Sempre in movimento

Pubblicato il 12-02-2023

di Mauro Palombo

Anche se i media lo fanno apparire piccolo, è ancora un mondo più vasto, più ricco di varietà, di quanto immaginiamo. Promuovere percorsi di sviluppo umano significa anche la bellezza di incontrare persone proprio come noi, ma con vite e storie diverse, a volte molto diverse. Storie che diventano parte e ricchezza le une per le altre… Tra le tante, quelle che, in 25 anni di cammino, abbiamo vissuto per e con i nomadi nel mondo, accanto alla particolare missione di don Renato Rosso, fidei donum per loro.

I nomadi sono poco visibili, nascosti, ma presenti ancora un po’ ovunque, ai margini. Culture molto tradizionali, ma anche complesse e articolate. Comunità, gruppi, con evoluzioni differenti in funzione di luoghi e fonti di vita. La loro sopravvivenza molto incerta, ormai superate le attività che la consentivano: le carovane commerciali dai trasporti, pastorizia e pesca competono con tecniche moderne e spazi ristetti, lo stesso per gli artigiani itineranti. Chi abbandona per andare nelle città diventa in genere mendicante. La loro storia è quella delle radici del cammino dell’umanità. Il presente, lasciato a se stesso, è molto meno luminoso, fatto di status sociale infimo, minime opportunità. Il futuro, per poter esistere, richiede un lavoro attento e paziente.

Don Renato, entrando in punta di piedi, vivendo con e come loro, ha cercato di farli emergere, in una relazione nuova con l’esterno, anche con le chiese locali che li hanno così accolti; aprire un orizzonte di rinnovamento, verso cui continuare a muoversi. Dopo i pastori Bhil del Rajastan, e assieme a quelli in Bangladesh con tribali, e con i Bara nel Madagascar, il maggiore progetto affidatoci è quello con le comunità Sama-Bajau dell’isola di Basilan, estremo sud delle Filippine.

Hanno il mare come casa. In origine su barche, oggi vivono in palafitte lungo la costa; la sopravvivenza precaria sempre legata alla pesca, molto depauperata però. Vitale l’impegno con loro dei padri clarettiani, che sosteniamo in ogni modo, e che ha risposto anche alle sfide di anni di guerriglia nell’isola, pirati, e pandemia. Il primo ambito anche per i Bajau è la scuola. Adattata alle esigenze, non per omologare, ma per nuove consapevolezze e capacità. A uno a uno, gli operatori, con buon successo, sostengono l’inserimento nelle scuole pubbliche dei piccoli – molte centinaia fino a oggi, con pre-scuola per prepararli, doposcuola, pasti, trasporti. Molte le strutture costruite negli insediamenti; la sera ospitano l’alfabetizzazione per gli adulti, l’educazione e l’assistenza sanitaria, e la vita comunitaria che cresce attorno a quanti si formano come leader. Accanto, fondamentale promuovere iniziative di generazione reddito per le famiglie. Grazie ad anni di lavoro, la pesca oggi beneficia di microcredito, di una centrale di acquisto del pescato a condizioni eque, di essiccatoi nei villaggi per non perderne nulla. Occorre però via via diversificare. Si cerca ogni sbocco per il bellissimo artigianato delle donne, si aggiungono sulla terraferma frutticoltura e allevamento di pollame… aperti ancora a nuove idee.

Qui o altrove, i giovani saranno capaci di nuove possibilità. Diventare più uomini, più donne, veri e autentici, passa sempre attraverso il dialogo, la conoscenza, la cura, e innanzitutto la scuola. Crescendo i piccoli, le comunità tradizionali riprendono vita ed energia.



Mauro Palombo
NP novembre 2022


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