Ho visto nascere la Costituzione

Pubblicato il 31-08-2009

di Rodolfo Venditti


Gennaio 2005: mese di elezione nei "punti caldi" del mondo.
Anche in Italia 59 anni fa...

... di Rodolfo Venditti
magistrato e giurista

Chi ha vissuto le privazioni della guerra e del regime fascista sa cosa significa recuperare la libertà, tornare ad avere dei diritti e gli strumenti per farli rispettare. Sa cosa significa aver posato le armi per costruire uno Stato pacificato attorno ad un patto comune. Ce lo racconta, con amore e precisione, Rodolfo Venditti, una delle voci più attente, tra l’altro, alle problematiche legate all’obiezione di coscienza.
L'uomo ridotto a cosa
Quando la seconda guerra mondiale iniziò, io avevo 14 anni. Avevo vissuto la mia infanzia sotto il fascismo, sperimentando (pur da ragazzino) che cosa significasse vivere in un regime dittatoriale, dove non c'era libertà di manifestazione del pensiero, dove esisteva un partito unico che controllava la stampa e la radio (la TV non c'era ancora), dove c'era il divieto assoluto di leggere giornali stranieri e di ascoltare radio straniere, dove il dissenso era criminalizzato e gli oppositori politici venivano eliminati (si pensi a Matteotti, a Gobetti, ai fratelli Rosselli, a Don Minzoni, ecc.). Sui muri delle città, scritte cubitali ripetevano all'infinito lo slogan Mussolini ha sempre ragione; e l'imperativo assoluto imposto dal regime fascista ai cittadini era Credere, obbedire, combattere.

Roma, 27 dicembre 1947 - Enrico De Nicola firma l'atto di promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana.
Vidi coi miei occhi la guerra, i bombardamenti su Torino, la deportazione degli ebrei in seguito alle leggi razziali emanate dal regime.Sperimentai la fame, conseguenza della scarsità dei generi alimentari di prima necessità. Dopo l'8 settembre 1943 l'Italia centro-settentrionale venne occupata dalle truppe naziste e devastata dalla loro violenza; da quelle truppe, spalleggiate dai fascisti della cosiddetta Repubblica di Salò, ebbi la disgrazia di venir preso come ostaggio, e per alcune ore rischiai la fucilazione. La sensazione, dunque, di vivere in una società che ti considerava e trattava come una cosa, non come una persona, titolare di diritti.
Uscire da quella guerra e da quel regime fu come nascere a una nuova vita. Insieme a tanti altri italiani e italiane, io sentivo la necessità di fare in modo che quella terribile esperienza non si ripetesse.


Giuseppe Dossetti




Ferruccio Parri

Progettare e costruire un nuovo Stato
Si trattava, allora, di costruire uno Stato diverso da quello di prima: uno Stato democratico che fosse al servizio dei cittadini, anziché uno Stato che considerasse i cittadini come cose al proprio servizio. Ma per costruire occorre un progetto; ed occorre scegliere persone che sappiano progettare. Ecco perché, dopo la fine della guerra e dopo la liberazione dal nazifascismo, gli italiani vennero chiamati a votare, il 2 giugno 1946, su due importanti problemi: 1) scegliere se il nuovo Stato avrebbe avuto caratteristiche di monarchia o di repubblica; 2) eleggere un’assemblea di cittadini che progettasse il nuovo Stato, elaborando una Costituzione (e proprio perciò fu chiamata Assemblea Costituente).
Sul primo punto la scelta popolare fu a favore della repubblica; sul secondo punto il voto popolare diede vita ad una Assemblea Costituente nella quale erano rappresentate le principali correnti di pensiero politico che allora esistevano in Italia (la corrente liberale, quella socialcomunista e quella del cattolicesimo sociale). C'erano i nomi più prestigiosi della cultura e della politica italiana: Croce, Einaudi, Terracini, Calamandrei, Dossetti, La Pira, ecc.
Progettare uno Stato non è cosa facile. Lo Stato è una realtà molto complessa, che vive attraverso un insieme di organi coordinati fra loro. Quegli organi si articolano in tre fondamentali poteri: il potere legislativo (cioè il Parlamento, che ha il compito di emanare le leggi); il potere esecutivo (cioè il Governo, che ha il compito di governare e di amministrare i vari settori della vita pubblica); il potere giudiziario (o giurisdizionale: cioè la Magistratura), che ha il compito di dirimere le controversie tra privati cittadini (cause civili) e di giudicare chi è imputato di aver commesso reati (processi penali). I rapporti tra i vari poteri vanno regolati con molta attenzione affinché ciascuno dei tre poteri non invada il campo degli altri. E' un delicato sistema di pesi e contrappesi, destinato a garantire una equilibrata funzionalità di tutti gli organi dello Stato.
lo ho fatto per tutta la vita il giudice (cioè ho fatto parte del potere giudiziario): è un lavoro bellissimo e ricco di umanità, che in un mio scritto ho definito servizio all'uomo (1) e nel quale il giudice ha il compito essenziale di accertare la verità, senza lasciarsi condizionare da nessuna ingerenza esterna. In tale impegno la legge gli assicura una piena indipendenza.
La costituzione: una legge che si muove
L'Assemblea Costituente formulò, attraverso una elaborazione che durò un anno e mezzo, la Costituzione repubblicana del nuovo Stato italiano. Fu un lavoro intenso e condotto con grande passione; non mancarono i contrasti, ma le varie correnti politiche cercarono di puntare soprattutto su ciò che avevano in comune, cioè sui valori che avevano animato la loro resistenza alla dittatura.
La Costituzione entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Un cardine essenziale di essa sta nel fatto che lo Stato non pretende di essere totalitario (cioè arbitro esclusivo dei diritti e doveri del cittadino), bensì riconosce che ognuno ha dei diritti inalienabili che lo Stato deve rispettare e tutelare.
Lo Stato non è, quindi, padrone assoluto di attribuire e togliere diritti: con la Costituzione (che è legge suprema) esso riconosce al cittadino la titolarità di diritti che preesistono allo Stato e si impegna a tutelarli.
A garanzia di quell'impegno la Costituzione prevede la Corte costituzionale, cioè un consesso di giudici (eletti per un terzo dal Parlamento e per un terzo dalla Magistratura;

Nicola Einaudi
per il restante terzo nominati dal Presidente della Repubblica) con il compito di valutare se le leggi ordinarie siano conformi o no alla Costituzione, e col potere di annullare le leggi non conformi, dichiarandole costituzionalmente illegittime. Ricordo quando, nel 1956, la Corte costituzionale, da poco istituita, emise la sua prima sentenza, annullando una vecchia legge fascista contrastante con le nuove norme della Costituzione. Fu una forte emozione. Un grande giurista di allora, Piero Calamandrei, scrisse su un quotidiano un articolo intitolato La Costituzione si è mossa. Era proprio così. La Costituzione aveva dimostrato la sua vitalità e la sua forza d'urto nei confronti delle leggi antidemocratiche: e, attraverso una sentenza della Corte costituzionale, aveva fulminato una di quelle leggi, ponendola nel nulla.
E' importante conoscere e amare la Costituzione. Essa dovrebbe diventare il vademecum di ogni cittadino.

Rodolfo Venditti
magistrato e giurista
da Nuovo Progetto gennaio 2005

(1) R.VENDITTI, Giustizia come servizio all'uomo. Riflessioni di un magistrato sul lavoro del giudice, Elle Di Ci, Rivoli (To) , 1995.

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