Fare Chiesa: le istruzioni di Gesù

Pubblicato il 22-01-2014

di Andrea Gotico

Ogni martedì alle ore 20.30 la Fraternità, gli amici e volontari del Sermig e tutti coloro che lo desiderano si ritrovano all'Arsenale per rinsaldare le motivazioni del loro cammino, con l'aiuto del silenzio, della Parola di Dio e della musica. Ogni volta uno di noi della Fraternità offre degli spunti di riflessione e testimonianza a partire da un brano della Parola di Dio.
La rubrica "I martedì del Sermig" desidera condividere con voi questi spunti. Per rinnovare la speranza.


Commento a Giovanni 21,1-19

“Io vado a pescare”
La prima frase di Pietro è l’affermazione della propria autonomia. Pietro non è ancora entrato nella dimensione del noi, non ha ancora accettato fino in fondo di appartenere ad una comunità. Si comporta come ognuno di noi quando pensa che gli altri gli stiano chiedendo troppo, o che la vita gli stia chiedendo troppo: afferma il diritto di pensare solo a se stesso. “Adesso io mi guardo un film e guai a chi mi chiede qualcosa”.

“Veniamo anche noi con te”
Il noi rincorre Pietro. È finita l’epoca dei progetti individuali. Accettare di seguire Gesù è come accettare di fare famiglia, si entra in un progetto che riguarda una comunità e, che lo vogliamo o no, da quel momento ogni nostra azione ha un peso sulla famiglia, sulla comunità: può essere di esempio e incoraggiamento oppure far fare a tutta la comunità un passo indietro.
Questo tornare a pescare mentre una missione li attende è un passo indietro per i discepoli. Eppure, nei momenti di confusione o di fragilità, ci illudiamo anche noi che tornare alle nostre vecchie abitudini ci possa fare star meglio. Ma non è così, perché noi ormai siamo cambiati e non è più lì che possiamo trovare quello che stiamo cercando.
Le vecchie abitudini portano solo delusione, si rivelano sterili: “quella notte non presero nulla”. E a volte addirittura quelle vecchie abitudini portano con sé conseguenze pesanti: le paghiamo più di quanto non accadesse in passato. Perché Gesù ormai non vuole più che perdiamo tempo, che ci facciamo del male. Vuole che ci facciamo solo del bene.
Vuole che il campo d’azione ci sia indicato solo dal suo Spirito. Il libro degli Atti non si stancherà di ripetere che Pietro, Paolo e perfino dei pagani agiscono sempre dopo aver chiesto consiglio nella preghiera e guidati dallo Spirito.

Tornare a pescare
Per Pietro però c’è anche altro in quel ritorno a pescare.
Pietro è inquieto, non sa cosa fare e forse sente anche il peso di quella comunità che attende da lui una decisione. Dentro di lui c’è il bisogno di ritrovare la chiarezza del primo incontro, quell’emozione che gli aveva cambiato la vita, ha bisogno di rinfrescare le motivazioni che allora l’avevano convinto a seguire Gesù.
E proprio mentre pescava su quello stesso lago Gesù gli ha rivolto la parola per la prima volta. Mi viene in mente quante volte nei momenti bui mi sono trovata a rileggere quei passi del vangelo che mi avevano acceso il fuoco nel cuore agli inizi, o le pagine del mio diario in cui ho annotato alcuni momenti forti del mio rapporto con il Signore.
Come una coppia che in un momento di crisi torna sul luogo del primo incontro, o del viaggio di nozze per ritrova lo spirito degli inizi.
Se la ricerca è sincera, tornare sui passi degli inizi non può che fare del bene: il Signore si fa trovare e tutto cambia prospettiva.

“Gettarono la rete e non riuscivano più a tirarla su per la gran quantità di pesci”
La risposta di Gesù alla nostra crisi non ci sradica dalla situazione nella quale ci troviamo per catapultarci subito altrove. La scena rimane la stessa. Ma la presenza di Gesù dona una qualità nuova ai nostri gesti quotidiani. Gli stessi gesti, poco prima sterili, ora acquistano una fecondità che ci stupisce.
Eppure ormai è l’alba e tutti sanno che non si pesca all’alba, si pesca di notte! Ma la fecondità non dipende dalle “condizioni ideali”, dipende dal fare con o senza Gesù. “Rimanete con me e porterete molto frutto” aveva detto Gesù ai suoi nel discorso sulla vite e i tralci (Gv 15). Per me negli anni è diventata una scoperta preziosa: solo stare dentro la missione che Gesù sta tracciando per me dona forza e fecondità alle mie azioni. Altrimenti, mi trascino, tiro sera, perché sto vivendo una vita che non è la mia. Appena ho capito questo, ogni volta, il Signore mi ha teso la mano e la mia vita ha fatto una svolta.

“Allora quel discepolo che Gesù amava… Simon Pietro… gli altri discepoli…”
Il vangelo ci presenta ora una sequenza di azioni che hanno per protagonisti i vari discepoli: ognuno ha il suo ruolo dentro la comunità.
Il discepolo amato ha uno sguardo contemplativo sulla realtà. Perciò riconosce per primo, nella pesca miracolosa, la presenza del Signore. E la condivide subito con Pietro: “E’ il Signore!”. Pietro “appena udì che era il Signore si gettò in mare”: non ha i doni di intuizione dell’altro discepolo, ma fa un atto di fiducia in quello che l’altro ha “visto” e su quella fiducia intraprende con prontezza l’azione. Pietro ha finalmente accettato di dover essere lui ad indicare la via agli altri. Gli altri discepoli “vennero con la barca trascinando la rete piena”: la comunità si muove sulla fiducia di chi la guida, ma occorre una comunità per far muovere la barca e portare a casa dei frutti.
La presenza di Gesù, riconosciuta, accolta, ricrea la comunità.

Giunti a riva, Gesù consegna loro lo stile di vita della comunità:
1. “videro un fuoco di brace con del pesce e del pane… venite a mangiare… prese il pane e il pesce e lo diede loro” Gesù compie gesti di cura: essere custodi gli uni degli altri, nutrire la fame dell’altro… La comunità è chiamata a vivere la comunione, permettendo così la presenza del Risorto.
2. “mi ami tu? … pasci…”
Pietro pochi giorni prima aveva tradito tre volte Gesù. Gesù ora gli permette di riconfermargli tre volte il suo amore. Non gli rivolge nessun rimprovero: riannoda solo il patto d’amore. Su questo perdono di Gesù si fonda la Chiesa. Ecco il modo in cui Pietro dovrà essere pastore: prima di tutto nella misericordia.
Ma Pietro potrà farlo solo se amerà Gesù “più di costoro”, se saprà rinnovare continuamente questo amore radicale (la triplice dichiarazione richiestagli da Gesù). Un amore molto forte per Gesù è l’unica condizione davvero indispensabile per portare una responsabilità sugli altri dentro la Chiesa.
3. “un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi” Non appartenersi più per appartenere solo alla missione che Gesù ci ha dato. Questo è dare la vita. Poi può capitare che ci sia chiesta anche la testimonianza del sangue, ma non si improvvisa. Come non si improvvisa un perdono in un punto di morte. Nascono solo da uno stile di vita.

“Seguimi”
L’invito rivolto a Pietro è rivolto a tutti noi. Quali sono le vecchie abitudini che ancora ci frenano? Le autonomie che ancora ci dividono dalla nostra famiglia, dalla nostra comunità, dalla missione che il Signore ci ha affidato?

Elena Goisis
Fraternità della Speranza

More info: I martedì del Sermig

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok