Muscoli

Pubblicato il 31-10-2023

di Flaminia Morandi

L‘emoticon con un braccio che mostra i muscoli viene spesso inviato per incoraggiare le persone colpite da una malattia. Che c’è di male? A parte la piattezza degli emoticon, che uccidono la capacità di tradurre in parole le infinite modulazioni dei sentimenti, di male ci sono proprio i muscoli. Esortano il malato, proprio quando sta diventando consapevole della sua fragilità di creatura, ad aggredire l’esercito del male con un esercito altrettanto armato di muscoli fisici e morali. Che lui non ha. Nella tradizione cristiana il male, compreso quello fisico impastato misteriosamente con il male interiore, come ci mostrano le guarigioni compiute da Gesù, non si combatte con i muscoli; si contraddice con il bene. Come il buio scompare se si accende una luce. Aumentando il serbatoio di bene che una persona ammalata ha già dentro di sé, anche senza saperlo.

Quei muscoli disturbano il percorso doloroso che il malato sta faticosamente elaborando. La sua condizione lo costringe a una scelta: dare un senso alla sua malattia. È passato attraverso una prima fase, proprio quella dei muscoli: la sfida arrogante di chi vuol farcela a tutti i costi, ignorando il Convitato di Pietra che è il suo male. Ma non funziona, si deprime. Seconda strategia, la rassegnazione: atteggiamento estraneo al vangelo di Cristo, che non si arrende neppure davanti alla morte del suo miglior amico Lazzaro. Terza, la rivolta, il rifiuto radicale del suo stato ingiusto. Piomba così nella quarta fase: la disperazione claustrofobica di chi si sente in un tunnel senza uscita.

Adesso è all’angolo, di fronte all’unica scelta sensata: il confronto faccia a faccia con la realtà della malattia. È anche un faccia a faccia con se stesso, con la fragilità, la precarietà della condizione umana. La malattia diventa l’occasione privilegiata per passare dall’incoscienza alla consapevolezza: di chi sei tu, di chi è l’Altro che cerca di comunicare con te attraverso la tua debolezza. Capisce, ora, che il male non va combattuto, ma “attraversato”. Senza rassegnarsi ma senza arrendersi, senza resistere ma accogliendo con amicizia la malattia stessa. Accoglienza dell’ignoto, abbandono alla fiducia mentre infuria la tempesta, come fa il grano che si piega sotto la furia del vento. Abbandonarsi all’accoglienza scioglie i nodi interni, dispone serenamente corpo e anima, produce quel flusso di bene che solo è in grado di dissolvere il male. Di renderlo sopportabile e perfino fonte di nuove ispirazioni.

La malattia rivela ora al malato la sua ricchezza: conoscenza di sé, solidarietà con tutti gli uomini, scambio di affetto sincero con gli amici come non c’è mai stato nella vita precedente. Perfino la guarigione diventa realmente possibile. Anche quando è preclusa quella fisica, non lo è mai la guarigione della ferita esistenziale che ci fa sanguinare tutti: nostalgia infinita di un Amore totale e senza condizioni, di un ritorno all’Origine, vita allo stato nascente che la Fine non sa interrompere.


Flaminia Morandi
NP agosto / settembre 2023

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