Agenda 2030
Pubblicato il 17-03-2021
Con un anno che si è chiuso e un altro che si è ormai aperto, l’immagine dello scorrere del tempo si può ben applicare, oltre che alle nostre vite, anche al pianeta e al suo stato di salute: quello economico, quello sociale e quello ambientale. Sappiamo tutti che a livello globale il consesso delle Nazioni Unite si è dato una tabella di marcia molto precisa, individuando direzione da prendere, strada da percorrere e obiettivi da raggiungere.
È quella che conosciamo con il nome di Agenda 2030, il piano d’azione sottoscritto nel 2015 da 193 Paesi del mondo che individua, appunto, 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro l’anno 2030. Molto inchiostro è stato finora versato sul tema e assai di più ne sarà versato nel decennio che ci aspetta, ma è possibile capire a che punto siamo qui in Italia, in cosa stiamo andando bene e in cosa invece siamo pericolosamente indietro? Ci aiuta un lavoro pubblicato dall’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, una rete di organizzazioni della società civile, oggi con oltre 280 aderenti, creata proprio per diffondere la cultura della sostenibilità e la conoscenza dell’Agenda 2030. Ebbene, dall’analisi effettuata scopriamo che abbiamo buone possibilità di centrare il bersaglio su alcuni target quantitativi che sono associati a tre dei 17 obiettivi (altrimenti detti “Goal”): si tratta del Goal 2 (relativo alla quota di coltivazioni destinate a colture biologiche), del Goal 3 (che punta alla riduzione del tasso di mortalità dovuto alle cause più frequenti) e del Goal 16 (relativo al contrasto dell’affollamento degli istituti di pena).
Non siamo messi affatto male anche con altri quattro target che riguardano il Goal 4 (Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione e Quota di laureati e altri titoli terziari), il Goal 7 (Quota di energia da fonti rinnovabili) e il Goal 13 (Quota di emissioni di gas serra), con questi ultimi che peraltro sono obiettivi primari anche del cosiddetto Green Deal europeo.
Se fin qui tutto sommato ce la caviamo, le noti dolenti arrivano sui rimanenti 14 target quantitativi, che riguardano in sintesi il Goal 1 (Quota di persone a rischio povertà ed esclusione sociale), il Goal 2 (Uso dei fertilizzanti), il Goal 3 (Incidenti stradali), il Goal 5 (Parità di genere nel tasso di occupazione), il Goal 6 (Efficienza delle reti idriche), il Goal 8 (Tasso di occupazione 20-64 anni), il Goal 9 (Spesa per ricerca e sviluppo), il Goal 10 (Disuguaglianza del reddito disponibile), il Goal 11 (Qualità dell’aria e offerta del trasporto pubblico), il Goal 12 (Produzione di rifiuti), il Goal 14 (Aree marine protette), il Goal 15 (Consumo di suolo e Aree protette terrestri), il Goal 16 (Durata dei procedimenti civili).
Insomma, l’Italia – dice l’ASviS – non è su un sentiero in linea con gli Obiettivi dell’Agenda 2030 e la crisi in atto, peraltro, impatta negativamente su ben nove di essi. E c’è quindi bisogno di averlo presente, per disegnare strategie e azioni del prossimo decennio.
Stefano Caredda
NP gennaio 2021