Una strada verso il cielo

Pubblicato il 19-01-2019

di Annamaria Gobbato

di Annamaria Gobbato - «La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio». Sembrano parole di un vecchio saggio, invece a pronunciarle è un ragazzo di quindici anni. Carlo Acutis (Londra 1991 – Monza 2006) – uno dei testimoni proposti dal Papa ai giovani nel recente Sinodo dei vescovi loro dedicato - amava il baseball e il sassofono, gli amici e l’informatica, ma il suo amore più grande era Dio.

Carlo non era un baciapile, non riempiva la giornata di devozioni, semplicemente il suo pensiero era sempre lì. Come un innamorato con la sua “lei”. Per lui era diventato cybernauta, per parlare di cielo sui social.

Lo cercava e lo trovava nella comunione quotidiana, che paragonava ad un’autostrada, “l’autostrada verso il cielo”. Quella che ha imboccato ancora adolescente, quella della leucemia senza guarigione, ma non senza ritorno.

Carlo ritorna nel ricordo dei genitori, degli amici, ed ora di quella Chiesa ufficiale che lo addita ai suoi coetanei. Ritorna attraverso la "sua" informatica, per trasmettere gioia ed aiutare gli ultimi, come quelli che sulla terra aveva conosciuto nelle mense per i poveri dov'era volontario.

Ritorna attraverso la mostra che aveva voluto realizzare sui miracoli eucaristici, mostra che ha fatto il giro del mondo. Ritorna attraverso episodi di conversione, gli aneddoti, i racconti di tanti che lo hanno conosciuto e che – racconta la mamma – «mi fermano per strada e mi ringraziano».

«Tutti nascono come originali ma molti muoiono come fotocopie», diceva. È un richiamo per ciascuno, riscoprire il nostro essere unici. Soprattutto per Dio. È lui il senso della vita, è lui la felicità. In Carlo, ha mostrato a tutti il suo volto giovane.

Annamaria Gobbato
#TERRA&CIELO
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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