Che azzardo!

Pubblicato il 03-11-2023

di Stefano Caredda

Una crescita clamorosa, cifre che segnalano una situazione apparentemente senza freni, in cui l’illusione di una vincita che risolva in un sol colpo di bacchetta magica tutti i propri problemi economici è l’esca che conduce ad un ulteriore impoverimento economico e sociale, con conseguenze spesso ancora nascoste e destinate però prima o poi ad emergere. L’Italia è diventato il Paese del gioco d’azzardo: slot machine, videolottery, gratta e vinci, scommesse sportive, lotto, roulette e giochi di carte non hanno più freni e lo scorso anno gli italiani hanno speso in questo settore l’esorbitante cifra di 136 miliardi di euro, destinata probabilmente ad essere ulteriormente superata nel corso del 2023.

Cosa siano 136 miliardi di euro di spesa è difficile perfino spiegarlo: la manovra economica del governo per quest’anno è stata di 35 miliardi di euro, la spesa complessiva per scuola e istruzione in tutto il Paese vale 52 miliardi di euro annui, perfino il finanziamento dell’intero Servizio Sanitario Sanitario (128 miliardi di euro prevista nel 2023) è una cifra inferiore al totale speso nell’azzardo.
Solo la spesa alimentare, cioè quello che mettiamo ogni giorno nel carrello della spesa, è ancora superiore (160 miliardi nel 2022). Ma per quanto ancora lo sarà? 136 miliardi di euro equivalgono al 7% del Pil nazionale. Il turismo, in un Paese di bellezze artistiche e culturali come l’Italia, vale meno: il 6% del Pil. Che cosa stiamo diventando?

A crescere in questi ultimi tre anni è stato soprattutto (complici le chiusure delle sale gioco per Covid) l’azzardo online: 73 miliardi di euro giocati in rete nel 2022, il doppio di quanto accadeva nel 2019. In un Paese peraltro che è agli ultimi posti in Europa per connessioni internet, diffusione del wi-fi e copertura del territorio ad alta velocità. Mentre esplode l’online, il gioco fisico sta pian piano ritornando ai livelli pre-Covid. Insomma, fra i due non c’è contrapposizione: si è ampliata l’offerta e i giocatori sono sempre di più. La media, considerando la popolazione fra 18 e 74 anni, è di 1.719 euro giocati in un anno da ciascun cittadino. Una fortuna.
E guarda un po’, si gioca soprattutto nelle aree in situazione socio economica peggiore: nelle province di Benevento, Crotone, Reggio Calabria, Messina, Siracusa e Palermo si giocano somme triple o quadruple rispetto a Modena, Bergamo, Firenze, Trieste, Padova e Verona.

Alcune ricerche segnalano che un numero crescente di minori ha dimestichezza con l’azzardo e comincia ad essere evidente che una serie di videogiochi, considerati innocui, predispongono all’azzardo fin dall’infanzia, come quelli che simulano vincite o che richiedono acquisti in app per continuare a giocare.
Si gioca in classe, nella propria camera, in assenza di ogni controllo sociale possibile nel gioco fisico. Dove stiamo andando?

Il fenomeno dell’azzardo, come ben si sa, ha conseguenze sociali devastanti.
Che è difficile contabilizzare. Disastri economici, personali e familiari, matrimoni distrutti, relazioni rovinate, disperazione, depressione, perfino suicidi: costi ingenti destinati dunque a crescere. Il che fare è un dilemma, non ci sono ricette semplici e preconfezionate: sicuramente però non è una buona idea far finta di niente. Aprire gli occhi è il primo passo per muoversi.

La proposta di legge di iniziativa popolare contro il Gioco d’Azzardo patologico è stata bocciata dalla maggioranza del Consiglio regionale del Piemonte in pochi minuti.
Giochiamo la nostra partita è la campagna lanciata da 40 realtà del terzo settore, 21 consigli comunali e sostenuta da 12mila elettori del Piemonte per sostituire l’attuale legge che ha causato un preoccupante aumento delle giocate.

 

Stefano Caredda
NP ottobre 2023

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