SIBIU: Terza Assemblea Ecumenica Europea

Pubblicato il 31-08-2009

di Annamaria Gobbato


Si terrà da domani al 9 settembre a Sibiu (Romania): un incontro importante, in un momento delicato per il cammino ecumenico. Lo accompagniamo con le riflessioni di quattro grandi della spiritualità cristiana.

a cura di Annamaria Gobbato


La moltitudine di coloro
che eran venuti alla fede
aveva un cuor solo
ed un'anima sola.

At. 4,32
L'uomo da sempre ha bisogno di trovare un senso, “il” senso, della propria vita.
E il senso è sapere di esistere per qualcuno, per qualcosa di grande. Per i credenti quel qualcuno, quel qualcosa è Dio. Per noi cristiani è il Cristo, l'unico, il tutto, il principio e la fine, forza cui far appello e tenerezza cui abbandonarsi.
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Veduta di Sibiu

Quante volte i cosiddetti “non credenti” dicono: «Ah, potessi avere la fede che hai tu! A me questo dono non è stato dato...». E si allontanano, o sconsolati o scettici.
Non sarà forse colpa anche un po' nostra, che neghiamo con i fatti ciò che asseriamo come verità, ossia le parole stesse della Sacra Scrittura?

Negli Atti degli Apostoli la prima comunità cristiana viene descritta con parole come: «Stavano insieme», «Tenevano ogni cosa in comune», «Erano concordi», e così «con grande forza testimoniavano la resurrezione del Signore Gesù». Siamo cristiani, cioè testimoni del Risorto: ma come lo dimostriamo?

Come riusciremo a trasmettere la buona novella del Vangelo, in questa società post-cristiana, post-moderna, post-ideologica, post- tante altre cose..., se non siamo uniti fra noi, se continuiamo a permettere che le divisioni - di pensiero, di concetti spesso sofistici -, che le ripicche, spesso vecchie di secoli, continuino a lacerare il nostro corpo, che è quello della Chiesa, sposa di Cristo?

Non abbiamo sofferto abbastanza?
E sicuramente abbiamo sofferto tutti: anglicani, luterani, ortodossi cattolici, per non citare che i grandi rami dell'unico albero-Chiesa cristiana. Il desiderio di dire “basta” è unanime. Nel secolo scorso sono stati fatti passi verso l'unità. Ma lo slancio non deve venir meno. L’incontro di Sibiu – al quale partecipano anche due amici della Fraternità del Sermig - è un’occasione.

Anche noi della redazione di Nuovo Progetto vorremmo dare il nostro contributo. Per questo, con tutta umiltà e sincerità, consci che nell'uomo di buona volontà le ragioni del cuore giungono fin dove la ragione da sola non arriva, abbiamo scelto i testi di quattro grandi del nostro secolo - Dietrich Bonhoeffer, Pavel Eudokimov, Hans Urs von Balthasar e Frère Roger Schutz - che possono essere interpretati come altrettante lettere alla Chiesa, alla Sposa di Cristo.

Tutti e quattro hanno vissuto, in tempi diversi e sotto diversi cieli, la passione per la verità, quindi ognuno ha da dirne un pezzetto.
E da darne. Accettiamolo, nella speranza di poter godere un giorno della Verità tutt'intera.

a cura di Annamaria Gobbato

Vedi anche:
SIBIU: tra le mani di un bambino
SIBIU: anticipo di unità
Chi crede si fa gli affari degli altri


PARLARE UN LINGUAGGIO NUOVO...
di Dietrich Bonhoeffer, pastore evangelico

CON GIOIA ED ENTUSIASMO
di Pavel Evdokimov, teologo ortodosso

MOSSI DALLO SPIRITO...
di Hans Urs von Balthasar, teologo cattolico

ALLA LIBERTÀ DELL'AMORE
di frère Roger Schutz, fondatore della comunità monastica ecumenica di Taizé


PARLARE UN LINGUAGGIO NUOVO...
di Dietrich Bonhoeffer, pastore evangelico
(da: Resistenza e Resa, Ed. Paoline)

Oggi sarai battezzato affinché tu divenga cristiano. Su di te saranno pronunciate tutte le antiche grandi parole dell'annuncio cristiano, e il comandamento del battesimo datoci da Gesù Cristo verrà eseguito su di te senza che tu ne comprenda nulla. Ma anche noi siamo di nuovo rinviati del tutto agli inizi del comprendere. Che cosa significhi riconciliazione e redenzione; rinuncia e Spirito santo; amore dei nemici, croce e resurrezione; vita in Cristo e sequela di Cristo - tutto questo è così difficile e lontano, che quasi non osiamo più parlarne.

