Credo nello Spirito Santo (2/3)

Pubblicato il 23-05-2013

di Giuseppe Pollano

COME AGISCE CONCRETAMENTE IN NOI?Avezzano, Interno chiesa dello Spirito Santo
 

Come nuova forza vitale, simboleggiata da vento (movimento) e fuoco (trasformazione). Essa è tale che unisce per amore, ci coinvolge nel legame amoroso fra Padre e Figlio (Gv 6,4), Figlio e Padre (Rm 8,14-16; Gal 4,6) e nel legame reciproco fra noi (1Cor 12,4-13 + Gal 5,22)

Lo Spirito è mio amico e agisce su di me. Non si limita a suggerirmi delle belle idee, è azione, si manifesta – lui che è una Persona – con due simboli molto eloquenti: il vento (quasi a dire: smuoviti! e il fuoco (trasformarti!). Movimento e trasformazione: ecco cosa devo aspettarmi da te, Spirito. Questo mi scuote, tanto è vero che se non ho intenzione di muovermi e farmi trasformare, mi guardo bene dall’accostarmi allo Spirito.
Dobbiamo dunque aspettarci che lo Spirito prenda la nostra vita nel suo movimento, e non è un movimento qualsiasi. Il tipico movimento dello Spirito potremmo paragonarlo a quello di una mamma con due bambini, cioè con una persona che ha di fronte a sé due altre persone e le prende in un solo abbraccio, per cui quelle due persone si abbracciano anche fra di loro. La forza dello Spirito è sempre fare uno. Dovunque arriva, lo Spirito unisce, non possiamo pensarlo come un “ uno”, è un “noi”, è un mistero di comunione. Dovunque c’è lo Spirito, lì c’è un risultato di abbraccio, di comunione. È bellissima per noi, specialisti di divisioni, questa forza unitiva.
Il legame amoroso tra Padre e Figlio fa sì che il Padre abbraccia il “Figlio mio prediletto”, lo tiene nel cuore. Il Verbo è in seno al Padre, quindi c’è un rapporto affettuosissimo.

Se il Padre mi dà lo Spirito, io mi sento portato a Gesù, nel suo stesso amore. Il vangelo lo conferma: “Nessuno si avvicina al Figlio se il Padre non lo attira”, cioè se il Padre non mi fa prendere parte del suo grandissimo amore al Figlio. Se amiamo Gesù è perché prendiamo parte a questo amore eterno. Viceversa, corrispondentemente, noi dal cuore del Figlio, sempre tramite lo Spirito, siamo capaci di dire quell’Abbà che è il segreto della nostra preghiera. Dunque siamo presi dentro questo circolo che ci conduce dal Padre al Figlio e dal Figlio al Padre rendendoci capaci di pregare.
Suor Mariarosa Guerrini, Spirito SantoLo Spirito non solo ci unisce a Dio, ma anche tra noi, tanto che sperimentiamo che ci vogliamo bene, che siamo misteriosamente una comunione pur essendo tra noi diversi e sconosciuti. Ci possono essere molti modi di stare insieme, un ideale politico, culturale, economico, sportivo…, ma la comunità cristiana è un’altra cosa: sentiamo insieme di essere uno, non ci mettiamo niente di nostro, siamo già aperti all’altro perché lo Spirito ci fa così, abbiamo già il sorriso nel cuore. Questa vitalità è tutto per noi Chiesa. Qualunque cosa pensiamo e facciamo, da cristiani, ha come soggetto primo lo Spirito: un cuor solo e un’anima sola (At 4,32), prima c’è lo Spirito, poi noi con le nostre facce, i nostri modi, i nostri stili, verità evidenziata da Paolo in 1Cor 12, dove c’è un insistente e quasi martellante contrapposizione tra la varietà dei doni e il ritornello “in un solo Spirito”.

