Van Thuan

Pubblicato il 19-04-2013

di Annamaria Gobbato

Arsenale della Pace, Torino, 20 ottobre 2001. “Sono stato più di tredici anni in prigione di cui nove in isolamento completo, cioè senza visite di parenti, da solo con due guardie. Un gruppo di cinque guardie stavano fuori dalla cella e avevano l’ordine di non parlarmi. Avevano detto loro che ero un vescovo pericoloso. Mi sono chiesto: cosa posso fare io per questi poliziotti? Io sono ancora ricco, ho ancora nel mio cuore l’amore di Gesù che posso condividere con loro e così ho cominciato a parlare loro della vita nei Paesi in cui ero stato e pian piano sono diventati miei amici”. Il cardinal Francisco Xavier Nguyen Van Thuan raccontava così la sua esperienza nelle carceri vietnamite, in occasione del conferimento del premio Artigiano della pace a lui assegnato dal Sermig nel 2001.

È lui il primo maestro del Sermig scelto come protagonista di questa nuova rubrica. Morto nel 2002, è stato per noi un maestro di speranza, il suo motto era Gaudium et Spes, gioia e speranza. A chi gli chiedeva come aveva potuto resistere in carcere, rispondeva: “Vivendo il momento presente. Dio non viene mai meno alla sua fedeltà”. Lui cercava di stare al suo passo: prete fino al midollo, celebrava l’Eucaristia nella celletta (lunga appena lo spazio per stendersi) con tre gocce di vino e una mollica di pane. “Sono state le messe più belle della mia vita”. Ora è in corso il processo di beatificazione. I tempi dell’uomo sono lunghi, quelli di Dio no: Van Thuan è già santo!

di Annamaria Gobbato - I nostri maestri – Rubrica di Nuovo Progetto

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