RUSSIA: Prima generazione

Pubblicato il 31-08-2009

di Marco Grossetti


A spasso per le strade di Nizhniy Novgorod, a 19 anni dal crollo del muro di Berlino.

testi e foto di Marco Grossetti


Plosctad Lenina, Piazza di Lenin. Attorno alla statua grande come un palazzo di uno dei capi della Rivoluzione, giovani con i vestiti larghi e i capelli colorati giocano a fare i ribelli su skateboard e bmx.
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A 40 metri limousine chilometriche attendono all’uscita dall’Hotel Centrale i nuovi miliardari di un Paese che sta cambiando volto. Le strade sono piene di poliziotti e militari di ogni tipo, ma sono molto più numerosi i giovani universitari. Ragazze con la minigonna e i tacchi a spillo camminano fianco a fianco a ragazzi che sembrano essersi messi la prima cosa che hanno trovato nell’armadio. In Russia le donne sono molto più numerose degli uomini. Vedere una ragazza con le scarpe da ginnastica è inversamente proporzionale alla possibilità di vedere un ragazzo con la birra in mano. Il crollo del regime comunista ha portato la libertà ma ha lasciato un vuoto in tante persone che non erano pronte a scegliere per se stesse. Molti, soprattutto i giovani, hanno scelto droga, birra e vodka per colmare questo vuoto, e lo spazio per gli alcoolici nei negozi.

Un palazzo di venti piani da una parte della strada, e una dacia, una semplice casetta di legno dall’altra, con a fianco una fila interminabile di krusciovi, condomini tutti uguali costruiti in un tempo in cui si pensava tutti dovessero abitare nella stessa identica casa, sono una delle tante contraddizioni di una Nazione che rimane sempre tanto orgogliosa di quello che è stata e di quello che ancora è per il mondo. Dove il fascino della divisa sembra non volere tramontare, e vestire una tuta mimetica va molto di moda. Sono comunque lontani i tempi in cui i bambini andavano a dormire con la paura di una guerra nucleare che avrebbe distrutto tutto.

La prima generazione nata dopo il crollo del muro di Berlino va a bere in locali dove i busti di Lenin e Stalin sono il simbolo di un tempo che oramai è passato, cimeli per attirare i turisti e non prendere troppo sul serio la propria storia.
I bambini di oggi giocano a scalare i carri armati (foto a lato) e quando questi sfilano per le strade sembra di assistere ad una rievocazione storica più che ad una dimostrazione di forza. Il servizio militare obbligatorio è stato ridotto da due ad un solo anno. In Russia non ci sono solo i Nashi, il movimento nazionalista giovanile fondato da Putin, o i movimenti estremisti come gli skinhead, che si ritrovano nell’anniversario del compleanno di Hitler per ammazzare le persone di colore e per evitare guai vanno sempre in giro in gruppo.

Istruzione e informazione sono saldamente nelle mani del potere, ma la gioventù russa cammina in tante direzioni, riempie le università, impara altre lingue, viaggia, si informa su internet. Non entra nelle chiese, costruite a tempo di record per un Paese in cui tornare a credere non è solo nuovamente possibile, ma anche fortemente consigliato.
In Russia sembra che a 30 anni tu debba avere già fatto tutto. L’ingresso nel mondo del lavoro avviene decisamente prima che non in Italia. A 20 anni si finisce praticamente di studiare. Succede nel bene e nel male quello che non potrebbe mai succedere nel nostro Paese, da un’insegnante di psicologia che ha 19 anni, ad una ong dove il direttore ha 25 anni e tutti gli altri molti di meno.
Sembra il laboratorio di un’università italiana, invece nessuno è qui per studiare, e neanche per fare uno stage. Quasi tutti i giovani russi hanno le idee molto chiare su dove stanno andando e su chi vogliono diventare. Sembrano essere un po’ meno interessati al destino del loro Paese, della Patria di cui sono tanto orgogliosi. Il comunismo è un passato che sembra non riguardarli.

Lenin e Stalin degli sconosciuti, o delle persone di cui si conosce qualcosa ma si fa finta di non sapere niente. Il loro presente qualcosa per cui può tranquillamente scegliere qualcun altro; neanche chi qui prova a fare il giornalista sa chi è Kasparov, presunto rivale di Putin secondo l’Occidente. L’immagine del Nuovo Zar, presente in molti negozi, non sembra entusiasmarli, né intimorirli. Certamente li affascina, forse perché appaga l’orgoglio nazionale di un Paese che ha bisogno di sentirsi ancora importante per il mondo.
Ma lo stand contro la Nato improvvisato nella strada principale nei giorni della possibile entrata di Georgia ed Ucraina, due ex repubbliche sovietiche, nell’Alleanza Atlantica, non sembra avere tanto successo.
I ragazzi che riempiono le strade passano velocemente, intenti a guardare oltre la politica la vetrina dei vestiti.

di Marco Grossetti
da Nuovo Progetto maggio 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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