Tra i tagliatori di canna da zucchero

Pubblicato il 10-08-2011

di irene

Anche questa volta sono tornata sana e salva a Santo Domingo, dopo mezz’ora di motoconcho (mototaxi se così si può dire) in 3, un passaggio da un amico e due carritos pubblicos ( macchine-taxi collettive)...insomma la giornata è cominciata intensamente.

di Irene Panarello
 
 
Questi giorni nel Batey Ls Pajas, vicino a Consuelo, nell’est della Repubblica Dominicana sono andati bene. Il lavoro per la tesi procede, abbiamo parlato e intervistato la gente del batey e come sempre è stato molto bello e interessante. Sono stata ospite di una ragazza del cuerpo de paz (dei volontari degli Usa) che vive nel batey e lavora lì. Questa volta è andata meglio perché' lei ha un gatto e quindi niente topi. In più ha anche un bagno quasi normale...e l’acqua arriva in casa, quindi vita più facile.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Nel Batey si riusciva a trovare molta più roba da mangiare, insomma tutto bene! Anche se certo la miseria è sempre più che evidente. Pensate che ieri siamo andate in un altro batey a 20 minuti di cammino da Las Pajas dove ci sono 60 persone e dove non arriva né luce né acqua, non ci sono motoconcho e nemmeno negozietti dove vendono da mangiare. Devono muoversi per avere qualsiasi cosa. Altra cosa strana: ieri mi hanno fatto provare un succo di pasta (sì, sì pastasciutta), no comment. Pasta, latte in polvere ghiaccio e zucchero tutto nel frullatore...va beh!
 
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Vi avevo accennato qualcosa sugli haitiani visti nel sud, che stavano arrivando per tagliare canna. Bene, abbiamo messo insieme un altro pezzo della storia dopo aver parlato con i ragazzi haitiani che sono arrivati da un mese nel batey. Le cose sembrano stare così. Il CEA (consiglio statale dello zucchero) che gestisce alcune delle industrie dello zucchero che non sono state date a privati, ha mandato dei funzionari ad Haiti a cercare gente per tagliare la canna. Il problema è che molti non sapevano che sarebbero stati impiegati nelle piantagioni di canna da zucchero. A loro era stato detto che sarebbero andati a Santo Domingo a lavorare, ma si sono ritrovati a tagliare la canna, tra i moscerini, sotto il sole, lavorando tutto il giorno per ricevere 100 pesos (2 euro) per una tonnellata di canna tagliata e vivendo nei barrancones, stipati in stanzette.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I funzionari di immigrazione rilasciano un carnet, un documento a quelli che vanno a lavorare per gli stabilimenti del CEA, mentre agli haitiani che lavorano presso coloni o privati non fanno nessun tipo di documento. Costo di un haitiano 2000 pesos (40 euro circa), che sarebbero le spese per comprargli un materasso e sitemarli. Ci hanno detto che non vengono trattati per niente bene dai funzionari dell’immigrazione.
 
 
 Gli haitiani arrivati a Las Pajas non mangiavano da giorni e le loro donne, le loro famiglie sono state lasciate nel sud del Paese. Inoltre questa è gente che ha visto il terremoto e ha perso il lavoro. In tutto ciò ci hanno detto che è dal 1998 – epoca in cui il CEA è stato privatizzato - che non arrivavano haitiani, quindi la coincidenza col terremoto sembra essere troppo grande. Perciò vedete cosa succede a tre mesi dal terremoto, cosa gira nei bateyes e nel mondo della canna da zucchero. Gli sguardi di quegli uomini parlano da soli! Vi mando qualche foto e vado a riposare un poquito. Vi abbraccio forte, vi penso sempre

Irene Panarello
 
 
 

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