Dalle fondamenta

Pubblicato il 07-11-2020

di Corrado Avagnina

La cronaca di quest’estate ha registrato un rincorrersi inquietante di gesti di violenza pesante, lasciando più vittime sul campo, colpite talvolta fino alla morte. Questo atroce stillicidio è stato avvertito come un fenomeno che agghiaccia, nonostante la stagione del solleone. 

Molti ci hanno riflettuto su. Il comune denominatore di quanto è avvenuto sta appunto nella violenza, spesso senza freni. Poi a monte ci sono le storie complicate che hanno portato a questi esiti sconvolgenti e sconfortanti. Quindi se ne parla con commenti di vario tenore. Sappiamo quasi tutto in tempo reale, qualche volta poi le cose vanno ridimensionate, in alcuni casi si deve fare la tara e pure ripartire le responsabilità dirette, negli sviluppi successivi quindi molti risvolti si chiariscono o si complicano... Ma restano in piedi comunque gli episodi di violenza, in situazioni persino impensate circondate da disagio o degrado per lo meno etico-morale, con coscienze e sensibilità stravolte. Perché poi le vittime non si cancellano, anzi chiedono fortemente conto di quanto avvenuto. A ricordare a tutti che si sta precipitando molto in basso. Con lutti, lacrime, strazi, sofferenze laceranti. Le cronache sono anche tallonate dalla tempistica, per cui c’è sempre un nuovo fattaccio che fa passare in ombra progressivamente ciò che ha colpito e frastornato in precedenza. Ma la realtà – al di là dei riflessi sui media – non si può annullare o bypassare. E l’estate seminata di violenze, spesso con giovani vittime, ci interpella eccome. Molti commentatori hanno scavato dentro queste derive assortite e sequenziali. Tutte le riflessioni vanno tenute presenti e soppesate, se non altro per evitare che si confondano le carte e facendo sì che si colga nel segno, per il peggio che capita. C’è di che ripensare spassionatamente e con i nervi saldi, senza mascherarsi dietro troppe scusanti, in una società che raccoglie questi cocci sanguinanti di disumanità, ritrovandosi magari smarrita e disorientata. Il momento complessivo si connota di una marcata gravità, che si inserisce in contesti diversi, ma dove sempre viene allo scoperto il gesto o premeditato o istintivo di colpire, fare male, offendere e... uccidere. 

Dietro ci sta un dilagare di atteggiamenti sconcertanti, senza rispetto, senza remore, senza scrupoli... in cui si impongono spesso l’odio, la vendetta, il rancore infinito, la sopraffazione, la forza bruta, la reazione passionale... Ci si deve interrogare su questi semi avvelenati che danno frutti di violenza e di morte. Vanno rimboccate le maniche con coraggio ed inventiva sul fronte composito che sa di educazione, famiglia, comunità, mass-media... per ridisegnare i tratti di un’umanità che non può solo di- struggersi così. Si fa urgente ripartire un po’ dalle fondamenta, da una in particolare: «Basta odio!». Come ha detto a Caivano don Patriciello al funerale di Mariapaola, 18 anni, fatta cadere dallo scooter dal fratello... 

Mai come oggi ai credenti in particolare è richiesta una testimonianza limpida e coraggiosa, dal basso. Contrastando queste tossine micidiali. 


Corrado Avagnina
da NP ottobre 2020

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