Un puntino verso oriente

Pubblicato il 11-08-2016

di Paolo Maggioni

di Paolo Maggioni - Savigliano è un comune del cuneese e conta ventimila abitanti, una solida tradizione nell’industria ferroviaria e un giovane cittadino con grandi sogni e uno dei sorrisi più aperti che abbia mai visto. Si chiama Mattia Miraglio, un po’ più di vent’anni, un po’ meno di trenta. Un giorno, chissà quando, ha deciso che avrebbe viaggiato il mondo a piedi. Oltre l’Europa, fino all’India, poi giù in Australia. Da Savigliano, Cuneo. Fino all’Australia. A piedi. La previsione della partenza diceva: 50mila chilometri in cinque anni. Fa effetto a sentirselo dire, figurati a camminarli. Ma tant’è.

Dicono che dalla provincia partono i sogni più grandi: se non vengono smontati al bancone del bar, che è un tribunale severo ma giusto, hanno davvero le gambe per realizzarsi. A giudicare dal giorno della sua partenza, quello di Mattia deve aver passato l’esame degli amici. Guido Cravero ed io eravamo a Savigliano, il giorno in cui il Mitra è partito davvero. Giravamo un servizio per la Rai. “Senza scomodare Freud, perché?” chiesi ad un Mitra emozionatissimo. “Lo sognavo da tempo” rispose, con una bella urgenza. “Era il momento di farlo”. Pronti: seguì una festa bellissima, in Comune. Tutti gli amici avevano preparato una maschera con la sua faccia. Per un giorno erano diventati tutti Mitra: la lunga processione dietro Mattia, partito solo con un carrellino munito di navigatore GPS e qualche maglietta di ricambio, aveva qualcosa di felliniano. La sua sagoma raggiante si perdeva all’orizzonte mentre la città diventava presto campagna, strada, novità.

Tornando verso Torino per montare il servizio, la superammo, quella sagoma allegra. Savigliano era distante solo pochi chilometri e, nello spiazzo di fronte ad un grosso capannone, il Mitra stava per incontrare il primo di tanti “autogrill” in carne ed ossa: la sua mamma, dolcissima quanto tremendamente preoccupata per il viaggio, lo aspettava con una bella scodella di pasta al pomodoro fumante e l’ultima raffica di coccole. Per lui, per lei.

Nei mesi successivi ho fatto un tifo spudorato per il Mitra. Come tanti altri lo seguivo su Facebook, un puntino che macinava chilometri in una mappa che andava sempre più ad oriente: tutte le avventure, gli incontri, le amicizie sono impresse in queste pagine che hanno ancora attaccato il sapore vivo delle emozioni.

Poi, un giorno, il Mitra mi scrive per dire che la corsa è finita. In Australia: tipo un terzo del percorso stabilito, ma sempre Australia. “Torno a Savigliano, ho esaurito il budget”, raccontava con la tenerezza di chi è un po’ imprenditore di se stesso ma conserva un pizzico di imbarazzo nel dire, semplicemente, che sono finiti i soldi. Ecco, quelli saranno esauriti – i soldi –, ma non certo i sogni. Il puntino sulla mappa è pronto a ripartire. Anche domani, se è il caso. È la storia della sua vita, ormai: un destino. Bisogna solo rimettersi in pista.

Se mai riusciremo ad organizzare un festival di viaggiatori un po’ stranini (il viaggio del Mitra, ed è il suo bello, stranino lo è), Mattia sarà tra gli headliner. Tipo Bruce Springsteen nelle grandi kermesse estive. Perché in fondo, anche lui è nato per correre. Anzi, per camminare.

 

 

 

 
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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