Cosa comune

Pubblicato il 04-09-2023

di Corrado Avagnina

Quando si parla di “casa comune” il primo richiamo cade sul creato che abitiamo, per il quale si continua a essere disattenti, curandolo poco o rovinandolo con piccoli e grandi gesti quotidiani, con mancate scelte di sistema che ne accorciano la vita e lo compromettono su vari fronti. Ma c’è una “casa comune” che pure non va bypassata, che ci ingloba e ci tocca, eccome. Ci è stata ricordata lo scorso 2 giugno, nella Festa della Repubblica. Infatti non è per nulla banale dirci che abbiamo un urgente bisogno di ricomprendere il valore della nostra casa comune che si chiama Repubblica. Può essere salutare rimettere a fuoco i valori di democrazia che oltre 75 anni fa hanno visto le generazioni di allora voltare radicalmente pagina, dopo il buio della dittatura e il baratro della guerra, grazie anche a chi seppe coraggiosamente da che parte stare nei frangenti più complicati attraversati dal nostro Paese. Adesso sono molti decenni che la Repubblica ci contiene, irrobustendo i suoi punti fermi, passando in mezzo a tante difficoltà e ricorrenti stagioni critiche, facendo i conti con calamità assortite, risollevandosi con coraggio e determinazione, coltivando anche visioni innovative come la dimensione europea, cercando risposte alle necessità di un popolo che deve guardare avanti.

La Repubblica c’è. È l’habitat in cui ritrovarci, contando su un denominatore comune che dà sicurezza. Perché ognuno può sentirsi protagonista, con diritti e doveri, sorretto da convinzioni solidali e democratiche, con apertura di libertà e di dignità per ciascuno, nel rispetto reciproco. Si può sempre ripartire da una sorgente che non inaridisce mai, qual è la nostra Costituzione. Le sfide non mancano. Dal sentirci parte di un’Europa che sa di pace e di condivisione, investendo nel primato della persona e della vita, bandendo le logiche della guerra e dei blocchi contrapposti e sempre più armati, delle discriminazioni, delle chiusure, dei razzismi serpeggianti, dei muri che dividono... al vincere le tentazioni di ripiegarsi sui micro o macro-egoismi, all’abdicare nel farsi carico della cosa pubblica finendo nelle secche dell’assenteismo alle urne. Ma la Costituzione è ancora luce autentica su tutto questo. E ci vorrebbe un clima costituente, come nel ’46-’47, per riassumere la Costituzione come scenario fondante, sempre. Il resto viene dopo, dentro coordinate della Carta.

Corrado Avagnina

NP Giugno-Luglio 2023

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