UdD: coming soon…

Pubblicato il 11-06-2012

di Andrea Gotico

Si è conclusa il 30 maggio la sessione 2011-2012 dell'Università del Dialogo, un ciclo di incontri iniziato nell’ottobre scorso. Il tema, Riparatori di brecce, è stato scelto perché guardandoci intorno abbiamo visto tante fratture, tanta frammentazione, tanta disgregazione sia a livello personale che sociale ed economico.
Brecce che abbiamo provato ad affrontare assieme ai nostri ospiti: Alessandro D'Avenia, Susanna Tamaro, Arturo Brachetti, Stefano Zamagni, Luciano Monari, Andrea Agnelli e Raffaele Cantone. Con loro giovani e adulti si sono confrontati in un dialogo a tutto campo. Sono stati sette incontri davvero partecipati, abbiamo vissuto l’emozione di essere in tanti (oltre 3.000 presenze) nella ricerca di risposte che cambino la vita, che riportino speranza.
In autunno riprendiamo! A breve in questo spazio troverete le anticipazioni della prossima sessione. Intanto, per chi non avesse potuto partecipare, un breve riepilogo degli incontri.

La passione educa
Lo scrittore Alessandro D’Avenia è stato il primo ospite del ciclo, iniziato in ottobre. Con il libro “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, che ora diventerà un film, ha incrociato la strada di tantissime persone, di tantissimi giovani. Alessandro però è anche un insegnante che ha scelto di vivere in pienezza il suo mestiere.
L’amore per l’insegnamento, l’esempio ricevuto, la scoperta dell’io come compito sono stati il fulcro della sua esperienza umana e professionale. Con lui abbiamo sviscerato il tema della “passione” vista non come semplice piacere di fare le cose, ma come coinvolgimento profondo della persona, che tocca le sue corde più profonde, il senso della vita, della responsabilità, dell’impegno accolto e portato fino in fondo, degli ideali.

A braccia aperte
Con Susanna Tamaro abbiamo affrontato un tema molto delicato, il dolore personale ed altrui. Per aiutarci a scioglierne i nodi servono più chiavi: silenzio, accoglienza, condivisione. Le lacrime hanno le braccia aperte, quando accogli il dolore, ma anche quando sei crocifisso. Martedì 29 novembre giovani e adulti si sono confrontati con la scrittrice italiana più letta all’estero: “Il dolore è il più grande tabù della società di oggi, - ha detto – quando arriva c’è sempre un colpevole da processare. Invece, il dolore è parte costituente della vita. Chi lo affronta, ha la possibilità di mettere in luce una parte segreta di se stesso e di conoscere cose difficili, pesanti, ma fondamentali”. Susanna lo ha capito sulla sua pelle: l’esperienza di una famiglia “assente”, un’inquietudine compagna da sempre, la speranza che comunque si fa spazio. Con pazienza e gradualità.

Di sogni e di meraviglia
Arturo Brachetti, torinese, trasformista, si è raccontato all’Università del Dialogo in un incontro a gennaio sul tema dei sogni dei giovani. “Una volta, dopo lo spettacolo, arriva in camerino un bambino di cinque anni, accompagnato dal padre. “Dai, dai, fagli la domanda!”. Lui prende coraggio e mi dice: “Ma adesso che torni a casa, prendi il taxi oppure voli?”. Questa cosa mi ha riempito di gioia per una settimana. Perché io vivo della meraviglia di chi ho davanti”. Arturo Brachetti spiega con un aneddoto la bellezza della sua arte, quella del trasformismo. Si deve a lui la riscoperta di un genere teatrale inventato da Leopoldo Fregoli agli inizi del ‘900 e di fatto scomparso con la sua morte. La passione di un ragazzo di 15 anni ha fatto il “miracolo”. Oggi, Arturo Brachetti è il più grande trasformista del mondo: a partire dagli anni ’70, ha reinventato i trucchi di un tempo, li ha fatti incontrare con la poesia del teatro. Una carriera di oltre 30 anni, nata da un sogno diventato progetto di vita. Con metodo e fatica.

