Emotions, emoticons

Pubblicato il 07-05-2024

di Flaminia Morandi

Emotions, emoticons. Emozioni. Da TikTok alle immagini pubblicitarie tutti in cerca di emozioni e quanto piace chi è capace di suscitare emozioni. Ma le emozioni sono solo spie: di sentimenti e di pensieri che restano ignorati, coperti dalla coltre illusoria delle emozioni. Come se di una malattia si curassero solo i sintomi, senza andare a vedere cosa c’è sotto. Preferiamo non cercare, per paura di vedere. Come i bambini che guardano un cartone e chiudono gli occhi davanti a una scena di paura. Siamo fregati in pieno dai “tre grandi giganti stranieri” di cui parla san Marco l’Asceta: oblio, negligenza e ignoranza. In una sola parola: inconsapevolezza.

«Sii il portinaio del tuo cuore affinché lo straniero non entri», dicevano i padri del deserto detti anche neptici, cioè gli “attenti” ai movimenti del cuore. Evagrio rincarava: senza attenzione non c’è preghiera. Perché la vita “spirituale”, termine abusato, non è altro che prendere coscienza di ciò che lo Spirito opera dentro di noi. La coscienza è come una scatola nera, diceva Silvano Fausti, che registra 24h quello che è avvenuto dentro di noi, i sentimenti profondi però, quelli nascosti, quelli che non riconosciuti, poi danno origini alle azioni di male che chiamiamo peccati: «Numerose passioni sono nascoste nella nostra anima – diceva san Massimo il Confessore – se ci sfuggono ci verranno rivelate dalle nostre tentazioni». Eppure abbiamo a disposizione il vecchio esame di coscienza: che è un’autentica preghiera biblica, perché fa memoria dell’azione di Dio dentro di me.

La Sacra Scrittura non è terminata duemila anni fa: Dio continua a scrivere in me un pezzetto di storia sacra: se, esaminando la mia coscienza, faccio memoria dei suoi doni. E se ringrazio per ciò che ricevo, faccio anche eucarestia! E magari, esame dopo esame, mi converto pure! E piano piano la mia vita diventa “spirituale”, cioè capace di contemplare l’azione di Dio in me, la sua presenza. Perché posso fare una meditazione intensissima in modo “carnale”, solo per gonfiare il mio “io” e sbattere un altro po’ di malta sul mio monumento. Oppure posso divertirmi in modo “spirituale”. “Spirituale” è solo fare le cose con lo Spirito di Dio: che è amore, gioia, pace, generosità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Stavolta san Paolo è chiarissimo.

L’esame di coscienza si fa con lo stile di Dio: cominciando dalle cose belle che mi sono capitate durante il giorno. E solo quelle, per un mese e un po’ di più, per prendere coscienza dell’armonia e della pace che accompagna i doni di Dio, osservando i sentimenti e i pensieri che hanno suscitato in me. Poi, in seguito, cercherò nella scatola nera gli intoppi, cioè tutte le volte che sentimenti e pensieri non si accordano con l’armonia e la pace dei doni divini. Così, dice san Giovanni Cassiano, si diventa pian piano come il centurione di Mt 8,9: «Avremo il potere e la forza di dire alle suggestioni cattive: Andate via! E a quelle buone: Venite! Ed esse verranno». Questo è il “pane quotidiano”, il “pane supersostanziale”, “il pane nutritivo” che chiediamo di mangiare ogni giorno, dice Origene. Il pane che ci trasforma nel “Gran Eden” spirituale dove il Signore non vede l’ora di passeggiare.


Flaminia Morandi
NP marzo 2024

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