Una lettera dal passato

Pubblicato il 13-01-2021

di Agnese Picco

«Saluti, mio signore, mio incomparabile fratello Paolo. Io, Arriano, ti saluto, pregando che tutto sia al meglio nella tua vita».
Comincia così la più antica lettera scritta da un cristiano ad oggi nota, classificata come P. Bas. 2.43. Risale al 230 d.C. e proviene dall’Egitto romano.
Il documento è conservato nell’archivio papirologico dell'università di Basilea ed è stato studiato da Sabine Huebner, professoressa di storia antica. Il testo della lettera è molto interessante perché ci mostra uno spaccato della vita dei primi cristiani d’Oriente, spesso giudicati nel mondo romano come dei disadattati visto che non prendevano parte ad alcune manifestazioni pubbliche come i rituali religiosi (compreso il culto dell’imperatore) e i giochi nel circo.

Troviamo qui una famiglia benestante. Arriano e Paolo sono due giovani rampolli dell’hinterland egiziano, ben educati, proprietari terrieri e con cariche pubbliche.
Nella lettera infatti si parla della “ginnasiarchia”, la carica spettante a chi dirigeva una scuola o una palestra. Inoltre Arrano discute con il fratello riguardo a chi sarebbe stato nominato nel concilio cittadino.
La lettera continua poi riportando alcune notizie familiari: «La nostra signora madre sta bene e saluta te e tua moglie e i cari bambini e i nostri fratelli e tutti gli altri».

Ma non è questo che ha attirato l’attenzione della professoressa Huebner. Il documento infatti è l’unico tra i 65 documenti antichi conservati presso l’archivio papirologico dell'università di Basilea ad avere una conclusione particolare: «Prego affinché tu stia bene nel Signore».
«L’uso di questa formula abbreviata, conosciuta come nomen sacrum, non lascia dubbi riguardo le credenze cristiane del redattore della lettera. È una formula esclusivamente cristiana, che ci è familiare grazie al Nuovo Testamento», dice la professoressa Huebner.
Inoltre anche il nome del destinatario è rivelatore. Infatti Paolo era un nome poco diffuso all’epoca e il fatto che la madre l’abbia scelto per uno dei suoi figli, rivela l’intenzione di rifarsi al più noto Paolo di Tarso.
Infine, grazie a studi prosopografici, la professoressa Huebner è riuscita a datare la lettera al 230 d.C. che dunque precede di 40-50 anni le testimonianze cristiane fino a questo momento note.

Agnese Picco
NP novembre 2020

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