Il dividendo della fraternità
L’economista Stefano Zamagni è stato nostro ospite a marzo. La sua riflessione, stimolata da molte domande, si può considerare una risposta alla crisi realizzata con il metodo di un’economia di relazione.
“La differenza tra fraternità e solidarietà è in un volto. Il volto di chi hai davanti, la capacità di entrare in relazione con gli ultimi. Non è un’utopia, ma una realtà possibile, nel piccolo come nel grande”. Stefano Zamagni è diretto, sa difendere con passione le sue idee. Nel suo intervento ha dato voce alle convinzioni maturate in tanti anni di insegnamento come docente di Economia politica all’Università di Bologna. Consultore del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, Zamagni è stato uno dei principali collaboratori di papa Benedetto XVI nella stesura del testo dell'Enciclica Caritas in veritate. Tra i suoi campi di interesse, i legami tra economia e mondo del no profit.

Vicino all’uomo, vicino a Dio
Il 26 marzo l’arcivescovo di Brescia Luciano Monari, biblista, si è confrontato sul tema “Vicino all’uomo, vicino a Dio”. Ci siamo chiesti: l’uomo di oggi ha ancora bisogno di Dio? Secondo noi, questa é la frattura più profonda del nostro tempo. Solo l’esempio e la credibilità delle scelte possono ricomporla. Ma coma si fa a sentire Dio vicino alla propria vita? A queste e altre domande ha cercato di rispondere mons. Monari.
Nella sua riflessione, è emersa la logica della Beatitudini, la logica di un Dio che si fa vicino attraverso ogni gesto d’amore. L’incontro con Dio si attua in ogni gesto d’amore: “La logica di fondo è una sola: la volontà di Dio che l’uomo viva. I miracoli sono segni di potenza, ma sono prima di tutto dei segni di amore. Sono gesti con cui Gesù dice all’uomo: io voglio che tu viva”.



Il futuro è un’impresa

Abbiamo ospitato il giovane imprenditore torinese Andrea Agnelli, presidente della Juventus, a due giorni dal 30esimo scudetto. Il tema scelto riguardava il sogno di futuro dei giovani. Ci ha fatto presente che, in fondo, anche il calcio ha a che fare con i sogni dei giovani: “Guidando una grande squadra di calcio, ho la fortuna di avere a che fare con i sogni delle persone. È una cosa bellissima, una sfida importante, difficile, che tuttavia dà degli stimoli incredibili. Il calcio può portare sprazzi di felicità. Quando la Juventus ha vinto lo scudetto ero a casa e in TV ho visto le immagini della festa in tutte le piazze di Italia. Sapere che dopo un anno di lavoro abbiamo potuto dare un sorriso alle persone, mi ha ripagato di ogni sacrificio”.

Convertire le mafie
Il magistrato Raffaele Cantone è stato l’ospite dell’ultimo incontro. Per combattere le mafie la repressione non basta. Occorrono scelte di vita. Forti e vere, come la sua. Cantone è magistrato per una scelta d’amore. Amore per la sua terra: la Campania. Terra di cuore, anima e sangue. “Nel mio piccolo ho voluto dimostrare che la mia non è una terra maledetta, semplicemente la terra dei boss. Da noi la terra non è madre, è vittima. Chi la ama veramente deve far capire che è possibile cambiare le cose attraverso comportamenti concreti”. Cantone lo ha fatto indagando sul clan dei Casalesi. Sono sue le principali inchieste degli ultimi anni, raccontate anche da Roberto Saviano in Gomorra. Come si vincono le mafie? “La repressione da sola non basta, – spiega Cantone - serve semplicemente a creare un ricambio generazionale, a consentire a chi è fuori dalla porta di entrare delle mafie. Bisogna intervenire su tutti gli altri aspetti e su tutti gli altri mondi”.

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