Nelle parole e nei gesti tramandatici noi intuiamo qualcosa di totalmente nuovo, qualcosa che sta rivoluzionandosi, completamente, senza poterlo ancora afferrare ed esprimere. Questa è la nostra colpa. La nostra Chiesa, che in questi anni ha lottato solo per la propria sopravvivenza, come fosse fine a se stessa, è incapace di essere portatrice per gli uomini e per il mondo della parola che riconcilia e redime. Perciò le parole d'un tempo devono perdere la loro forza e ammutolire, e il nostro essere cristiani oggi consisterà solo in due cose: nel pregare e nell'operare ciò che è giusto tra gli uomini. Il pensare, il parlare e l'organizzare, per ciò che riguarda le realtà del cristianesimo, devono rinascere da questo pregare e da questo operare.

Quando sarai grande la forma della Chiesa si sarà notevolmente modificata. Non è nostro compito predire il giorno - ma quel giorno verrà - in cui degli uomini saranno chiamati nuovamente a pronunciare la parola di Dio in modo tale che il mondo ne sarà cambiato e rinnovato. Sarà un linguaggio nuovo, forse completamente non-religioso, ma capace di liberare e redimere, come il linguaggio di Gesù, tanto che gli uomini ne saranno spaventati e tuttavia vinti dalla sua potenza, il linguaggio di una nuova giustizia e di una nuova verità, il linguaggio che annuncia la pace di Dio con gli uomini e la vicinanza del suo Regno.

“Si meraviglieranno e temeranno per tutto il bene e per tutta la pace che farò loro” (Ger 33,9). Fino ad allora la causa dei cristiani sarà silenziosa e nascosta; ma ci saranno uomini che pregheranno, opereranno ciò che è giusto e attenderanno il tempo di Dio. Possa tu essere tra questi e si possa un giorno dire di te: “Il sentiero del giusto è come la luce, che si fa sempre più chiara fino a giorno pieno” (Prov 4,18).

CON GIOIA ED ENTUSIASMO
di Pavel Evdokimov, teologo ortodosso
(da: L'amore folle di Dio, Ed. Paoline)

Siamo di fronte ad un fatto storico brutale. Per molti motivi la Chiesa è riportata all'epoca pre-costantiniana: un pugno di uomini, senza alcuna presa sulla storia, affrontano un mondo ostile al loro messaggio. Più precisamente l'epoca è post-costantiniana. Il mondo non è più pagano, è profondamente ateo. Si ascoltano altri vangeli ed altri sono i profeti che parlano. Entrano in gioco dinamismi che cercano di operare una nuova integrazione del mondo con forze dominanti incompatibili con l'etica cristiana.

Di fronte ad ogni affermazione del trascendente lo spirito scettico degli uomini risponde: “Che cos'è la verità?”. Pilato disprezzava la mentalità giudaica. Il mondo attuale è maggiormente giustificato nel suo disprezzo del cristianesimo storico. Pesanti tradimenti ne segnano il volto.
Nella realtà calda e palpitante della vita Dio non trova più bocche abbastanza pure e distaccate per farsi ascoltare. Tutto appare orribilmente compromesso al punto che i ruoli sono invertiti: la Chiesa è giudicata dal mondo.

I cristiani hanno fatto di tutto per rendere sterile il Vangelo; si direbbe quasi che lo hanno immerso in una soluzione neutralizzante. Tutto ciò che colpisce, supera e scuote, è sterilizzato. Diventata inoffensiva, la religione è appiattita, resa saggia e ragionevole; l'uomo la rigetta. La chiave di volta - “Dio non domanda tanto” - lascia diventare insipido il sale del Vangelo: la terribile gelosia di Dio, la sua esigenza dell'impossibile.

