Condividiamo il pane quotidiano

Pubblicato il 04-06-2012

di Andrea Gotico

Una prima donazione per l'emergenza alimentare del Corno d'Africa

Nell'ambito della campagna "Condividiamo il pane quotidiano" abbiamo individuato la realtà delle suore missionarie della Consolata nella missione di Djibuti e della fraternità missionaria di Charles de Foucauld di Cuneo presso Kakuma che lavorano nel Corno d'Africa cui abbiamo destinato gli aiuti raccolti fino ad ora.

una delle piccole scuole del progettoDa anni come Sermig abbiamo nel cuore la storia e le sofferenze del popolo somalo, che dal 1992 abbiamo aiutato con diverse missioni di pace e dal 1990 accogliamo qui in Italia. Un popolo che per noi, in particolare, ha il volto di Annalena Tonelli, donna di pace che ha dato la vita in quella terra.
E’ partito così il tam tam della solidarietà tra i nostri amici qui in Italia che, come molte altre volte, con la generosità di tante piccole gocce ci hanno permesso di raccogliere 17.000 euro. Intanto abbiamo preso contatto con diversi amici che operano in Somalia e nei Paesi vicini e anche questa volta i nostri progetti di pace sono frutto dell’incontro con una comunità che già lavorava sul territorio: quella delle suore missionarie della Consolata.
Sono nati così due progetti: uno con la missione di Djibuti e l’altro con la fraternità di Kakuma, in Kenya.


DjibutiNella comunità di Djibuti si trovano diverse suore che prima operavano a Mogadisho e che ora, nonostante la lontananza, continuano ad aiutare concretamente i profughi che a causa della siccità hanno dovuto abbandonare le loro terre, grazie all’aiuto di collaboratori fidati.
Intervengono in diversi campi: nella sanità, con un piccolo ospedale e due dispensari nei vari centri dei campi profughi; nell’educazione, con tre scuole di recupero per i giovani che non hanno avuto la possibilità di frequentare una scuola; nella distribuzione di tende nei vari campi, perché la gente abbia un posto dove rifugiarsi; nell’agricoltura, trasferendo le famiglie di profughi nei villaggi vicini e donando loro 2 ettari di terra da coltivare. In questo modo aiutano la gente a reinserirsi nel territorio e a diventare una forza per il futuro della Somalia. Formano delle piccole cooperative di dieci famiglie, con persone appartenenti a diverse tribù, in modo che tra di loro si aiutino e si difendano.

missione a djibutiCi sono cooperative per la coltivazione del mais, della verdura, di cereali, di banane, che producono qualcosa per loro ed anche per gli altri. La maggior parte dei terreni sono stati messi a disposizione dagli anziani dei vari villaggi per aiutare i loro fratelli in difficoltà, mentre le suore si sono impegnate nel trasporto delle famiglie dai campi profughi alle aziende agricole e nell’aratura del terreno che, essendo incolto da oltre venti anni, deve essere dissodato. Gli abitanti dei villaggi si sono offerti di donare i semi mentre dalla Spagna hanno avuto in dono due bei motori per l’irrigazione dei vari progetti.


 A Kakuma, invece, il nostro contributo è andato a due piccole scuole di inglese che le suore hanno avviato per le donne del campo profughi che provengono da diversi Paesi – Sudan, Rwanda, Burundi, R.D. Congo, Somalia – e che sono le più vulnerabili ed emarginate. La “scuola”, realizzata in due povere capanne offerte dalle mamme stesse, è un mezzo per raggiungerle, conoscerle e conoscere il peso della sofferenza che si portano addosso per quanto hanno vissuto nelle loro terre. Offre loro la possibilità di imparare la lingua usata dalle ONG nel campo profughi, in modo da poter richiedere e far giungere gli aiuti a chi ne ha più bisogno.

lezione al campo profughi di kakumaLa situazione in Somalia è molto complessa: alla violenza che infierisce in tutti i modi si aggiunge ora la tremenda siccità, che ha costretto la gente ad abbandonare il proprio habitat e migrare in cerca di aiuto per poter sopravvivere. Proprio per questo gli aiuti, che grazie a moltissime persone abbiamo potuto raccogliere, sono particolarmente preziosi.

suor gianna dalla missione di kakumaCome ci ha scritto suor Marzia Feurra da Djibuti, “per noi è di grande consolazione il fatto che non abbiamo mai abbandonato queste persone ed in tutti i modi abbiamo cercato di essere con loro nelle sofferenze cercando di aiutarle per le necessità più urgenti. Sono tutte piccole gocce di rugiada in un terreno arido, ma noi abbiamo fede che qualcosa di bello nascerà perché dove c’è comunione c’è Dio”.

La Redazione

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