Quel soffio che dà speranza

Pubblicato il 28-06-2024

di Gian Maria Ricciardi

Con san Giovanni Paolo II ho sentito in due incontri “ravvicinati” che, intatti, conservo nel mio cuore. Scriveva Pier Paolo Pasolini che la nostra memoria è come le ali di una farfalla. Taglia, cancella, fissa poche immagini come quelle di «quel soffio che dà speranza».

Lo vediamo, ogni volta, nell’eucarestia, per me che credo di credere. Ma lo sentiamo, volendo o no, ogni giorno e ogni attimo anche nell’assoluto nulla del niente. Sia se la vita ci ha dato un percorso perfetto, acciaccato, malato, divisivo, unito, passionale, culturale, pieno o vuoto. Lo sentiamo, tutti! Credenti o atei, agnostici e tra quelli che, disillusi, credono di non credere in nulla più. È il soffio di qualcosa di impercettibile, imprendibile, ma presente. Si coglie nelle vicende che, magmaticamente, invadono le vite di tutti via social, giornali, tv.
Si percepisce nelle troppe guerre sanguinanti: Ucraina, Terra Santa, Africa, America Latina, Asia. Si intravede nelle inutili diatribe che avvelenano l’Europa, negli storici dissapori delle varie parti politiche in Italia e nel mondo.

Traspare dalle polemiche che, da sempre, condiscono le giornate alla vigilia di elezioni nei paesi anche i più piccoli.
Soprattutto “si sente” nella fatica delle giornate tra le corse per portare i figli a scuola, le estenuanti attese negli ambulatori e i pronto soccorso, le delusioni sul lavoro, i licenziamenti, le truffe, i disastri economici famigliari. Sì, nelle “paure dell’oggi”, quasi impercettibilmente ci sono molto di più delle cinquanta sfumature del futuro. È lì che vengono alla luce i perché della vita. Nel sudore (anche freddo) che accompagna le ore si affronta tutto, in realtà per quel soffio: si spera nella pace, si lavora per costruire un mondo migliore, ci si muove, anche inconsapevolmente e magari da non credenti per costruire “la città di Dio”, la giustizia più equa, la politica pulita, la convivenza senza acrimonie, la vita senza rancore.

La vita è così. Tuttavia, credo, se non ci fosse quel “velo d’aurora” e luce tutto sarebbe più difficile. Lo sconforto è naturale, e anche giusto. Poi però accorgiamoci dello slancio di solidarietà del mondo: i gesti di bontà, le donazioni, i soldi messi a disposizione di progetti, le lotte per i valori “quelli non negoziabili”. E ancora quando si fissano gli occhi dei nostri bimbi, figli, nipoti, cugini si rinnova la speranza.
Però, quando vedo: papa Francesco chiedere accoglienza, il vescovo di Torino Repole sfiorare materialmente (e non credo per caso!) la marcia per la vita di Mirafiori-fiat-Torino, migliaia di volontari “per gli altri”, lo sforzo di chi chiede il rispetto della vita sempre, i tentativi di pace in tutto il mondo, l’abbraccio sincero ai “vinti della terra”, il grido di chi vive per battere le ingiustizie, “sento” la presenza di qualcosa che va oltre le volontà, le coincidenze, i momenti. È la storia!! Forse è la fede. Certo la mia!
È lì che emerge in tutta la sua potenza ma anche discrezione «quel soffio che dà speranza». È quello che, ogni giorno, illumina il cammino di tutti anche di quelli “scartati” nella vita.


Gian Mario Ricciardi
NP maggio 2024

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