Amare la vita

Pubblicato il 23-04-2021

di Rosanna Tabasso

Dopo oltre quarant’anni, per la prima volta non sono stati il cenone del digiuno e la marcia della Pace ad introdurci nel nuovo anno. Ognuno di noi dalla propria casa ha certamente ricordato le esperienze vissute, ma nessuno si è limitato a ricordare con nostalgia. Abbiamo scelto di guardare avanti e di comunicarlo con i mezzi di cui disponiamo. “C’è vita!” è stato il messaggio che abbiamo cercato di comunicare, nella nostra chiesa vuota, davanti alla telecamera che ci portava nelle case di tanti amici collegati con noi. Abbiamo cercato di trovare insieme le ragioni della speranza, oltre i limiti imposti dalla pandemia.
Mentre sotto i nostri occhi scorrevano le immagini di un fiume d’acqua viva, ascoltavamo il capitolo 47 del profeta Ezechiele: l’acqua sgorga dal tempio, dal luogo della presenza di Dio, si spande, cresce e dove arriva restituisce vita alla terra arida, risana ogni cosa. La rinascita, la speranza, la vita trovano la loro sorgente in questa presenza viva di Dio che non abbandona mai le sue creature e tutto il creato.

L’anno appena iniziato non sarà meno difficile di quello appena concluso e l’aridità del cuore rischia di prenderci, di entrarci dentro di rendere anche noi tristi e depressi ma la presenza di Dio nel segno dell’acqua che sgorga da lui ci restituisce speranza, ci restituisce amore per la vita. L’anno che inizia è un anno di vita da amare nonostante tutto, non è scontato in un tempo così difficile e ci fa bene ricordarlo. La promessa di Gesù ci guida: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva» (Gv 7,37-38). Questa promessa ci re-immette nella vita, ci impegna ad amare la vita in ogni sua sfaccettatura, saperne vedere la ricchezza sempre, anche nei tempi di fragilità. Ci sono persone che incarnano questo amore per la vita e sono esempi da ricercare, da cui imparare perché sanno esprimere amore per la vita in ogni situazione, senza fanatismi, in modo naturale.

Penso a Cecilia, amica del Sermig della prima ora. Una donna semplice, modesta, sempre affaccendata, sempre a disposizione con naturalezza, senza mezze misure ma senza esagerazioni.
Equilibrata, pratica e insieme profonda. C’era sempre ad ogni nostra iniziativa, e ogni nuova emergenza la trovava in prima linea, per aprire una nuova accoglienza, per partecipare ad un incontro… Non compariva ma c’era. Come c’era per ogni persona che “adottava” e che aveva in lei un punto di riferimento costante, fedele nel tempo. Ho il ricordo delle sue telefonate per consegnarmi persone che avevano problemi e per cui cercava di trovare soluzioni, o che voleva affidare alla nostra preghiera … Tutta una vita vissuta così, senza mai trascurare la sua famiglia, il suo essere moglie, mamma, nonna. Cecilia era così e dirlo ora che in un amen è partita per il Cielo non è retorica, è riconoscere il bene che ha lasciato in tutti noi. È riconoscere il suo inno alla vita e fare nostra la sua testimonianza silenziosa.

Anche gli anni di Mariose, amica della prima ora, sono stati un inno alla vita. Era disabile ma ha sempre partecipato alla vita del Sermig accompagnata da un gruppo di amiche che l’hanno sempre seguita. Negli ultimi dieci anni era venuta a vivere all’Arsenale, con noi. Con la sua determinazione è stata un esempio di amore per la vita in una persona fragile sia fisicamente che psicologicamente. I suoi limiti erano evidenti eppure viveva pienamente ogni momento della sua giornata: i suoi servizi in lavanderia o negli uffici, le sue amicizie, le telefonate alle amiche, gli appuntamenti con i suoi programmi preferiti alla tv, la cura per le piante, la sua camera piena di luce. Le piaceva tutto ciò che poteva vivere e tutto in lei esprimeva la pienezza della sua vita. Quando desiderava qualcosa in più o qualcosa di diverso diventava martellante per cercare di realizzare il suo desiderio, ma se poi non ci riusciva, tornava ad accontentarsi di ciò che aveva. Ci ha insegnato che c’è modo di amare la vita anche nel poco che hai e nel tanto che ti manca.

Penso anche a Lidia, ultranovantenne, che ha sempre lottato con i suoi mali ma non ha mai perso il sorriso, ha sofferto ma è sempre andata avanti, è caduta ma si è sempre rialzata, si è ammalata ed è guarita e ogni volta ci ha lasciato capire che a guarirla era l’amore di chi la curava, perché la vita si nutre di amore. Ha così aggiunto giorno a giorno, con la gioia di vivere, ed è stato così fino all’ultimo respiro, quando ha lasciato tutto ciò che ha amato e tutti quelli che l’hanno amata in terra per un Amore più grande.
Amava la vita. Ora, in Dio, è nella vita per sempre.

Vivere la vita con pienezza, questa è la lezione che ci lasciano questi amici.
Nessuna di queste persone ha avuto vita facile, ognuna ha vissuto le sue battaglie, ha attraversato tempi faticosi ma tutte hanno in comune la passione, l’amore per la vita in ogni suo tempo, in ogni sua stagione, in ogni sua forma. È questo che ci testimoniano, è questo che ci insegnano. Il fiume d’acqua viva c’è e scorre in tante, tante persone che vivono silenziosamente vicino a noi. La sorgente della vita è Dio. Ognuno di noi è bagnato da questo fiume che rende feconda la nostra vita, la risana e la rende vita piena in ogni tempo, in ogni stagione. Anche in tempo di Covid non dimentichiamoci di vivere e di amare la vita. È anche il dono più prezioso che ci ha dato!

Rosanna Tabasso 
NP gennaio 2021

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