di accettabilità più alti, riguardo alla presenza di sostanze che nelle acque potabili sono definite contaminanti e indesiderabili. In passato il problema non si poneva, perché le acque minerali erano utilizzate solo a scopo curativo con un uso limitato nel tempo.

Perché l’acqua del rubinetto può sapere di cloro e contenere calcio?
Il cloro (con una quantità variabile per litro) non viene aggiunto all’acqua per renderla potabile, ma per evitare la proliferazione dei batteri durante il suo passaggio nelle tubazioni fino al rubinetto.
Il calcio e il calcare dell’acqua sono due forme dello stesso minerale: se sciolto è calcio, se solido è calcare.
La legge europea stabilisce che non esiste un limite massimo alla quantità di calcio presente nell’acqua del rubinetto, il che dimostra che il calcio non è tossico. Al contrario, i produttori di acqua devono introdurre bicarbonato di calcio, se l’acqua non ne contiene a sufficienza.
L’acqua della Smat contiene valori vari, in media si può dire circa 70-80 mg per litro di calcio, paragonabili a quelli di molte acque minerali, garantendo così valori percentuale dal 15 al 25% del nostro fabbisogno giornaliero. Il latte e i suoi derivati coprono circa il 70% del residuo bisogno umano di calcio.



 

 

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