Fame di verità

Pubblicato il 07-08-2013

di Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - Bambini (e adulti) hanno bisogno di vivere in un ambiente fatto di stabilità, certezze, chiarezza.

Raffaele è un bambino di 7 anni che frequenta la seconda elementare. Secondogenito, è figlio di una coppia che si sta separando: mamma e papà vivono ancora nella stessa casa, ma sono già stati convocati per la prima udienza in tribunale e di fatto si comportano come se non facessero più parte della stessa famiglia.

I genitori sono stati invitati dalle maestre a chiedere una visita specialistica per Raffaele perché a scuola presenta un sacco di problemi. Al mattino in genere arriva in classe di buon umore e pronto ad accogliere le proposte di lavoro dell’insegnante, ma poco dopo inizia a mostrare i primi segni di stanchezza: si alza, giocherella con il materiale scolastico, piagnucola, protesta e borbotta ininterrottamente. Dopo l’intervallo quasi mai riesce a riprendere il lavoro e – se richiamato – urla che è arrabbiato, che vuole andare a casa, che è triste e si mette a scagliare a terra con violenza tutti gli oggetti che ha a portata di mano.

Non riesce a socializzare con i compagni, fa fatica a rispettare le regole di qualsiasi gioco e durante la ricreazione finisce col rimanere da solo a far correre delle macchinine sul banco o si diverte a scagliarle per terra con intento distruttivo. Costantemente agitato ed in ansia, pare non riuscire a tranquillizzarsi nemmeno alla mensa, dove in genere si mostra collerico ed aggressivo se non ottiene di sedersi accanto alla maestra o ad un compagno prescelto.

I genitori riferiscono che Raffaele non è quasi mai in grado di indicare loro le cause della sua tensione a scuola, non ammette i propri errori, nega l’evidenza del suo comportamento sbagliato, insomma è bugiardo e inaffidabile. A casa le cose, in verità, non vanno molto meglio: Raffaele non obbedisce, fa tutto ciò che vuole, litiga costantemente con il fratello, non rispetta alcuna regola, è sempre imbronciato, oppositivo e provocatorio.

In seduta il bambino commenta ciò che sta facendo nel gioco come se lo stesse realmente vedendo davanti a sé: mostra un vero e proprio stato di eccitazione nel causare violenti scontri tra macchinine, trattori, camion e ruspe e rappresenta tutti questi incidenti con tanto di terrificanti rumori di contorno. Anche con animali di pezza o di plastica o con qualsiasi altro tipo di giocattolo Raffaele non fa che mimare lotte, aggressioni, uccisioni e violenze di ogni tipo. Ciò che colpisce è l’intenso coinvolgimento emotivo del bambino nell’azione, che viene infatti sempre accompagnata da grida, esclamazioni, saltelli e movimenti frenetici del corpo.

Tutto quello che Raffaele vive e sente dentro di sé, nella sua testa e nel suo cuore, nella sua fantasia e nei suoi pensieri, nei suoi muscoli e nei suoi occhi, sembra venire fuori nel gioco in modo incontrollato, convulso e caotico. È difficile per lui fermarsi, riflettere, mettere ordine, stabilire una successione, seguire una logica: gli eventi paiono sopraffarlo, sottraendosi ad ogni controllo ed aumentando la confusione.

I bambini (e anche gli adulti!) per stare bene hanno bisogno di vivere in un ambiente che offra stabilità, certezze, chiarezza. I rapporti tra genitori e figli possono essere fonte di serenità e reciproca soddisfazione solo se improntati alla massima coerenza, sincerità ed onestà possibili. Raffaele ed i suoi genitori in questo momento della loro storia sono invece intrappolati in una vischiosa ragnatela fatta soprattutto di cose non dette. Sarà importante che riescano a fare verità sui loro sentimenti, sulle loro intenzioni, sui loro progetti.

Del resto è solo la verità che rende liberi!

Foto: Maurizio Turinetto
Genitori e figli - rubrica di Nuovo Progetto

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