Covid-19 e sistema moda

Pubblicato il 28-11-2020

di Elisa D’Adamo

L’emergenza Coronavirus ha cambiato la nostra quotidianità, ci ha costretti a riconsiderare le certezze e a ridisegnare le priorità. Anche il sistema moda ne ha risentito con inevitabili ripercussioni nelle abitudini e nei consumi. La moda rappresenta uno dei pilastri dell’economia italiana e riveste una forte componente antropologica, talvolta diventando strumento di comunicazione e riconoscimento. Durante il lockdown le aziende tessili hanno convertito la loro produzione per realizzare mascherine e camici. Dalle grandi catene al piccolo negozio di quartiere, tutto – o quasi – si è trasferito sul digitale, garantendo continuità di servizio per cittadini e attività. Da febbraio ad oggi, gli acquisti on-line sono passati da 27 a 29 milioni.
 

Il 18 maggio ha segnato la riapertura dei negozi: distanziamento, ingressi contingentati, igienizzazione della merce e delle superfici, molto è cambiato e grandi sono gli sforzi di tutti nel tentativo di instaurare una nuova normalità. Secondo le stime di Federazione Moda Italia il mercato della moda vale circa 97 miliardi di euro ma nel 2020 si prevede una perdita di oltre il 50%. Negozi chiusi e crollo della domanda hanno messo in ginocchio piccoli negozianti e produttori, ma anche big del settore, soprattutto quelli della cosiddetta “fast fashion”, la cui produzione è fortemente globalizzata. Urge un cambio di rotta: un nuovo modello di business con un sistema di produzione e distribuzione sostenibile, una gestione di qualità delle risorse umane coinvolte, una maggiore coerenza tra quello che si comunica con il marketing e quello che realmente si fa. Riuscirà questa emergenza globale a ristrutturare il modus operandi del sistema moda?

 

Elisa D'Adamo

da NP ottobre 2020

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