Non si può neppure dire che il cristianesimo incontra un muro. Un muro duro, resistente sarebbe la reazione. Il Vangelo invece, non incontra che la totale indifferenza: risuona nel vuoto, passa attraverso il mondo senza che nulla lo trattenga.
La Chiesa non è più, come nei primi secoli, la marcia trionfale della vita attraverso i cimiteri del mondo.
In tutte le recenti definizioni teologiche della sua natura la Chiesa è concepita in modo sorprendentemente statico, in funzione di se stessa: è un luogo di auto sostentamento, un'assemblea che si alimenta.

Perdendo la nozione apostolica del Corpo, organismo vivente della presenza reale del Cristo, del Cristo che non è venuto né per gli apostoli né per un gruppo di parrocchiani, la Chiesa non esiste più in funzione del mondo. Perciò la fede cristiana perde stranamente la sua qualità di fermento; essa non fa più fermentare nessuna pasta; i cristiani non hanno più il senso della missione; non sanno più essere ambasciatori, inviati.

Nessun movimento di risveglio sarà efficace o durevole finché non trasformerà prima di tutto ogni uomo in membro organico del Corpo e le parrocchie in luoghi viventi dove la pienezza del Cristo futuro traboccherà fin d'ora sul Cristo storico. Ma la cristianità, nella sua gran massa, pratica la grigia religione degli uccelli notturni, la cui gravosa serietà fa venire voglia di diventare ateo, oppure pratica la religione fatta di alcuni avanzi semplicistici ed ottimistici, di facili sorrisi e d'oblio della morte, la cui fatuità di visione disarma.

MOSSI DALLO SPIRITO...
di Hans Urs von Balthasar, teologo cattolico
(da: Il cuore del mondo, Ed. Piemme)

Così tu sei là, mia sposa, come un segno sopra i popoli, su cui si addita: molto noto ma poco amato. Il tuo venir meno ricade su di me, poiché per causa tua anche il mio nome viene bestemmiato in mezzo ai popoli. Qualcuno che mi ha cercato con cuore sincero si fermò spaventato sulla strada quando improvvisamente ti vide e si girò. E qualcuno altro che vide come vivono stancamente i tuoi fedeli, quanto poco essi abbiano l'aspetto di salvati, come miseramente la fiamma dei loro cuori soffoca sotto la cenere, come severamente giudicano nel mondo mentre essi stessi sono segretamente pieni di mondo, si è voltato deciso verso l'innocenza pagana.

Non il tuo amore che vince il mondo è diventato lo scandalo per loro - questo è lo scandalo che dovresti suscitare per essi - ma la tua tiepidezza e la tua inguaribile mancanza di amore. Dovresti essere per gli uomini il simbolo dell'unità fra me e il Padre, e per questo io ti ho mandato il nostro Spirito Santo, il vincolo dell'amore che unisce e ti ho fondata sull'unità onnicomprensiva del battesimo, della dottrina e dell'ininterrotta successione da Pietro a Giovanni Paolo II.

La tua essenza stessa è l'unità, e ognuno dei contrassegni dai quali ti si riconosce e in forza dei quali tu puoi distinguerti, è pur sempre l'unità. E poiché io stesso metto in te quest'unità e questo inestinguibile marchio io ti ho impresso, poiché sono entrato in te con il mio Spirito e ti muovo da dentro come il tuo stesso cuore verso l'unità, perciò non ti riuscirà di cadere da quest'unità.

Ma continuamente tu sei in ribellione contro te stessa, nessun popolo è più lacerato e così dal profondo attraversato da discordie del tuo; ognuno in te, che riveste un ufficio, cura una missione, amministra un incarico è di continuo incline a concepire la parte che egli è come il tutto, a considerare la piccola ruota che lui muove come la forza che muove il tutto, l'inutile servizio che lui fa come indispensabile.

