DNA mondialità

Pubblicato il 31-05-2024

di Redazione Sermig

Nell’acronimo del Sermig il termine “missionario” coniuga vari aspetti. Uno è la cultura della mondialità, il ritenere tutti con la stessa dignità di persona. Un maestro come Giorgio Ceragioli ci ha guidati a maturare questo aspetto sia cultu­ralmente sia attraverso lo sguardo al mondo e alla sua interdipendenza, il che implica azioni di pace e di sviluppo. Non c’è pace senza sviluppo ci ricorda san Paolo VI (Populorum Progressio n. 76). Il problema dello sviluppo «non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere auten­tico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo» (P.P. n. 14). Di qui le missioni di pace di Erne­sto in Libano, Rwanda, Somalia, Iraq, Giordania; l’iniziativa Vita ai bambini, per promuoverli e sostenerli, in parti­colare quelli di strada; la costituzione della cis (Cooperativa Internazionale per lo Sviluppo) a fine 1987, che ha permesso al Sermig di essere presen­te in tante parti del mondo. Già dal 1988 in Brasile sono nati nuclei della cis (Assindes il nome in brasiliano): città e campagna, bambini di strada e piccoli coltivatori, disoccupazione urbana e latifondo incolto è l’ambito di azione per permettere una dignità di vita. Come ricorda dom Luciano, in Bahia sono nove le diocesi unite in vari progetti realizzati a favore dei contadini, dei senza terra, dei bambini abbandonati. A San Paolo, l’iniziativa include la costruzione di case popolari che hanno assicurato un tetto a fami­glie povere, la creazione di case per bambini malati di Aids, attività nella periferia e “cortiços”. A Rio de Janeiro, Belo Horizonte e Mariana il lavoro è rivolto particolarmente ai bambini e bambine di strada, con apertura di centri di accoglienza e di residenze temporanee, l’avviamento al lavoro e l’assistenza ai portatori di handicap fisici. E ancora dom Luciano: «In Brasi­le a poco a poco ci siamo accorti della peculiarità dell’aiuto della CIS: invece di portarci solo risorse economiche e materiali, ci ha trasmesso una formu­la, cioè ci ha fatto capire che sì, per il momento, ci dava un aiuto materiale, ma che poi toccava a noi fare qualcosa e per noi stessi e per gli altri poveri del mondo».

Significativo che il finan­ziamento di progetti aveva come orizzonte la formula 1/3 a carico della CIS, 1/3 a carico dei beneficiari, 1/3 entità pubbliche o private coinvolte dagli estensori del progetto. È stato constatato il flusso di partecipazione e solidarietà tra le persone coinvolte nei progetti. Un semplice esempio. Quando nel 2000 l’alluvione ha coinvolto anche Torino, subito c’è stata una collaborazione economica indirizzata al Sermig.

Potremmo infine ricordare l’invito di dom Hélder Camara, un guard rail che ci permette di non sbandare e precipitare: «Qualunque sia la tua condizione di vita pensa a te e ai tuoi cari, ma non lasciarti imprigionare nell’angusta cerchia della tua piccola famiglia. Una volta per tutte adotta la famiglia umana! Bada a non sentirti estraneo in nessuna parte del mondo. Sii uomo in mezzo agli altri. Nessun problema di qualsiasi popolo ti sia indifferente. Vibra con le gioie e le speranze di ogni gruppo umano. Fa tue le soffe­renze e le umiliazioni dei tuoi fratelli nell’umanità; vivi a scala mondiale o, meglio ancora, universale. Cancella dal tuo vocabolario le parole: inimici­zia, odio, risentimento, rancore... Nei tuoi pensieri, nei tuoi desideri e nelle tue azioni sforzati di essere con tutti veramente magnanimo».


A cura della Redazione
NP aprile 2024

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