L'oggi è già domani

Pubblicato il 01-02-2022

di Stefano Caredda

E così, per il terzo anno scolastico consecutivo, la scuola fa i conti con le conseguenze della pandemia da Covid-19. Il primo fu l'anno del lockdown generalizzato, quello dello stop totale della scuola in presenza a partire dal mese di marzo; il secondo è stato l'anno all'insegna dello stop&go, fatto di continui isolamenti e quarantene; questo terzo è l'anno in cui il ritorno in classe pare – almeno al momento – aver ripristinato davvero la dimensione fisica dell'apprendimento, anche e soprattutto nelle scuole superiori, dove la percentuale di ragazzi vaccinati è decisamente considerevole.

In questo scenario, i docenti si trovano a far fronte agli effetti che la crisi ha avuto sugli studenti. Un impatto evidente, attestato ormai da un numero importante di studi e ricerche, che evidenzia una generale perdita degli apprendimenti (55,3%), l'emersione di disturbi psicologici tra gli studenti, un forte impatto della povertà su famiglie e bambini che frequentano la scuola e, nei casi più gravi, un aumento dei casi di abbandono scolastico. Fra gli esperti si fa sempre più strada l'idea che per combattere questi effetti sia necessario puntare sul protagonismo degli studenti e sull'innovazione della didattica, valorizzando dunque il ruolo dei ragazzi e delle ragazze nel percorso di miglioramento del sistema scolastico. E che occorra farlo per tempo, il prima possibile, tempestivamente, perché i percorsi educativi sono legati fra loro e ogni rallentamento oggi si ripercuote sul domani.

Sarà importante anche la realizzazione concreta degli interventi previsti dal PNRR, quelli che in particolare danno priorità ai contesti maggiormente deprivati, coinvolgendo le scuole, gli studenti e le realtà del territorio nella pianificazione e nella attuazione degli interventi. C'è uno strumento, quello dei Patti educativi di Comunità, che sarà molto utile in tal senso.

Ma non andrà dimenticato, più in generale, il sostegno concreto alle famiglie con minori: l'Italia è un Paese in cui la nascita di un figlio (già a partire dal secondo) contribuisce ad aumentare concretamente il rischio di cadere in povertà. Gli interventi statali, a partire dal Reddito di Cittadinanza (che in realtà nella sua attuale formulazione penalizza le famiglie con figli) e dall'Assegno Unico universale (novità assoluta in partenza da gennaio prossimo dopo la fase transitoria dell'assegno temporaneo iniziata nel luglio scorso), provano a ridurre gli effetti negativi della povertà sui bambini e ragazzi, ma non colgono pienamente, e non ancora, l'importanza della questione. È in gioco non solo la costruzione del sapere delle nuove generazioni e la loro partecipazione attiva alla società, ma il futuro stesso di un Paese già di per sé attraversato da una crisi demografica particolarmente acuta e potenzialmente letale. Ciò che faremo nei mesi che abbiamo davanti avrà un impatto epocale sulla società dei prossimi decenni: prenderne coscienza è il primo passo per muoversi al meglio.


Stefano Caredda
NP novembre 2021

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