Membri siete tutti voi e come membri dovreste integrarvi servendovi a vicenda, riconoscenti del fatto che quanto voi non avete ce l'hanno i vostri fratelli: nell'amore che non cerca il proprio possesso possedereste allora il tutto. Giacché il tutto sono io, io che sono il capo del corpo e la sua anima che unifica.

ALLA LIBERTÀ DELL'AMORE.
di frère Roger Schutz, fondatore della comunità monastica ecumenica di Taizé

Chi saprà preparare bambini, giovani, ad aprirsi al mistero della fiducia in Cristo?
Una intuizione della fede, percepita nella giovane età, si sviluppa nel fondo dell'essere. Anche se dimenticata, essa può riemergere nel corso della vita.
Ma perché alcuni sono afferrati dallo stupore di un amore e si sentono amati, persino appagati? Perché invece altri hanno l'impressione di essere messi da parte, poco amati per ciò che sono?

Ogni essere umano ha sete di essere amato come anche di amare. È proprio per questo che il Vangelo rende attenti a non lasciarsi rinchiudere nell'isolamento. Essere ascoltati fa cadere degli ostacoli creati dalle frustrazioni del cuore, dalle ferite di un passato vicino o lontano. Essere ascoltati, è l'inizio di una guarigione dell'anima. E si alza il soffio di una fiducia... E si dischiude la porta di una libertà.
Se nell'essere umano si trovano delle fragilità, in lui c'è anche una in¬sondabile sete di libertà.

Come la più bella medaglia, la libertà può avere un rovescio. Che senso avrebbe una libertà che, usata in modo egocentrico, intaccasse la libertà degli altri? La libertà è intimamente legata al perdono ed alla riconciliazione. Ed anche qui il Cristo invita ad un umile pentimento. E cosa esprime un pentimento?
E' uno slancio di fiducia con il quale deponiamo in lui i nostri errori, ci abbandoniamo in lui nel silenzio e nell'amore.

Gesù è stato uomo. Conosce l'aspirazione umana ad una pace interiore. E, prima di lasciare i suoi discepoli, li assicura che riceveranno una consolazione. C'è forse in noi un abisso di paure, di dubbi, di isolamento? Gioia! Gioia dell'anima! In noi l'abisso di inquietudine chiama un altro abisso, quello dell'inesauribile compassione del Suo amore.
E quale stupore: così vicina era la fiducia, e così spesso l'avevamo ignorata.

Gesù Cristo non ci abbandona mai all'angoscia di una solitudine dove non trovano dimora che il grigiore, l'incupimento, la tristezza. Dalla sua Resurrezione, la sua presenza diventa concreta attraverso una comunione mistica e visibile, quella comunione d'amore che è il Corpo di Cristo, la sua Chiesa.
Realizzarsi in questa comunione presuppone una semplicità di cuore e di vita. Senza tale semplicità, come sarà possibile avanzare con la fiducia in Cristo?

La Chiesa non sta forse entrando oggi in un tempo di spoliazione? Ne va della sua credibilità. E ciò è ancor più importante quando, in alcune regioni del mondo, siamo di fronte ad un allontanamento dalla fede. La fiducia in Cristo non si trasmette a colpi di argomentazioni che, volendo persuadere ad ogni costo, arrivano a suscitare inquietudine e persino paura.

Nelle giovani generazioni ci sono persone che si tengono lontane da questa comunione che è la Chiesa. Viene da chiedersi: anche loro sono vittime di antiche e nuove lacerazioni?
Oggi l'urgenza non è forse quella di riconciliarsi per amore? E quando Cristo chiama, si può rifiutare? Chi può dimenticare la sua parola: «senza alcun indugio, riconciliati»?
Avremo il cuore abbastanza largo, l'immaginazione abbastanza aperta, l'amore abbastanza ardente per entrare in questa strada del Vangelo: senza tardare un giorno, vivere da riconciliati?

Quando la Chiesa ascolta, guarisce, riconcilia, essa diventa ciò che è di più luminoso di se stessa, limpido riflesso di un amore e, ancor più, abisso di consolazione.
Mai distante, mai sulla difensiva, liberata dalle rigidità, la Chiesa può diffondere l'umile fiducia della fede fin dentro i nostri cuori umani.

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