Investiamo sul dopo

Pubblicato il 24-04-2021

di Corrado Avagnina

Nell’inverno che ci tocca, siamo ancora assediati dal rischio contagio. E non possiamo concederci distrazioni di sorta. Pena il pagare duramente leggerezze imperdonabili. Certo, è in campo l’antidoto del vaccino. Ma la tempistica per metterci al riparo è diluita nei mesi, in tappe che allargano la platea degli immunizzati (ma poco per volta). E sarà un’operazione anti-Covid che durerà a lungo. Nel frattempo si deve lottare, senza cedimenti. Intanto però si stanno profilando, intravedendole appena, le possibilità o le incognite del dopo. Sul come ne usciremo, sulle ossa rotte che dovremo rimettere in sesto, su quanto non sarà più come prima.

Bisognerà investire in lungimiranza, in attenzione, in consapevolezza. Stiamo forse imparando a percorrere nuove piste, ma talora ci possiamo imbattere in sentieri interrotti o non del tutto praticabili. Prendiamo, ad esempio, l’intreccio della rete, che si è rivelato un punto d’appoggio prezioso facendo cogliere nell’on-line opportunità da mettere in campo. Ma, strada facendo, ci si è accorti che non tutto è confezionabile grazie al web. La didattica a distanza (Dad) ha mostrato anche tutti i suoi limiti, vedendo gli studenti invocare a gran voce il ritorno a scuola in presenza, perché la loro vita di adolescenti che studiano deve poter contare sullo stare insieme e non solo sullo stare incollati al pc.

E gli psicologi hanno mandato avvertimenti per i contraccolpi in incubazione negli animi che questa assenza di relazioni sta generando tra i ragazzi ed i giovani. E ancora il boom reale ma forse pure enfatizzato dello “smart working”, a sopperire all’impossibilità di andare al lavoro di persona. Indubbiamente una risorsa, una carta spesso risolutiva, un espediente che ha evitato il tracollo su certi fronti operativi. Ma anche qui non bisogna esagerare. Non tutto può essere reinterpretato con lo “smart working” o con le video-conferenze. A parte che il lavoro di squadra dovrà sempre avere qualche momento di interazione e di confronto de visu, nessuno dimentichi che la vita e la realtà non sono interamente collocabili nel contesto delle nuove tecnologie. C‘è la terra da coltivare per supportare il comparto alimentare, ci sono i trasporti da predisporre, ci sono i prodotti da realizzare, c’è un’urgenza ecologica che deve vedere le mani in pasta … Un triste e tragico campanello d’allarme, per evitare questi abbagli, ci giunge dal numero degli incidenti mortali sul lavoro che non sono diminuiti nel lock-down assortito di questi mesi.E se vogliamo guardare con un po’ di realismo al “Next Generation Eu” cui dedicarci prossimamente con le risorse di miliardi offerti dall’Europa, ci si deve occupare di un quadro industriale ed artigianale che non si immagini interpretato da chissà quali magiche tecnologie a fare tutto.

Ci sarà da sudare, da affaticarsi, da farsi venire i calli alle mani … ci vorranno genialità concrete, intuizioni creative, abilità coraggiose. E ci saranno affanni pesanti quando – presto – finiranno gli ammortizzatori sociali, e ci si troverà di fronte a posti di lavoro concreto pressoché sfumati. Insomma c’è da tanto da stare con i piedi per terra. 

 

Corrado Avagnina

NP febbraio 2021

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