Vivendo lo Spirito noi lasciamo che egli passi nel nostro cuore, ed ecco che diventiamo misteriosamente gioiosi, buoni, amorevoli, miti, fedeli, capaci di dominare noi stessi (Gal 5,22). Quando ci capita, diventa quasi motivo di stupore. È lo Spirito che ci trasforma, se lo accettiamo. Questo è un bellissimo dono di Dio. Ci sono cristiani che sono assai poco spirituali, si sono fermati a Gesù Cristo, ma devono ancora accettare e introitare meglio il dono dello Spirito.
Quando c’è questo essere capaci di una bontà pratica, concreta, affettiva ed effettiva è un grande beneficio sociale! Chi partecipa ad una fraternità, ad esempio il Sermig, si rende conto che la comunione aiuta a vicenda, si è in comunità e si diventa più buoni. L’individuo singolo da solo non ce la fa a vivere questa testimonianza.
Lucia Merli, AnnunciazioneLo Spirito è soggetto, è lui che crea l’armonia, ma noi lo dobbiamo assecondare. Maria lo ha lasciato agire e lo Spirito in lei ha fatto Gesù stesso (Lc 1,35). Quindi lo Spirito agisce nella misura della nostra fedeltà. Rileggere in questa ottica le prime pagine dell’Apocalisse, le lettere alle sette chiese, ci rende pensosi (Ap 2-3): c’è il Verbo che giudica, che conosce le tue opere, il giudizio è positivo e negativo, a dire che ogni Chiesa, come ogni persona, è fedele e anche un po’ infedele; nella stessa storia della Chiesa cattolica, personaggi che purtroppo sono stati poco fedeli allo Spirito hanno sempre procurato dei grandi guai nella comunione, perché cessando il frutto dello Spirito è tornato lo spirito umano che è quello di Gal 5,19: discordia, gelosia, divisioni, invidie…

Gregorio Marinaro, Spirito SantoSe cerchiamo di essere fedeli, lo Spirito ci anima con i suoi bellissimi doni. Nella Bibbia si parla di questi effetti speciali spirituali che lo Spirito produce in noi: pietà e timore di Dio, consiglio e fortezza, sapienza, intelletto, scienza.
La pietà (pietas), propria dell’uomo che è pio, che dà onore a Dio, che vive il senso di Dio presente e la preghiera profonda.
Il timor di Dio, cioè il rispetto di Dio perché è così grande. Pietà e rispetto rendono l’uomo religioso, senza più l’orgoglio, l’arroganza, l’autoaffermazione, il mi basto insomma.
Il consiglio, che è la percezione della prudenza. Il “che devo fare”, è una domanda molto frequente. Dio ci illumina, ci aiuta, non ci lascia nell’imbarazzo più di tanto. Cosa vuole Dio da te? Prega, pazienta, te lo farà capire, non è né cieco né muto, lascia che faccia, capirai: su te c’è un progetto sicurissimo, non sei frutto del caso. Il consiglio è proprio questo lento capire che cosa Dio vuole. I santi erano ricchi di consigli.
E siccome far le cose di Dio non è un gioco, costa, ci viene donata la fortezza, la fortezza del martire. Parto e vado in mezzo ai lebbrosi, so che rischio tutto, eppure ci vado e lì sto, ci rimango per vivere e per morire.
La sapienza è il gusto di Dio. Qualche volta si sente dire che i cristiani si sentono appesantiti, che faticano a seguire questo Dio. Ma Dio ha il suo gusto, il suo sapore, ti dà gioia, sapienza, gusto (“sapere” in latino), gustate quanto è buono il Signore.
L’intelletto per capire i segreti di Dio e la scienza per capire il mondo. Sono ricchezze fatte apposta per vivere in concreto e sono molto pratici. Consiglio e scienza, ad esempio, mi devono far capire se quella persona è per me. Ci metto la mia esperienza, ci metto la psicologia, tutto quello che voglio, ma se rimane un mistero che non colgo bene, allora chiedo al Signore di farmi capire meglio. È molto concreto questo continuo agire di Dio in noi.
Dobbiamo prendere posizione: se lui fa tutto questo, come devo agire io? È il tema che approfondiremo nella prossima riflessione.

 
tratto da un incontro all’Arsenale della Pace
testo non rivisto dall'autore

 
 
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