È successo davvero!

Pubblicato il 05-05-2023

di Rosanna Tabasso

Della mattina del 7 gennaio ricordo la trepidazione. Anche nei giorni precedenti la sentivo nella pelle e non potevo trattenerla. Avevo nel cuore, come tutti, la consapevolezza che dai suoi gesti e dalle sue parole avremo ricevuto un segno, una risposta alla domanda che riaffiora spesso nella preghiera: Signore, facciamo del nostro meglio, ma tu come ci vedi? Signore, stiamo facendo la tua volontà?

Ne ho vissuti tanti di momenti così, ponendomi i medesimi interrogativi. Come nel luglio 1983 quando, al termine di un corso di esercizi spirituali, decisi di andare a presentare a don Giuseppe Pollano del santuario della Consolata di Torino il sogno di consacrare la mia vita a Dio in una fraternità che stava nascendo nel Sermig, con la prospettiva di trovare casa nell’ex arsenale militare. L’Arsenale però tardava ad arrivare e io mi interrogavo se l’assenza di risposte fosse un “no, ti sei sbagliata, la tua vita non sarà tra quelle mura”. Mi chiedevo se stessi forzando per “sistemarmi” o se il Signore avesse davvero bisogno di quel segno che passava anche da me. Sentivo che dare la vita per il sogno che univa fraternità e Arsenale era nelle mie corde e che l’Arsenale della Pace sarebbe stato un segno per tanti. Sentivo, credevo ma, di tanto in tanto, in quell’attesa il dubbio mi prendeva.

A don Pollano, un sacerdote che non conoscevo personalmente, che ai miei occhi risultava austero, severo, ma molto autorevole, raccontai il sogno dell’Arsenale della Pace e di una fraternità che ancora non c’era. Sapevo che non mi avrebbe fatto sconti, ed ero pronta a fare quello che lui mi avrebbe detto: Signore, quello che mi dirà, sarà come me lo dicessi tu e lo farò, fosse anche rinunciare a questo sogno.
Mi sentivo come Abramo che per essere fedele al suo Dio era pronto a sacrificare Isacco, il figlio della promessa.
Andai da don Pollano con la trepidazione di Abramo che porta Isacco sul monte Moria e che strada facendo rinuncia alla preziosità di quel figlio.
Don Pollano, con mio grande stupore, non mi trattò come una visionaria, non mi chiese di rinunciare, anzi con grande paternità mi incoraggiò ad andare avanti, a seguire l’ispirazione dello Spirito Santo.
Uscii da quell’incontro ringraziando il Signore di avermi confermata tramite quell’uomo di Dio. Poche settimane dopo entrammo all’Arsenale e, qualche anno dopo, don Pollano divenne il nostro assistente spirituale, si impastò con noi, e contribuì in modo determinante alla nostra formazione spirituale.

Quarant’anni dopo sentivo che l’incontro con il Papa era come passare un vaglio. Avvicinandosi l’incontro cresceva in me la stessa trepidazione di quel giorno. Da un lato desideravo che mettesse il suo sigillo sulla nostra storia vissuta nella fedeltà alla Chiesa, ma nello stesso tempo ne avevo timore.
In Sala Clementina l’atmosfera era raccolta ma gioiosa, un lungo applauso aveva accolto papa Francesco. Il Papa aveva ascoltato con attenzione il saluto commosso di Ernesto, l’aveva salutato con affetto, poi aveva preso la parola chiamandolo per nome… man mano che ascoltavo le parole del suo discorso cresceva in me prima l’incredulità, poi lo stupore, e infine la meraviglia e la lode allo Spirito Santo.
Non mi sono ancora capacitata della bellezza e della profondità di quelle parole.
Ma allora Signore tu sei davvero contento di camminare con noi, così come siamo!
Davvero non ti spaventi delle nostre fragilità, delle nostre fatiche, della nostra pochezza e ci rinnovi il tuo sì a camminare con noi!
Davvero ci incoraggi ad andare avanti! Oramai sono quarant’anni che cerchiamo di seguirti. Non permettere che né oggi né mai ci allontaniamo da te, perché per noi l’Arsenale è sempre stato tuo.
Proprio come ci ha detto il Papa: «L’Arsenale della Pace è frutto del sogno di Dio… della potenza della Parola di Dio.
Quella potenza che sentiamo quando ascoltiamo la profezia di Isaia “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri … non impareranno più l’arte della guerra”. Ecco il sogno di Dio che lo Spirito Santo porta avanti nella storia attraverso il suo popolo fedele».

Ogni volta che rileggo il testo del discorso mi commuovo di essere parte della storia di quello che il Papa chiama «una specie di grande albero cresciuto a partire da un piccolo seme», «un gruppo di giovani insieme al Signore Gesù», dove il Signore si è impastato con tutti noi «perché – dice il Papa – questa è un’opera che non si può fare senza Dio. Perché la guerra si può fare senza Dio, ma la pace si fa solo con lui» e «la pace, la speranza, l’incontro, l’armonia, si costruiscono solo con lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio». E accolgo con gioia, vera gioia interiore il suo invito: andate avanti!


Rosanna Tabasso
"In udienza da Francesco
NP febbraio 2023

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok