Trent' anni dopo

Pubblicato il 19-08-2022

di Renato Bonomo

«E tuttavia, d’altra parte, ciò che bisogna dire, e che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale. I partiti, specie quelli che contano su appartati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare od illegale.
Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale.
Non credo che ci sia nessuno in quest’Aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro». Così il 3 luglio 1992, Bettino Craxi, storico leader del PSI e già presidente del Consiglio dei ministri negli anni 1983-1987, descriveva in parlamento la struttura del finanziamento pubblico ai partiti a pochi mesi dall’inizio di Mani pulite.

Tutto era cominciato il 17 febbraio di quell’anno con l’arresto di Mario Chiesa, quando l’allora presidente del Pio Albergo Trivulzio venne arrestato in flagranza di reato mentre incassava una tangente da un imprenditore delle pulizie per facilitare la vittoria di un appalto. Qualche settimana dopo, lo stesso Craxi sminuiva il caso definendo Chiesa un “mariulo”, un delinquente, un elemento del tutto estraneo al PSI milanese.
Ma le cose andarono diversamente. Le inchieste della procura di Milano, partite da Antonio di Pietro, andarono avanti e, dopo le elezioni del 1992, arrivarono i primi avvisi di garanzia che annunciavano un’inchiesta di proporzioni enormi per una diffusione pervasiva di fenomeni di corruzione e concussione.

Sappiamo come è andata finire: la progressiva caduta dei partiti tradizionali e la fine della prima repubblica.
La narrazione sembra accordare all’inchiesta Mani pulite un ruolo essenziale nelle trasformazioni del nostro Paese a partire dal 1992: l’inchiesta madre di tutti i cambiamenti.
La realtà è però molto più complessa. Proviamo a farci alcune domande. Partendo da quanto detto lo stesso Craxi: se il finanziamento malato del sistema politico durava da decenni, come mai solo nel 1992 abbiamo avuto Tangentopoli? Perché a Milano e non a Roma? Perché gli altri casi di corruzione scoperti in precedenza non hanno portato a inchieste di tale portata? Davvero Tangentopoli è stata la causa di tutti gli avvenimenti successivi?

Forse dobbiamo ricalibrare il discorso e guardare al contesto. Per capire le condizioni che hanno permesso all’inchiesta di Milano di diventare Tangentopoli bisogna riferirsi ad alcuni avvenimenti precedenti.
In particolare, nel 1989 la caduta del muro di Berlino ha avuto effetti dirompenti sulla politica italiana perché ha delegittimato un sistema partitico che si era fondato sulla contrapposizione est-ovest/comunismo- anticomunismo, ormai venuta meno. In seguito, negli ultimi anni di presidenza (1990-1992), Francesco Cossiga, consapevole di questi cambiamenti, con le sue esternazioni, disse: «Io ho dato al sistema picconate tali che non possa essere restaurato, ma debba essere cambiato».
Decisivi furono anche l'introduzione della preferenza unica nelle elezioni della Camera dei deputati (1991) che costrinse i partiti a cambiare le proprie strategie di consenso, e i risultati delle elezioni del 5 aprile 1992.

In quella tornata elettorale i partiti tradizionali persero oltre 100 deputati a tutto vantaggio di forze politiche più recenti e antisistema come la Lega Nord, profondamente radicata nel nord-est. È curioso ma i risultati elettorali non vanno letti come una conseguenza di Mani pulite, semplicemente perché all’inizio di aprile non era ancora emersa la vastità dell’inchiesta: solo a fine mese – a urne chiuse cioè – partirono a raffica gli avvisi di garanzia. L’esito delle elezioni fu piuttosto la causa del successo di Tangentopoli, perché il ridimensionamento dei partiti tradizionali permise che l’inchiesta si rafforzasse proprio a Milano, dove i nuovi partiti come la Lega avevano già assestato un colpo decisivo al vecchio sistema di potere. Tangentopoli intervenne quindi su un sistema ormai logoro e senza più consenso nelle aree economicamente più avanzate del Paese, accelerando un processo di sostituzione di una classe politica che aveva perso aderenza con la società e che era stata incapace di autoriformarsi.


Renato Bonomo
NP aprile 2022

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