Tavolata italiana senza muri

Pubblicato il 17-11-2020

di Gianfranco Cattai

Il 26 settembre a Roma su Via della Concilia­zione è stata imbandi­ta la Tavolata italiana senza muri, promossa da Focsiv d’intesa con Masci e la collaborazione del Municipio 1 della Città di Roma. Un’iniziativa giunta alla sua 3° edizione nata dall’esi­genza di dare un segnale forte e chiaro pur semplice, come lo è il condividere un medesimo desco ed un pezzo di pane.

Il successo dell’iniziativa romana dell’ottobre 2018 e di quella successiva italiana di giugno 2019, questa ulti­ma originata dalle numerose richieste di adesione pervenute da diverse città ed associazioni, complessivamente 26 con il coinvolgimento di cinquemila persone e di 350 enti diver­si, avevano portato gli stessi co-organizzatori a ritenere che, anche alla luce degli effetti delle decisioni politiche dei diversi Paesi europei in materia di migrazione, di accoglienza ed integrazione, fosse necessario dar vita a una serie di Tavolate da organizzare a Roma e nelle altre città italiane ed europee.

Tale evento si sarebbe dovuto svolgere il 6 giugno scorso, ma ad aprile 2020, a causa della situazione provocata dalla pandemia, ha convinto i co-organizzatori a rimandare la Tavolata in un momento più idoneo: il 26 settembre. Alla luce di quanto abbiamo vissuto in questi mesi, in quella surre­ale sospensione del mondo nel suo correre quotidiano negli affari e negli abbracci, in quella necessità di trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, come indicato dal Pontefice, e nel doversi sentire parte di una comunità più ampia: quella umana senza preclusioni ed esclusioni. La Tavolata diviene il simbolo di quella barca, evocata dal sagrato di san Pietro da papa Francesco lo scorso 27 marzo, sulla quale ci troviamo tutti a remare insieme, fratelli tutti.

Il messaggio della Tavolata senza muri è una metafora potente: è il barcone sul quale tutta l’Umanità è seduta, dal quale si governa per ritrovare una rotta che la riconduca a una comunità più coesa e in­clusiva, che ricorda che solo la fratellanza radicale ed umana ci salva dalla tempesta della società dell’egoismo. Su quella barca si è parte e, al contempo, nocchieri.

Tutti protesi ad allontanarci dal nostro affanno di onnipo­tenza e possesso e ad abban­donare la logica di una società dello scarto, ma riportandoci verso la rotta che ci aiuti «a comprendere che siamo tutti parte di una storia più grande di noi e possiamo guardare con speranza al futuro, se ci prendiamo davvero cura come fratelli gli uni degli altri». Come ci ha indicato papa Fran­cesco e come ci indicherà nella sua prossima Enciclica “Fratelli tutti”.

 

Gianfranco Cattai
NP ottobre 2020

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