Stereotipi

Pubblicato il 20-09-2022

di Davide Bracco

Gli stereotipi o le frasi fatte si sa a volte sono fallaci o per lo meno superficiali, ma in alcuni casi nascondono una verità innegabile e queste righe vogliono appoggiarsi su due assunti innegabili.

“L’arte anticipa lo spirito del tempo”: ben sappiamo quanto questi ultimi anni e quanto il tempo corrente siano stati segnati da una atmosfera tanto cupa quanto opprimente e alcuni film d’autore, girati negli scorsi mesi e usciti in questi ultimi tempi, riflettono un sentimento tristemente a noi familiare pur senza riferirsi direttamente alla quotidianità.
In primis, i primi due lavori (entrambi visibili su AppleTV) della carriera del regista statunitense Robert Eggers e del quale il terzo film The northman (un episodio di una saga vichinga) sarà nei nostri cinema a brevissimo. Nato nello stato del New Hampshire, Eggers realizza i suoi film a partire da tradizioni quasi mitiche dei territori dell’altro nord-est degli USA: il primo The witch del 2015 narra in un cupo bianco e nero un caso storico di stregoneria del 1630 all’interno di una famiglia repressiva e patriarcale nella imperante società puritana. Nulla di esplicitamente horror, ma una tensione costante tra complesse dinamiche familiari percorse da conflitti psicologici estremi. Analoga tensione e rappresentazione artistica nella seconda opera di Eggers The lighthouse tratta da un racconto incompiuto di Poe dove si narra le tensioni che scorrono tra due guardiani di un faro isolato sulle coste del New England. Un film nuovamente in b/n e con un costante tono drammatico evidenziato anche dalle ottime recitazioni di due attori del calibro di Willem Dafoe e Robert Pattinson. Due lavori per molti aspetti notevoli, ma che dimostrano una carenza nello sviluppo narrativo che non presenta nel suo svolgimento avvenimenti e punti di svolta, ma preferisce fare crescere in entrambi i casi lentamente i conflitti fino a una risoluzione finale. Eggers è regista di talento ma sceneggiatore ancora acerbo.

Ed eccoci al secondo assunto: il più grande sceneggiatore per il cinema scrisse prima dell’invenzione della settima arte (e pertanto la prefigurò) e si chiama William Shakespeare. Sempre su Apple si può ammirare l’ennesima trasposizione di una sua opera: in questo caso il Macbeth con la regia di Joel Coen e gli attori Frances McDormand e Denzel Washington. Un bianco e nero quasi analogo a quello di Eggers (e prima di Orson Welles), ma da parte del regista una fedeltà al testo e alla sua costante tensione che esalta la recitazione e inchioda lo spettatore che, seppur già al corrente di una storia nuovamente familiare di superbia e prevaricazione, non ha mai attimi di tregua.


Davide Bracco
NP maggio 2022

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