Droga per tutti

Pubblicato il 31-08-2009

di Corrado Avagnina


Il fenomeno non è da élite lontana, platinata, anche per noi “gente comune” è appena dietro l’angolo. Frutto della fatica di dar sapore alla vita.

di Corrado Avagnina

Certo, fanno notizia i big od i vip che vengono pescati pesantemente con le mani nella... marmellata. Ma lasciamo per ora da parte i vari Lapo Elkan, Paolo Calissano, Kate Moss... e compagnia, dentro il consumo sconcertante della cosiddetta droga dei ricchi. Al riguardo, ognuno può trarre le sue conclusioni più o meno lapidarie.
Ci occupiamo qui dell’invasione, dello spaccio, del giro di stupefacenti... che contagiano trasversalmente il mondo dei giovani tout court, senza particolari etichette, senza storie di marginalità o disagio alle spalle e neppure senza sfizi da benestanti insoddisfatti ed annoiati.
Dalle nostre postazioni di cronisti di provincia, registriamo, pressoché di continuo, una qualche operazione anti-droga, che smantella piccoli-grandi “reti” imperniate sullo spaccio appunto ormai decisamente alla portata di tutte le tasche e di tutti i quartieri e paesi. Le Forze dell’ordine fanno il loro lavoro di indagine e di controllo. E la scoperta delle ragnatele di pusher e di habitué della “roba” sembrano non sorprendere più di tanto. Logicamente ne scaturiscono le doverose conseguenze in chiave legale. Ma questa è un’altra storia.

Intanto però balzano agli occhi alcune emblematiche novità su questo fronte complicato e penoso. Impressiona (?) ormai la “quantità” di droga e la sua varietà, in un mix che mette i brividi, partendo dall’approccio agli stupefacenti “fai-da-te” quindi passando all’uso alternativo di questa o quella sostanza (miscelando anche alcolici e farmaci), con una predominanza oggi - pare - della cocaina. Il mercato, nella illegalità più preoccupante, è fiorente, persino sfacciato e contattabile con estrema facilità (sembra). Poi la dilagante “normalità” di un approccio con gli stupefacenti, quasi che sia diventato un contatto... scontato, nel fine settimana, per dare colore e sapore alle nottate, per mettere pepe in appuntamenti assortiti. Non è più tanto visibile la figura del cosiddetto “tossico”, in preda ad un unico pensiero nell’intento di procurarsi le dosi e magari in inquietante crisi di astinenza.

Infine quella che i benpensanti indicano come “insospettabilità”, cioè il coinvolgimento di giovani senza particolari tracce di disagio né sociale né personale, insomma ragazzi con un lavoro, con una professione, con un curriculum di studi... di piena soddisfazione. Ed il consumatore “perbene” può anche diventare presto uno spacciatore, ahimè, sempre... “perbene”, cioè mimetizzato accuratamente dietro paraventi quasi impenetrabili.
Quindi ecco che dilaga la cocaina (una volta “roba da ricchi”) per i rituali del sabato sera, sempre più sopra le righe. Diventa irrefrenabile la voglia di “sballo” alla grande. Come se dalla vita non si avessero altre ragioni per essere gratificati e motivati. Alla ricerca invece di una trasgressione magari neanche più percepita come tale. Un piacere possibile? Allora basta provarlo. Un capriccio a misura di soldi? Quindi uno se lo può togliere.

Cambia il volto della droga. Ma si fa sempre più micidiale. Attraversa le nostre generazioni, senza più ripari che tengano. Perché si sta precipitando in massa dentro questo baratro? “Innanzitutto per il vuoto morale - scrive don Valentino Vaccaneo su ‘Gazzetta d’Alba’, lui che è prete impegnato da anni in comunità di recupero -, progettuale, di molte persone cosiddette ‘bene’: questo vuoto va colmato in qualche modo. C’è poi un benessere diffuso, nonostante la conclamata crisi. E il benessere, se non accompagnato da progetti alti di vita, da tensioni morali, sociali e politiche, tende ad impoverire le persone, a creare noia, disgusto, col bisogno di evadere, di cercare paradisi artificiali”.

Dobbiamo guardare in faccia questa realtà amara e sconcertante, evitando le contorsioni poco accreditate di chi parla di “ragazzi che sbagliano sì, ma non si meritano di essere bersagliati più di tanto, che anzi recupereranno presto”. Certo, lo speriamo. Ma la situazione è seria, anzi grave, a livello di marciume putrido ed avvelenato. Per risalire la china forse si può cominciare da qualche amara verità da ricordare, per poi rimboccarsi tutti le maniche e ricostruire vite già parecchio alla deriva. Mettendoci amore, attenzione, dedizione... ma anche fermezza adeguata. La posta in gioco è troppo alta, per scherzarci su o per minimizzare. Sempre e solo in ansia per il buon nome da difendere... Prima ci sono i ragazzi che si perdono, poi arriva il resto... E qualche volta - onestamente, amaramente - c’è anche da concludere che non si sa più che pesci pigliare. In un disorientamento che prende un po’ tutti. Un segnale inedito, dei nostri tempi complessi.

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok