Vergogna

Pubblicato il 04-01-2024

di Flaminia Morandi

 

 

Vergogna, parola ricorrente nei discorsi di papa Francesco. Si riferisce in genere alla vergogna collettiva: vergogna le stragi in mare, la tragedia dei migranti, l’incapacità di farla finita con la guerra, vergogna gli abusi sessuali nella Chiesa.  Ma c’è anche una vergogna privata, intima, la vergogna della coscienza che si rimprovera i peccati: un sentimento di cui dobbiamo essere grati, ha detto una volta, perché significa che non accettiamo il male. Quella vergogna è «un invito segreto dell’anima che ha bisogno del Signore per vincere il male» Il dramma è piuttosto «quando non ci si vergogna più di niente» Come accade in questo nostro tempo di esibizione compulsiva di ciò che una volta era l’intimità, realizzazione della profezia di san Paolo nella seconda lettera all’amico Timoteo (3,2): «Verranno tempi difficili in cui gli uomini saranno amanti di se stessi».

Sì, perché alla radice dell’assenza di vergogna c’è la «malattia della deificazione di sé», diceva san Massimo il Confessore, lo specialista per eccellenza di questa affezione patologica congenita, difficilissima a guarirsi. Nato in un villaggio del Golan nel VI secolo, Massimo ha dovuto confrontarsi con le eresie dei suoi tempi, che come tutte le eresie tentavano di ridurre il volto di Cristo e di conseguenza anche il volto dell’uomo. No! Massimo si fa strappare la lingua e tagliare la mano destra per affermare la libertà promessa da Dio all’uomo. Con il suo amore senza misura Cristo è venuto a portare all’uomo la partecipazione alla sua divinoumanità. Si è fatto appendere alla croce per indicarci la via della libertà da tutto ciò che ci paralizza e che Massimo riassume nella parola filautìa: l’amore smodato di sé che chiude nella prigione dell’egocentrismo.

Dalla filautìa, dice Massimo, si generano una marea di sentimenti che sono solo stati d’animo frustrati da un piacere mancato: invidia, odio, rancore, maldicenza, delazione, tristezza, scoraggiamento, vigliaccheria, lamentela, fanatismo, vergogna. Sì, vergogna: ma stavolta non la vergogna della coscienza sporca! Piuttosto la vergogna dell’insoddisfazione dell’immagine che vogliamo dare di noi stessi. La vergogna di non essere all’altezza del “dio” solo umano che vorremmo essere.

Al contrario, «l’amore non conosce la vergogna. Per questo non sa darsi una regola o un ordine alle sue membra. È naturale per l’amore il non vergognarsi e il dimenticare la propria misura», dice Isacco il Siro, il più dolce, umile e tenero di tutti gli antichi asceti, nato nel VII secolo in un villaggio dell’attuale Qatar. Gesù non si è vergognato di farsi insultare, umiliare, torturare, uccidere per offrirci la sua libertà da Re. Così dobbiamo fare noi. Se il caos del mondo e della tecnologia vuole portarti all’esterno, tu resisti, entra dentro di te, decifra i sentimenti che provi, taglia quello che ti tiene prigioniero, muori per le cose per le quali vuoi vivere. Uccidi la filautìa, perché questa è la perfezione della vita, il morire tutti i giorni di una morte volontaria.

Flamiania Morandi

NP Novembre 2023

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